Un impegno scritto ad impedire nuove costruzioni in Cisgiordania e Gerusalemme Est e ad andare avanti con le trattative con i palestinesi fissando un preciso calendario con altrettanto chiari obiettivi, in particolare su due questioni: confini di un futuro stato palestinese e sicurezza.
Agenzia Misna - E’ quanto è stato chiesto dal presidente americano Barack Obama al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che al termine di due giorni trascorsi a Washington sta rientrando in queste ore in Israele. Secondo fonti di stampa dei due paesi, la crisi diplomatica apertasi all’indomani della visita del vice-presidente americano Joe Biden in Israele è stata tutt’altro che risolta: per il ‘New York Times’ la disputa si è anzi allargata, mentre per il quotidiano israeliano ‘Haaretz’ il viaggio di Netanyahu non è servito a far passare l’idea che Gerusalemme Est - capitale designata di un futuro stato palestinese e prevalentemente abitata da palestinesi - faccia parte integrante di Israele. I due, continua il foglio israeliano, nonostante due successivi incontri alla Casa Bianca, non hanno raggiunto nemmeno un’intesa per un comunicato congiunto. Né avrebbe finora sortito effetti l’incontro Mercoledì sera, tra Netanyahu e l’inviato speciale per il Medio Oriente George Mitchell cui è stato affidato il compito di avviare ‘trattative indirette’ tra israeliani e palestinesi. Gli Stati Uniti restano fermi nella loro richiesta di impedire la costruzione di nuove abitazioni per israeliani a Gerusalemme Est, compreso il piano di 1600 unità abitative a Ramat Shlomo (un insediamento ultraortodosso) annunciato proprio durante la visita di Biden, e la costruzione di altre 20 annunciato ancora ieri e denunciato con una nota ufficiale dalla Casa Bianca. Mentre le trattative tra Washington e Tel Aviv vanno avanti, i palestinesi restano alla finestra limitandosi a dichiarazioni critiche rispetto agli annunci israeliani che, accusano, dovessero concretizzarsi minerebbero alla radice le prospettive di una possibile pace. Differentemente da quanto successo durante la presidenza di Bill Clinton, scrive oggi il quotidiano panarabo ‘Sharq al-Awsat’, i palestinesi stanno però cercando di non dare a Israele scuse cui potrebbe appigliarsi per far proseguire i suoi progetti e boicottare i colloqui di pace. C’è un’opportunità da cogliere negli sforzi diplomatici americani, viene sostenuto in un editoriale, per arrivare a una soluzione definitiva della questione; perdere questa opportunità significherebbe rinviare ancora a tempo indefinito i colloqui e la pace. Fuori da queste discussioni, o quantomeno in un limbo indefinito, resta la Striscia di Gaza controllata da Hamas dove ancora questa mattina un palestinese è rimasto gravemente ferito dopo essere stato colpito da un soldato israeliano mentre raccoglieva macerie da rivendere a una fabbrica che ricicla ruderi per trasformarli in materiale da costruzione. Un modo per sopravvivere nonostante un embargo triennale e quasi totale imposto da Israele.
Agenzia Misna - E’ quanto è stato chiesto dal presidente americano Barack Obama al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che al termine di due giorni trascorsi a Washington sta rientrando in queste ore in Israele. Secondo fonti di stampa dei due paesi, la crisi diplomatica apertasi all’indomani della visita del vice-presidente americano Joe Biden in Israele è stata tutt’altro che risolta: per il ‘New York Times’ la disputa si è anzi allargata, mentre per il quotidiano israeliano ‘Haaretz’ il viaggio di Netanyahu non è servito a far passare l’idea che Gerusalemme Est - capitale designata di un futuro stato palestinese e prevalentemente abitata da palestinesi - faccia parte integrante di Israele. I due, continua il foglio israeliano, nonostante due successivi incontri alla Casa Bianca, non hanno raggiunto nemmeno un’intesa per un comunicato congiunto. Né avrebbe finora sortito effetti l’incontro Mercoledì sera, tra Netanyahu e l’inviato speciale per il Medio Oriente George Mitchell cui è stato affidato il compito di avviare ‘trattative indirette’ tra israeliani e palestinesi. Gli Stati Uniti restano fermi nella loro richiesta di impedire la costruzione di nuove abitazioni per israeliani a Gerusalemme Est, compreso il piano di 1600 unità abitative a Ramat Shlomo (un insediamento ultraortodosso) annunciato proprio durante la visita di Biden, e la costruzione di altre 20 annunciato ancora ieri e denunciato con una nota ufficiale dalla Casa Bianca. Mentre le trattative tra Washington e Tel Aviv vanno avanti, i palestinesi restano alla finestra limitandosi a dichiarazioni critiche rispetto agli annunci israeliani che, accusano, dovessero concretizzarsi minerebbero alla radice le prospettive di una possibile pace. Differentemente da quanto successo durante la presidenza di Bill Clinton, scrive oggi il quotidiano panarabo ‘Sharq al-Awsat’, i palestinesi stanno però cercando di non dare a Israele scuse cui potrebbe appigliarsi per far proseguire i suoi progetti e boicottare i colloqui di pace. C’è un’opportunità da cogliere negli sforzi diplomatici americani, viene sostenuto in un editoriale, per arrivare a una soluzione definitiva della questione; perdere questa opportunità significherebbe rinviare ancora a tempo indefinito i colloqui e la pace. Fuori da queste discussioni, o quantomeno in un limbo indefinito, resta la Striscia di Gaza controllata da Hamas dove ancora questa mattina un palestinese è rimasto gravemente ferito dopo essere stato colpito da un soldato israeliano mentre raccoglieva macerie da rivendere a una fabbrica che ricicla ruderi per trasformarli in materiale da costruzione. Un modo per sopravvivere nonostante un embargo triennale e quasi totale imposto da Israele.| Tweet |
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