lunedì, maggio 25, 2009
di Monica Cardarelli

È incredibile come l’essere umano riesca, a volte, quando si trova in situazioni di difficoltà, a recuperare forza, energia e positività per riemergere. Come se improvvisamente eventi negativi o vissuti come tali diano lo stimolo di cercare dentro di sé qualcosa di nascosto, una forza che prima non pensavamo di avere. Il più delle volte si tende a cercare appigli al di fuori di noi. Subito dopo, però, ci si rende conto che tutto ciò non è utile, che sono solo dei palliativi e quello che può aiutarci dobbiamo e possiamo trovarlo dentro di noi. Solo allora si intraprende, se se ne ha il coraggio, un percorso che ci conduce e ci avvicina a noi stessi, mostrandoci le ‘parti’ nuove di noi che ancora non conoscevamo. Perché il cambiamento nell’essere umano è costante e continuo anche se a volte è indotto dalle circostanze.
“La mattina dopo Kostantin Levin partì da Mosca. (…) Si sentì ridiventare se stesso e non avrebbe voluto cambiarsi con un altro, ma soltanto avrebbe voluto migliorarsi.
Prima di tutto decise di abbandonare la speranza di una felicità straordinaria che doveva procurargli il matrimonio, e quindi non avrebbe più disprezzato il presente.”
Così Kostantin, un personaggio del romanzo “Anna Karenina” di Tolstoj affronta il suo rientro a Mosca dopo aver avuto il rifiuto alla sua proposta di matrimonio da parte di Kitty, la ragazza di cui era innamorato sin dall’infanzia.
Riappropriarsi di sé stesso, migliorare, apprezzare il presente. Sono tutte condizioni utili per l’uomo per cercare e recuperare quella forza necessaria per proseguire.
Ma una volta rientrato a casa che “era tutto il suo mondo”, “gli oggetti a lui noti vennero fuori uno a uno. (…) Quando vide tutte queste cose, per un momento gli venne un dubbio sulla possibilità di questa nuova vita della quale aveva sognato lungo il viaggio. Tutte queste tracce della sua vita passata lo riprendevano e pareva che gli dicessero: ‘No, tu non ci sfuggirai, non diventerai un altro ma resterai quello che sei, coi tuoi dubbi, con la tua eterna scontentezza, coi vani tentativi di migliorarti e le tue ricadute, con la perpetua attesa di una impossibile felicità’.
Ma questo gli dicevano le cose: intanto un’altra voce interiore gli diceva che non si deve sottoporsi al passato, e che si può fare tutto ciò che veramente si vuole.”
Il legame con il passato, con gli errori o i ricordi, con ciò che eravamo, ci lega e ci vincola nel raggiungimento di un cambiamento, nel migliorare.
A questo punto vengono in aiuto i sogni. Sogni, speranze che non possono essere disattese una volta scoperti.
La realizzazione di un sogno, altro non è che la possibilità di perseguire ciò che vogliamo. La potenza dei sogni, generalmente, dipende dalla chiarezza che si ha nel percepire la propria volontà. Maggiore è la consapevolezza di ciò che vogliamo e altrettanto grande sarà la potenza del sogno.
Sogno che non è inteso qui come una fantasia irrealizzabile quanto piuttosto una speranza.
Mi piace pensare che lo stesso Francesco abbia voluto seguire, inizialmente, un sogno, una speranza forte e insistente dentro di lui che a poco a poco è esplosa in modo così forte e fragoroso da non poterla trattenere.
Cercare di realizzare il sogno era per lui realizzare una volontà di vita, l’unica possibile. Non una volontà imposta da altri, ma un desiderio la cui realizzazione dà benessere.
Anche Chiara nella sua vita seguì il sogno che Dio aveva fatto su di lei, con la stessa passione e determinazione di Francesco e riuscì, affidandosi alla preghiera, a realizzare la volontà di Dio nel mondo, attraverso la sua vita.
Con umiltà percepì il proprio stato di ‘creatura’ fra le braccia di Dio e, sentendo tutta la finitezza umana, si abbandonò al Suo abbraccio materno e alla Sua tenerezza.
In comunione con Dio Chiara e Francesco hanno fatto della preghiera il momento costante di dialogo con Lui trovando, così, l’unica relazione che dava senso alla loro vita.

Nella vita di tutti i giorni, l’uomo non può che affidarsi a Dio e alla preghiera, cercando di percepire il sogno che Lui ha fatto su ognuno di noi per poterlo poi realizzare.
Ciò non è semplice ed è, come sempre, un percorso in cui la realizzazione del sogno ne rappresenta il punto di arrivo.
Nel frattempo, in questo cammino, dobbiamo cercare delle tappe intermedie di percorso, come delle soste che ci permettano di riposarci e ricaricarci per proseguire, consapevoli del cammino fatto e di quello che ancora dobbiamo percorrere.
“Egli sentì che non aveva rinunziato ai suoi sogni e che non poteva vivere senza di essi. Con lei o con un’altra, ma i suoi sogni si sarebbero avverati. (…) Sentiva che in fondo all’anima qualcosa prendeva consistenza e si fissava per sempre. (…) Ma d’ora in poi tutto andrà diversamente. Bisogna combattere!” pensava Kostantin che non perdeva la speranza nella realizzazione dei suoi sogni.
In ogni caso, non dobbiamo perdere le speranze di un mondo migliore e di un miglioramento personale, nonostante tutto. Dobbiamo continuare a credere alla realizzazione dei sogni, dei ‘nostri’ e di quello più grande che sovrasta tutto e tutti e ci contiene.
Possiamo, perciò, affermare con Olga, una delle protagoniste dell’opera “Tre sorelle” di Cechov: “La musica ha un ritmo così allegro, coraggioso, e dà una voglia di vivere! Dio mio! Un giorno ce ne andremo anche noi, per sempre, ci dimenticheranno, dimenticheranno i nostri volti, le nostre voci, quante eravamo, ma le nostre sofferenze si trasformeranno in gioia per quelli che vivranno dopo di noi, la felicità e la pace regneranno nel mondo, e loro ci ricorderanno con una buona parola, benediranno quelli che vivono oggi. Oh, sorelle care, non è finita, la nostra vita! Vivremo! La banda suona allegra, festosa, e sembra che da un momento all’altro sapremo perché viviamo, perché soffriamo…Oh! Poter sapere, poter sapere!”
Se vogliamo però, dalla potenza dei sogni, giungere alla forza della fede, non possiamo accontentarci.
Non possiamo fermarci ai ‘nostri’ sogni, dobbiamo essere consapevoli che sono dei palliativi, importanti ma temporanei perché solo l’incontro con la grazia di Dio ci permette di realizzare il Suo sogno su di noi.
Dobbiamo ancora proseguire, andare avanti perché, come afferma Louf in ‘Beata debolezza’: “Acconsentire alla grazia è anche quello che è offerto ogni giorno alla chiesa e a ciascuno di noi. (…) Infatti, per chi osa acconsentire alla grazia, la meraviglia si illumina e scoppia improvvisa e il miracolo è compiuto. Finché la grazia non si è manifestata ai nostri occhi o finché non riusciamo ad afferrarla là dove essa si offre, possiamo acconsentire provvisoriamente solo a noi stessi, alle nostre proprie forze, ai nostri progetti o a quelli degli altri. E lì, mentre siamo in attesa, abbiamo un alibi, senza dubbio onorevole e di cui Dio si accontenta provvisoriamente. Ma quando alla fine la grazia di Dio si rivelerà agli occhi del nostro cuore, tutto diventerà infinitamente più semplice. Perché la grazia semplifica tutto.”


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