In India, la Chiesa è stata scossa, in questi giorni, dalle violenze seguite alla pubblicazione di un’immagine blasfema di Gesù su un testo scolastico.
Radio Vaticana - Alle proteste pacifiche della comunità cristiana sono seguiti gravi attacchi compiuti da fondamentalisti indù. Due chiese sono state date alle fiamme e decine di persone sono rimaste ferite a causa degli scontri. Federico Piana ha parlato di questa preoccupante vicenda con Paolo Affatato, giornalista dell’agenzia Fides, don Scaria Thuruthiyil, docente di Storia della filosofia contemporanea alla Pontificia Università Salesiana e Guido Impellizzeri, docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia (ascolta):
D. - Paolo Affatato, lei, come redattore dell’Agenzia Fides, si è occupato sin dall’inizio di questa vicenda. Com’è andata la questione?
R. – Alcune religiose, che si trovano nello Stato di Meghalaya, si erano accorte di questo libro. Un libro di calligrafia con cui i bambini imparano a scrivere. Gesù veniva qualificato come idolo. Poi quest’immagine ha fatto il giro dell’intero Paese. Nel nord-ovest dell’India alcuni gruppi fondamentalisti hanno preso questa immagine e l’hanno stampata su alcuni manifesti. Hanno tappezzato alcune città con questa immagine blasfema, in modo naturalmente molto provocatorio. Alcuni cristiani hanno protestato civilmente e pacificamente e hanno cercato di rimuovere questi manifesti. Quando alcuni giovani indù si sono opposti a questa rimozione sono scoppiati i primi tafferugli e poi una violenza estesa e generalizzata da parte di questi gruppi fondamentalisti, diffusi in modo capillare in alcune zone del Paese. Hanno richiamato tutti i militanti alla violenza, hanno attaccato dei quartieri cristiani, hanno attaccato delle chiese. Gli attacchi sono sempre molto gravi.
D. – Don Scaria Thuruthiyil, perché capitano queste cose e poi in un Paese dove i cristiani sono appena il 2,5 per cento?
R. – Questa situazione è un evento recente, soprattutto dopo la nascita del movimento fondamentalista "Hindutva". E’ un movimento che ha l’obiettivo di “induizzare” il Paese. Lo scopo è di rendere tutti indù. Sin tratta di un tipo di nazionalismo estremo. Questo "Hindutva" è un movimento gestito dai brahmani, i sacerdoti che formano la prima casta. I brahmani vogliono ottenere un controllo su tutti gli altri. La Chiesa è impegnata soprattutto nell’evangelizzazione dell’ultima casta, quella dei Dalit. I brahmani, che controllano sia politicamente che socialmente ma soprattutto economicamente la società, non vogliono che altri arrivino al loro stesso livello. Purtroppo, coloro che appartengono all’ultima casta, i Dalit, non si accorgono di questa politica nascosta dei brahmani.
D. – Prof. Vito Impellizzeri, quale idea si è fatto di questa immagine?
R. – Quella di un disorientamento culturale perché si tratta, come hanno già espresso i vescovi della Conferenza episcopale indiana, di un attacco contro i valori e i simboli di una fede, che, seppur in minoranza, dovrebbe essere rispettata, anche in una diversità culturale, in una sorta di reciprocità. Credo che la paura della minoranza sorga in un Paese quando non si ha una capacità di dialogare e di interagire secondo le logiche del bene comune e, usando l’espressione di Papa Benedetto XVI, “di una sana ricostruzione morale e civile”.
Radio Vaticana - Alle proteste pacifiche della comunità cristiana sono seguiti gravi attacchi compiuti da fondamentalisti indù. Due chiese sono state date alle fiamme e decine di persone sono rimaste ferite a causa degli scontri. Federico Piana ha parlato di questa preoccupante vicenda con Paolo Affatato, giornalista dell’agenzia Fides, don Scaria Thuruthiyil, docente di Storia della filosofia contemporanea alla Pontificia Università Salesiana e Guido Impellizzeri, docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia (ascolta):D. - Paolo Affatato, lei, come redattore dell’Agenzia Fides, si è occupato sin dall’inizio di questa vicenda. Com’è andata la questione?
R. – Alcune religiose, che si trovano nello Stato di Meghalaya, si erano accorte di questo libro. Un libro di calligrafia con cui i bambini imparano a scrivere. Gesù veniva qualificato come idolo. Poi quest’immagine ha fatto il giro dell’intero Paese. Nel nord-ovest dell’India alcuni gruppi fondamentalisti hanno preso questa immagine e l’hanno stampata su alcuni manifesti. Hanno tappezzato alcune città con questa immagine blasfema, in modo naturalmente molto provocatorio. Alcuni cristiani hanno protestato civilmente e pacificamente e hanno cercato di rimuovere questi manifesti. Quando alcuni giovani indù si sono opposti a questa rimozione sono scoppiati i primi tafferugli e poi una violenza estesa e generalizzata da parte di questi gruppi fondamentalisti, diffusi in modo capillare in alcune zone del Paese. Hanno richiamato tutti i militanti alla violenza, hanno attaccato dei quartieri cristiani, hanno attaccato delle chiese. Gli attacchi sono sempre molto gravi.
D. – Don Scaria Thuruthiyil, perché capitano queste cose e poi in un Paese dove i cristiani sono appena il 2,5 per cento?
R. – Questa situazione è un evento recente, soprattutto dopo la nascita del movimento fondamentalista "Hindutva". E’ un movimento che ha l’obiettivo di “induizzare” il Paese. Lo scopo è di rendere tutti indù. Sin tratta di un tipo di nazionalismo estremo. Questo "Hindutva" è un movimento gestito dai brahmani, i sacerdoti che formano la prima casta. I brahmani vogliono ottenere un controllo su tutti gli altri. La Chiesa è impegnata soprattutto nell’evangelizzazione dell’ultima casta, quella dei Dalit. I brahmani, che controllano sia politicamente che socialmente ma soprattutto economicamente la società, non vogliono che altri arrivino al loro stesso livello. Purtroppo, coloro che appartengono all’ultima casta, i Dalit, non si accorgono di questa politica nascosta dei brahmani.
D. – Prof. Vito Impellizzeri, quale idea si è fatto di questa immagine?
R. – Quella di un disorientamento culturale perché si tratta, come hanno già espresso i vescovi della Conferenza episcopale indiana, di un attacco contro i valori e i simboli di una fede, che, seppur in minoranza, dovrebbe essere rispettata, anche in una diversità culturale, in una sorta di reciprocità. Credo che la paura della minoranza sorga in un Paese quando non si ha una capacità di dialogare e di interagire secondo le logiche del bene comune e, usando l’espressione di Papa Benedetto XVI, “di una sana ricostruzione morale e civile”.
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