Almeno 150 indigeni, in rappresentanza dei popoli amazzonici, stanno raggiungendo a bordo di canoe il cosiddetto ‘Sítio Pimental’, un’isola sul fiume Xingu, nello stato settentrionale del Pará, scelta per la costruzione della diga principale della mega centrale idroelettrica di Belo Monte, a cui si oppone un movimento sempre più vasto di organizzazioni della società civile, brasiliana e internazionale.
A
genzia Misna - L’obiettivo, hanno spiegato i ‘cacique’ (capi nativi), è installare sull’isola un accampamento permanente capace di ospitare un migliaio di persone che non sarà smantellato fino a quando il progetto, il più ampio previsto in campo energetico dal ‘Programma di acceleramento della crescita’ (Pac) del governo di Luiz Ignacio Lula da Silva, non sarà archiviato. Per il momento, riferisce il quotidiano ‘Folha’, l’esecutivo non intende mobilitare le forze di sicurezza per impedire la mobilitazione indigena: i lavori cominceranno solo quando l’Ibama, l’Istituto nazionale dell’ambiente, concederà la ‘licenza di installazione’ che dovrebbe arrivare solo a fine anno. Con una potenza di 11.233 megawatt e un costo di otto miliardi di euro, Belo Monte è concepita per diventare la terza centrale idroelettrica al mondo. Per costruirla si prevede l’inondazione di circa 500 chilometri quadrati di foresta amazzonica che colpirà direttamente o indirettamente 66 comuni e 11 terre indigene, tutelate dalla Costituzione, in un’area in cui abitano 19.000 persone che dovranno essere evacuate e ‘ricollocate’ altrove. “Noi indigeni dello Xingu stiamo lottando per il nostro popolo, le nostre terre, ma anche per il futuro del mondo…la centrale di Belo Monte porterà solo distruzione in più per la nostra regione” scrivono 62 capi nativi in una nota pubblicata dal Consiglio indigenista missionario (Cimi) guidato da monsignor Erwin Krautler, vescovo dello Xingu, che da tempo si batte insieme ai presuli dell'Amazzonia orientale contro il progetto. I capi indigeni ricordano di aver espresso in più occasioni a Lula e alle autorità competenti la loro contrarietà e ciononostante di essere stati ignorati: “Il mondo deve sapere cosa sta accadendo qui, capire che distruggendo le foreste e i popoli nativi si sta distruggendo il mondo intero…Siamo pronti a lottare – concludono – e ricordiamo un passaggio di una lettera che un parente americano inviò al suo presidente molto tempo fa: ‘Solo quando l’uomo bianco avrà distrutto la foresta, ucciso tutti i pesci e gli animali e prosciugato tutti i fiumi capirà che nessuno mangia denaro”.
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genzia Misna - L’obiettivo, hanno spiegato i ‘cacique’ (capi nativi), è installare sull’isola un accampamento permanente capace di ospitare un migliaio di persone che non sarà smantellato fino a quando il progetto, il più ampio previsto in campo energetico dal ‘Programma di acceleramento della crescita’ (Pac) del governo di Luiz Ignacio Lula da Silva, non sarà archiviato. Per il momento, riferisce il quotidiano ‘Folha’, l’esecutivo non intende mobilitare le forze di sicurezza per impedire la mobilitazione indigena: i lavori cominceranno solo quando l’Ibama, l’Istituto nazionale dell’ambiente, concederà la ‘licenza di installazione’ che dovrebbe arrivare solo a fine anno. Con una potenza di 11.233 megawatt e un costo di otto miliardi di euro, Belo Monte è concepita per diventare la terza centrale idroelettrica al mondo. Per costruirla si prevede l’inondazione di circa 500 chilometri quadrati di foresta amazzonica che colpirà direttamente o indirettamente 66 comuni e 11 terre indigene, tutelate dalla Costituzione, in un’area in cui abitano 19.000 persone che dovranno essere evacuate e ‘ricollocate’ altrove. “Noi indigeni dello Xingu stiamo lottando per il nostro popolo, le nostre terre, ma anche per il futuro del mondo…la centrale di Belo Monte porterà solo distruzione in più per la nostra regione” scrivono 62 capi nativi in una nota pubblicata dal Consiglio indigenista missionario (Cimi) guidato da monsignor Erwin Krautler, vescovo dello Xingu, che da tempo si batte insieme ai presuli dell'Amazzonia orientale contro il progetto. I capi indigeni ricordano di aver espresso in più occasioni a Lula e alle autorità competenti la loro contrarietà e ciononostante di essere stati ignorati: “Il mondo deve sapere cosa sta accadendo qui, capire che distruggendo le foreste e i popoli nativi si sta distruggendo il mondo intero…Siamo pronti a lottare – concludono – e ricordiamo un passaggio di una lettera che un parente americano inviò al suo presidente molto tempo fa: ‘Solo quando l’uomo bianco avrà distrutto la foresta, ucciso tutti i pesci e gli animali e prosciugato tutti i fiumi capirà che nessuno mangia denaro”.| Tweet |
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