giovedì, marzo 18, 2010
Il nostro Carlo Mafera ci parla del seminario di padre Battista Cortinovis in occasione del XIV sabato mariano

Battista Cortinovis ha compiuto gli studi di teologia a Roma, dove è stato ordinato sacerdote nel 1969. Dopo un periodo di attività pastorale nella diocesi di Milano, fino all'83 si è speso nell'impegno della predicazione e nell'insegnamento della religione in un liceo classico. Da circa dieci anni si dedica alla predicazione, agli studi e alle pubblicazioni di spiritualità monfortana. Il 13 marzo ha curato la presentazione della figura sacerdotale di San Luigi di Monfort(1647-1716), nella basilica di S. Maria in via Lata a Roma. “Grignion da Montfort è conosciuto anzitutto per la spiritualità mariana che egli propone. Non si tratta però semplicemente di una devozione alla Madonna, ma di una vera scuola di fede, che conduce a riscoprire la propria consacrazione battesimale, a vivere nello Spirito il processo di trasformazione in Gesù Cristo, prendendo Maria come guida e modello, per giungere alla perfetta comunione con Dio”.

Questo disse padre Battista Cortinovis il 27 aprile del 1997 in occasione del cinquantesimo anniversario della canonizzazione di San Luigi Maria di Monfort e che sostanzialmente ha ripetuto il 13 marzo scorso. Egli ha messo in evidenza che la scuola monfortana di spiritualità pone l’accento sulla vita nello Spirito Santo e in Maria, durante il tempo della Chiesa. Il mistero dell’Incarnazione è centrale, «compendio di tutti i misteri» (Trattato, n. 248) e paradigmatico dell’agire di Dio: da esso si sviluppano il mistero pasquale di Gesù Cristo e i misteri che il credente vive e celebra nella Chiesa. Per questo la presenza attiva di Maria nel mistero dell’Incarnazione comporta — secondo Montfort — una sua presenza attiva nel tempo della Chiesa e fino alla fine dei tempi. Questa missione di Maria, madre di Cristo e madre dei credenti, va riconosciuta, accolta e imitata: «Non c’è mai stato nessuno, al di fuori di Maria, che abbia trovato grazia davanti a Dio per se stesso e per tutto il genere umano; che abbia avuto il potere di incarnare e far nascere la Sapienza eterna e che, ancora oggi, per mezzo dell’operazione dello Spirito Santo, possa incarnarlo, per così dire, nei cristiani autentici» (L’amore dell’eterna Sapienza, n. 203). “La consacrazione a Gesù Cristo per le mani di Maria è proposta da Montfort come la rinnovazione delle promesse battesimali, per progredire con rapidità sul cammino della conformazione a Gesù, cioè della santità, cui ogni fedele è chiamato.” Concetto questo che è stato più volte messo in evidenza nel corso della conferenza e cioè la riscoperta del battesimo per scoprire la fonte del sacerdozio comune di ogni fedele. A tal proposito ricordo la mia esperienza personale nelle Comunità Ecclesiali di Base (CEB) dove, tra le tante cose, vi era per l’appunto la riscoperta del battesimo alla base del quale c’è proprio il sacerdozio comune cioè quello di tutti i fedeli. Il compianto e amatissimo Giovanni Paolo II, durante il viaggio apostolico in Uruguay del 13 maggio 1988 nel suo discorso ai laici e ai catechisti e ai movimenti di apostolato (che in sud America sono molto attivi) ha elogiato così la loro opera meritoria di evangelizzazione facendo riferimento alla Lumen Gentium che profeticamente è stata anticipata da S. Luigi de Grignon di Monfort tre secoli prima. “Infatti, Cristo ha chiamato alcuni uomini perché, configurati a lui, servano i loro fratelli nel ministero sacerdotale. Ha voluto allo stesso tempo che altri, per dare testimonianza del valore della vita eterna, abbraccino lo stato religioso. Invece, alla gran maggioranza dei cristiani, nostro Signore ha chiesto di compiere la missione ecclesiale immersi nel mondo. Essi rendono così presente ed operante la Chiesa, in tutte le circostanze della vita, in modo tale che la sua azione salvifica arrivi a tutti gli uomini ed impregni l’opera della creazione. Esercitano in tal modo il sacerdozio comune che posseggono per il fatto d’essere battezzati, convertendo tutte le loro opere in sacrificio spirituale, accetto a Dio per mezzo di Gesù Cristo, mediante la loro unione con lui nella comunione ecclesiale, nella partecipazione alla vita sacramentale e nell’unione con i pastori e con la comunità.” Mi sembrava significativa questa digressione ad esemplificare la lungimiranza del santo sacerdote mariano. Padre Battista Cortinovis ha più volte ricordato lo zelo missionario e di apostolato di San Luigi di Monfort soprattutto nella dimensione dell’annuncio della Parola. Cortinovis ha infatti detto “Monfort sceglie di uscire dal cenacolo come fecero i primi apostoli, viste le necessità della Chiesa e scelse di essere un missionario itinerante e di fare della sua missione la sua scuola di santità”. E ancora padre Cortinovis ha aggiunto “ la teologia (per Monfort) era a fondamento ma unita all’esperienza vissuta”. Per San Luigi era importante la perseveranza. Infatti per incrementare la fede del popolo di Dio “si inventò un linguaggio popolare e sono famosi i suoi cantici con contenuti catechetici”. Il relatore ha sottolineato che San Luigi di Monfort fu “un mediatore nel linguaggio” per il quale adoperava scritti brevi e sintetici ma di un’ intensità e di un fascino particolare suscitando la perseveranza fino alla perfezione. Promuoveva la pratica del rosario, della frequenza ai sacramenti, dell’ascolto della messa e piantava al centro del villaggio dove stava predicando, una grande croce. Poi, nella sua missionarietà era prevista un servizio e una disponibilità verso gli altri assolute ma in ciò erano coinvolti anche i laici che dovevano riscoprire, come si diceva, il loro sacerdozio comune e in questo, ripeto, era un grande precursore del Concilio Vaticano II e in particolare della Lumen Gentium dove si dice che il sacerdozio ordinato e quello comune sono interdipendenti. Così infatti recita il documento dogmatico al numero 10 “Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo . Il sacerdote ministeriale, con la potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico nel ruolo di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; i fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all'offerta dell'Eucaristia , ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e la carità operosa”.San Luigi di Monfort ha cercato quindi di indicare la via alla santità e alla missionarietà anche per i laici e quindi per tutto il popolo di Dio. Tutto partiva dal Cenacolo dove era presente Maria. Il tempo della Chiesa inizia da lì e San Luigi di Monfort scelse e scoprì il suo carisma : quello di annunciare il Vangelo e far in modo che lo annunciassero anche gli altri. Un modo di istruire il popolo di Dio furono “le orationes”, cioè delle piccole frasi didascaliche con il compito di dare delle indicazioni e degli incoraggiamenti teologici ai lettori interessati alla perfezione cristiana. “La Preghiera infuocata” era una delle più celebri preghiere dove San Luigi metteva in evidenza l’urgenza missionaria ed evangelizzatrice da parte soprattutto dei sacerdoti . Egli diceva che c’è solo questo tempo (i cosiddetti tempi ultimi) per fare ciò : non c’è un altro e dobbiamo utilizzarlo al meglio. Quindi non aspettare altro tempo. Tutta l’opera missionaria sarà più efficace quanto più sarà affidata a Maria e nella preghiera infuocata c’è una sorta di affidamento a Lei nel passaggio in cui Lei viene definita come una montagna dove dimorare “Signore, Dio di verità, chi è questa misteriosa montagna di cui riveli tante cose mirabili, se non Maria, tua cara Sposa? Lei è la montagna che tu hai eretto sulla cima dei monti più alti , le sue fondamenta sono sui monti santi . Beati, molto beati, i sacerdoti da te prescelti e destinati a dimorare con te su questa montagna fertile e santa.”. Monfort affermava nella “preghiera infuocata” anche della esigenza di riformare la Chiesa anticipando i temi del Concilio Vaticano II anche sotto questo aspetto. Padre Cortinovis ha poi concluso mettendo in evidenza il ruolo di Maria nella Sua maternità. L’importanza di accogliere tale maternità in noi. Così facendo riscopriamo anche noi la nostra vocazione e siamo invitati a svolgere il medesimo ruolo di “madre di Dio”. Infatti Maria è madre di Cristo e accogliendola partecipiamo della stessa maternità diventando anche noi “Madre di Cristo” ogni volta che suscitiamo e facciamo nascere Cristo in noi stessi e negli altri. Così, allo stesso modo siamo “sposi dello Spirito Santo” ogni volta che operiamo per la pace e la riconciliazione tra i fratelli. Questa è la base spirituale che Monfort propone ai cristiani. In particolare propone una spiritualità mariana che si concretizza nella consacrazione a Gesù per mezzo di Maria. Questa consacrazione vissuta è una conformazione in Cristo fino alla perfezione della santità che si attua non solo per sé stessi ma per tutti, per rendere ragione della nostra speranza. E qui si ritorna alla Lumen Gentium al numero 10 “Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini fece del nuovo popolo « un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo »…Tutti quindi i discepoli di Cristo, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio, offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio, rendano dovunque testimonianza di Cristo e, a chi la richieda, rendano ragione della speranza che è in essi di una vita eterna”.

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