Il magistero del Papa su San Giuseppe: le sue doti di giustizia e di modestia sono fondamentali nel mondo rumoroso di oggi
Ordini e Congregazioni religiose, associazioni laicali, una miriade di enti di varia natura hanno in lui il suo protettore: San Giuseppe, lo sposo della Vergine il padre putativo di Gesù, è il Santo nel quale le virtù della vita cristiana brillano di una bellezza e di una compiutezza straordinarie.
Radio Vaticana - Benedetto XVI, che il 19 marzo festeggia il proprio onomastico, lo ha sottolineato in molte circostanze, come ricorda in questo servizio Alessandro De Carolis (ascolta):
Il mondo dei furbi, che menano vanto della propria losca intraprendenza e non disdegnano una disponibilità alla corruzione, e di là un uomo che fu l’incarnazione della parola data. L’epoca della conquista compulsiva della visibilità, dell’arroganza dell’immagine, dove anche ciò che è privato si vende al pubblico “guardone” pur di scampare al grave pericolo dell’anonimato, e di là un uomo che indimenticabile lo è diventato per la sua modestia. L’età delle nevrosi maschili, di antiche e inconfessate fragilità o di sempre nuove inadeguatezze, descritte con scientifica e ridondante puntualità, e di là un uomo che fu serenamente padre e, per il figlio, maestro di una virtù scomparsa dai vocabolari: la “pietà virile”. Dal confronto verrebbe spontanea una domanda: cosa ha a che fare il mondo di oggi con San Giuseppe? Un uomo che carica velocemente su di sé, di notte, una famiglia in pericolo di vita e la protegge portandola in salvo a dorso d’asino in un altro paese si staglierebbe come un gigante di fronte a quei molti uomini che oggi scaricano le proprie responsabilità di mariti e di padri, perché troppo stressanti e incompatibili con la levità di una vita impostata anzitutto su irrinunciabili piaceri. Eppure, ha spiegato sin dall’inizio del suo Pontificato Benedetto XVI, se mai modello di “uomo giusto” oggi esista questi è scolpito proprio in San Giuseppe, che “in perfetta sintonia con la sua sposa accoglie il Figlio di Dio fatto uomo e veglia sulla sua crescita umana”:
“Non si esagera se si pensa che, proprio dal ‘padre’ Giuseppe, Gesù abbia appreso – sul piano umano – quella robusta interiorità che è presupposto dell’autentica giustizia, la ‘giustizia superiore’, che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli”. (18 dicembre 2005)
Gesù-Dio che apprende da un semplice, sia pur straordinario, uomo il valore della giustizia divina. Sembrerebbe quasi un’iperbole, una frase ad effetto creata per enfatizzare la grandezza in fondo irraggiungibile del padre putativo di Gesù, se non fosse che proprio ciò che Giuseppe è come uomo, nel suo contesto sociale e storico, a dare a Gesù Bambino quella sicurezza che è doverosa verso un figlio. Per suo tramite, ha affermato il Papa, il Bambino risultava legalmente inserito nella discendenza davidica, realizzando così le Scritture nelle quali il Messia era profetizzato come “figlio di Davide”. La grandezza di Giuseppe, quindi...
“…risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questa via e questo stile - l'umiltà e il nascondimento - nella sua esistenza terrena”. (19 marzo 2007)
Il suo silenzio, in così stridente controtendenza con la protervia della comunicazione contemporanea, spiega il Pontefice in un’altra occasione, è “permeato di contemplazione del mistero di Dio, in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini”:
“In altre parole, il silenzio di San Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore, e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione… Lasciamoci ‘contagiare’ dal silenzio di San Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l'ascolto della voce di Dio”. (18 dicembre 2005)
Ciò che rende San Giuseppe un modello intramontabile sono proprio le sue virtù di integrità, di capacità di lavorare per il bene della famiglia, di un’autorevolezza “posta al servizio dell’amore”, oggi così lontane dalla sensibilità comune e spesso pubblicamente derise e dunque ancor più necessarie da aver fatto esclamare a Benedetto XVI lo scorso 14 maggio: “Quanto ha bisogno il nostro mondo dell’esempio, della guida e della calma forza di uomini come Giuseppe!”:
“Vorrei affidare a lui i giovani che a fatica riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro, i disoccupati e coloro che soffrono i disagi dovuti alla diffusa crisi occupazionale. Insieme con Maria, sua Sposa, vegli San Giuseppe su tutti i lavoratori ed ottenga per le famiglie e l'intera umanità serenità e pace.”. (19 marzo 2007)
Radio Vaticana - Benedetto XVI, che il 19 marzo festeggia il proprio onomastico, lo ha sottolineato in molte circostanze, come ricorda in questo servizio Alessandro De Carolis (ascolta):Il mondo dei furbi, che menano vanto della propria losca intraprendenza e non disdegnano una disponibilità alla corruzione, e di là un uomo che fu l’incarnazione della parola data. L’epoca della conquista compulsiva della visibilità, dell’arroganza dell’immagine, dove anche ciò che è privato si vende al pubblico “guardone” pur di scampare al grave pericolo dell’anonimato, e di là un uomo che indimenticabile lo è diventato per la sua modestia. L’età delle nevrosi maschili, di antiche e inconfessate fragilità o di sempre nuove inadeguatezze, descritte con scientifica e ridondante puntualità, e di là un uomo che fu serenamente padre e, per il figlio, maestro di una virtù scomparsa dai vocabolari: la “pietà virile”. Dal confronto verrebbe spontanea una domanda: cosa ha a che fare il mondo di oggi con San Giuseppe? Un uomo che carica velocemente su di sé, di notte, una famiglia in pericolo di vita e la protegge portandola in salvo a dorso d’asino in un altro paese si staglierebbe come un gigante di fronte a quei molti uomini che oggi scaricano le proprie responsabilità di mariti e di padri, perché troppo stressanti e incompatibili con la levità di una vita impostata anzitutto su irrinunciabili piaceri. Eppure, ha spiegato sin dall’inizio del suo Pontificato Benedetto XVI, se mai modello di “uomo giusto” oggi esista questi è scolpito proprio in San Giuseppe, che “in perfetta sintonia con la sua sposa accoglie il Figlio di Dio fatto uomo e veglia sulla sua crescita umana”:
“Non si esagera se si pensa che, proprio dal ‘padre’ Giuseppe, Gesù abbia appreso – sul piano umano – quella robusta interiorità che è presupposto dell’autentica giustizia, la ‘giustizia superiore’, che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli”. (18 dicembre 2005)
Gesù-Dio che apprende da un semplice, sia pur straordinario, uomo il valore della giustizia divina. Sembrerebbe quasi un’iperbole, una frase ad effetto creata per enfatizzare la grandezza in fondo irraggiungibile del padre putativo di Gesù, se non fosse che proprio ciò che Giuseppe è come uomo, nel suo contesto sociale e storico, a dare a Gesù Bambino quella sicurezza che è doverosa verso un figlio. Per suo tramite, ha affermato il Papa, il Bambino risultava legalmente inserito nella discendenza davidica, realizzando così le Scritture nelle quali il Messia era profetizzato come “figlio di Davide”. La grandezza di Giuseppe, quindi...
“…risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questa via e questo stile - l'umiltà e il nascondimento - nella sua esistenza terrena”. (19 marzo 2007)
Il suo silenzio, in così stridente controtendenza con la protervia della comunicazione contemporanea, spiega il Pontefice in un’altra occasione, è “permeato di contemplazione del mistero di Dio, in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini”:
“In altre parole, il silenzio di San Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore, e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione… Lasciamoci ‘contagiare’ dal silenzio di San Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l'ascolto della voce di Dio”. (18 dicembre 2005)
Ciò che rende San Giuseppe un modello intramontabile sono proprio le sue virtù di integrità, di capacità di lavorare per il bene della famiglia, di un’autorevolezza “posta al servizio dell’amore”, oggi così lontane dalla sensibilità comune e spesso pubblicamente derise e dunque ancor più necessarie da aver fatto esclamare a Benedetto XVI lo scorso 14 maggio: “Quanto ha bisogno il nostro mondo dell’esempio, della guida e della calma forza di uomini come Giuseppe!”:
“Vorrei affidare a lui i giovani che a fatica riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro, i disoccupati e coloro che soffrono i disagi dovuti alla diffusa crisi occupazionale. Insieme con Maria, sua Sposa, vegli San Giuseppe su tutti i lavoratori ed ottenga per le famiglie e l'intera umanità serenità e pace.”. (19 marzo 2007)
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