Garantire il diritto al cibo, alla salute, all’istruzione di bambini e famiglie che vivono nei Paesi più poveri del mondo in condizioni drammatiche, attraverso un contributo minimo ma continuo: è questo l’obiettivo al centro della Giornata Nazionale del Sostegno a distanza, che oggi, nel giorno dell’Epifania, si celebra, in numerose città italiane
RadioVaticana - A Roma in particolare una giornata di festa e solidarietà, organizzata dal Forum permanente del Sostegno a distanza. Cecilia Seppia, ne ha parlato con Vincenzo Curatola, presidente dell’associazione:
R. – Noi abbiamo scelto questa data a livello nazionale per ricordare i bambini che sono in questa situazione. E’ una giornata in cui noi siamo abituati a comprare i giocattoli e dolcetti per i nostri figli, a portarli a manifestazioni, a portarli ai cinema per bambini, ai mercatini e via dicendo. Tutto questo non dovrebbe, però, allontanarci dal pensare che esistono milioni di altri bambini che non hanno queste possibilità. Un piccolo gesto da parte nostra potrebbe, invece, cambiare veramente loro la vita.
D. – Vogliamo ribadire cosa significa “sostegno a distanza”?
R. – Vuol dire dare la possibilità ai bambini, ma anche alle loro famiglie, di avere un futuro perché si trovano a vivere situazioni di estrema povertà. Significa dare un pasto al giorno, dare la possibilità di curarsi, di avere le medicine, di andare a scuola, di avere un’attività lavorativa. Ci sono tante persone in Italia che vogliono fare qualcosa e che danno un contributo minimo – si tratta infatti di meno di un euro al giorno – in maniera continuativa per diversi anni per permettere a queste persone di avere un futuro.
D. – Molte le iniziative previste in numerosissime città italiane, volte a far festa con i bambini, ma anche a sensibilizzare ed educare proprio i più piccoli a ridurre quella distanza che intercorre tra loro, che sono più – come dire – fortunati, ed i loro coetanei che vivono nei Paesi più poveri e spesso in condizioni difficilissime…
R. – Questo è quello che noi riceviamo dal sostegno a distanza. E’ vero che diamo un contributo economico, ma noi riceviamo soprattutto affetto ed amore da parte di queste persone ed anche informazioni sul loro tipo di società, sulle loro culture così diverse dalle nostre. In un mondo che negli anni a venire sarà sempre più globalizzato e sempre più intrecciato, riuscire ad educare i nostri figli alla mondialità, alla conoscenza delle differenze e al saper valorizzare il positivo e il bello che c’è in ognuno di noi, vuol dire porre le basi per un mondo veramente migliore.
RadioVaticana - A Roma in particolare una giornata di festa e solidarietà, organizzata dal Forum permanente del Sostegno a distanza. Cecilia Seppia, ne ha parlato con Vincenzo Curatola, presidente dell’associazione:R. – Noi abbiamo scelto questa data a livello nazionale per ricordare i bambini che sono in questa situazione. E’ una giornata in cui noi siamo abituati a comprare i giocattoli e dolcetti per i nostri figli, a portarli a manifestazioni, a portarli ai cinema per bambini, ai mercatini e via dicendo. Tutto questo non dovrebbe, però, allontanarci dal pensare che esistono milioni di altri bambini che non hanno queste possibilità. Un piccolo gesto da parte nostra potrebbe, invece, cambiare veramente loro la vita.
D. – Vogliamo ribadire cosa significa “sostegno a distanza”?
R. – Vuol dire dare la possibilità ai bambini, ma anche alle loro famiglie, di avere un futuro perché si trovano a vivere situazioni di estrema povertà. Significa dare un pasto al giorno, dare la possibilità di curarsi, di avere le medicine, di andare a scuola, di avere un’attività lavorativa. Ci sono tante persone in Italia che vogliono fare qualcosa e che danno un contributo minimo – si tratta infatti di meno di un euro al giorno – in maniera continuativa per diversi anni per permettere a queste persone di avere un futuro.
D. – Molte le iniziative previste in numerosissime città italiane, volte a far festa con i bambini, ma anche a sensibilizzare ed educare proprio i più piccoli a ridurre quella distanza che intercorre tra loro, che sono più – come dire – fortunati, ed i loro coetanei che vivono nei Paesi più poveri e spesso in condizioni difficilissime…
R. – Questo è quello che noi riceviamo dal sostegno a distanza. E’ vero che diamo un contributo economico, ma noi riceviamo soprattutto affetto ed amore da parte di queste persone ed anche informazioni sul loro tipo di società, sulle loro culture così diverse dalle nostre. In un mondo che negli anni a venire sarà sempre più globalizzato e sempre più intrecciato, riuscire ad educare i nostri figli alla mondialità, alla conoscenza delle differenze e al saper valorizzare il positivo e il bello che c’è in ognuno di noi, vuol dire porre le basi per un mondo veramente migliore.
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