lunedì, dicembre 07, 2009
del nostro redattore Bartolo Salone

L’8 dicembre è un giorno importante non solo per tutto il popolo cristiano, che fa memoria della concezione immacolata di Maria, cioè della verità (elevata a dogma di fede dal beato papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con l’enciclica “Ineffabilis Deus”) per cui “la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale”, ma riveste un significato particolare per quanti servono la Chiesa impegnandosi nell’Azione Cattolica. In questa ricorrenza così importante, infatti, i membri di tutta l’Azione Cattolica Italiana (dai ragazzi agli adulti) sono invitati a rinnovare la loro adesione all’Associazione, ricevendo, insieme con le tessere del nuovo anno benedette nel corso della celebrazione eucaristica dal parroco (in qualità di rappresentante della comunità cristiana locale), il mandato solenne della Chiesa a svolgere da laici la loro opera di apostolato nel mondo.

L’elemento distintivo dell’Azione Cattolica rispetto alle altre organizzazioni e movimenti ecclesiali risiede appunto nella sua speciale partecipazione all’apostolato gerarchico della Chiesa. “Fine immediato dell’Azione Cattolica – proclama l’“Apostolicam Actuositatem”, il decreto del Concilio Vaticano II sull’apostolato dei laici – è il fine apostolico della Chiesa, cioè l’evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti”. Non che altre associazioni di laici non possano svolgere opera di apostolato (anzi, l’annuncio del Vangelo è una responsabilità condivisa da tutti i fedeli laici, singoli e associati), solo che nell’Azione Cattolica questo diventa il fine peculiare e primario, al punto che il Concilio Vaticano II ha sentito il dovere di dedicare a questa autorevole associazione alcuni fondamentali documenti magisteriali. Abbiamo citato un passo dell’Apostolicam Actuositatem, ma molto più significativo è il riferimento contenuto nel decreto conciliare sull’attività missionaria della Chiesa, dal titolo “Ad Gentes”, ove all’Azione Cattolica viene riconosciuta, sola fra tutte le formazioni laicali, addirittura la dignità di “ministero”, al pari dei compiti dei sacerdoti, dei diaconi e dei catechisti.
Dunque, compito dell’Azione Cattolica è di formare un laicato responsabile, capace di vivere efficacemente la propria vocazione missionaria nel mondo. Vocazione precipua del laico, stando all’insegnamento del Concilio, è quella di impregnare di spirito evangelico le realtà temporali. Per poter rispondere a questa insostituibile vocazione, i laici devono essere adeguatamente formati sia da un punto di vista dottrinale che da un punto di vista spirituale. Una delle piaghe che affliggono la Chiesa di oggi, soprattutto nell’occidente secolarizzato, è la mancanza di laici appassionati, consapevoli del loro compito e capaci di trasmettere l’entusiasmo del credere in un Dio che per amore nostro si è fatto uomo, è morto e poi risorto, nonché di laici in grado di dibattere sulle questioni di fede con chi ci chiede giustamente conto della fede che è in noi. Infine, mancano figure di educatori, capaci di trasmettere alle nuove generazioni quella fede che abbiamo ricevuto dai nostri padri. L’educazione delle nuove generazioni è avvertita dall’Associazione come una vera e propria emergenza, al punto che, a partire dagli anni ’70, si è sentito il bisogno di rivedere la struttura organizzativa, mediante l’introduzione, accanto al settore Adulti e al settore Giovani, dell’ACR, cioè del settore Ragazzi dell’Azione Cattolica, specificamente dedicato all’accompagnamento spirituale e alla formazione cristiana dei ragazzi di età compresa fra gli 11 e i 14 anni. Anche se, a dire il vero, da sempre l’Associazione (che nel 2008 ha celebrato il suo centoquarantesimo anno di vita) dedica ampia attenzione all’educazione dei giovani, fino a mettersi, negli anni del fascismo, in competizione col regime in un campo (quello dell’educazione delle nuove generazioni) che questi rivendicava come proprio. In quel periodo molte sedi dell’AC furono chiuse d’imperio e molte altre fatte oggetto di attentati da parte delle camicie nere, al punto che dovette intervenire lo stesso papa, Pio XI (con una enciclica molto dura, dal titolo “Non abbiamo bisogno”, in cui veniva denunciata la statolatria del nuovo regime) onde evitare la chiusura completa, su tutto il territorio nazionale, dei circoli di Azione Cattolica.
Ma, al di là di queste che possono sembrare delle affermazioni di mero principio, come si articola l’attività formativa dell’Associazione? Concretamente, gli iscritti vengono suddivisi per fasce di età in diversi gruppi operanti a livello parrocchiale. Avremo così un gruppo di ACR formato da ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, un gruppo di Giovanissimi fra i 15 e i 17 anni, un gruppo Giovani dai 18 ai 24 anni, i Giovani-Adulti dai 25 ai 30 anni, infine il gruppo degli Adulti dai 30 anni in su. Ogni gruppo si riunisce settimanalmente sotto la guida di un responsabile che anima gli incontri, proponendo le tematiche da affrontare e al contempo cogliendo le sollecitazioni provenienti dai singoli associati. E’ un momento bellissimo di incontro, ma anche di confronto tra posizioni diverse, in cui ciascuno è libero di dire la sua. Non si tratta quindi di lezioni frontali, impartite dagli educatori ad un pubblico di ascoltatori “passivi” né normalmente di incontri di preghiera (anche se durante l’anno ne possono essere organizzati di diversi, soprattutto nei momenti “forti” dell’anno liturgico, cioè in Avvento e in Quaresima). Non interessa, infatti, inculcare ai ragazzi e ai giovani delle nozioni (per questo c’è il catechismo), quanto invece aiutarli a leggere le esperienze che essi vivono nelle varie età alla luce del Vangelo. Questo fa dell’AC una vera e propria famiglia, in cui si cresce insieme nella fede e in umanità, in cui si può veramente parlare di tutto, in un clima di confidenza e di amicizia, e in cui si forma lo spirito critico (contro un luogo comune che vede nel cristiano una sorta di “minorato mentale”, che accetta “devotamente” verità che altri impartiscono loro).
La metafora della famiglia non è un’esagerazione (e invito chiunque a farne la prova, partecipando a qualche incontro di AC), giacché la famiglia è una comunità eterogenea di persone diverse per sesso e per età. Così è l’Azione Cattolica, che comprende nel suo seno uomini e donne appartenenti alle diverse generazioni: ragazzini, adolescenti, giovani, adulti e vecchi. Sotto questo aspetto, l’AC si distingue dalla stragrande maggioranza degli altri gruppi e movimenti ecclesiali, i quali sono soliti rivolgersi ad alcune specifiche fasce d’età (normalmente i giovani), escludendo tutte le altre. L’AC, per fortuna, non è caduta nella trappola del “giovanilismo” (oggi tanto diffusa pur all’interno della Chiesa), ritenendo fondamentale, per la crescita cristiana dei suoi associati, non interrompere il dialogo fra le diverse generazioni. Dialogo garantito, oltre che dalla comune appartenenza ad un’unica Associazione, dalla prassi di organizzare, nel corso dell’anno (specialmente all’inizio e al termine dell’anno associativo) momenti di incontro comune fra tutti i gruppi dell’AC parrocchiale, che sono delle vere e proprie feste che vedono riuniti vecchi e giovani insieme.
Uno di questi “incontri” comuni è la festa dell’adesione all’AC che si celebra – dicevamo – nel giorno dell’Immacolata. La scelta di questo giorno non è casuale. Maria è la donna del “sì”, di quel grande sì che ha cambiato il corso della storia: un sì, quello di accogliere nel suo grembo verginale il Divin Redentore, che le è costato molto caro e che, per le circostanze misteriose in cui è avvenuto il concepimento di Gesù, avrebbe potuto esporla all’accusa di adulterio e quindi alla lapidazione, ma senza il quale la salvezza non sarebbe giunta a noi. E’ dunque sull’esempio di Maria che ciascun membro dell’Azione cattolica è chiamato a rinnovare la sua adesione, impegnandosi a servire Cristo e la sua Chiesa da laico nel mondo, traducendo nella sua vita il motto “preghiera, azione, sacrificio”, tanto caro alla nostra Associazione.

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