“L’Aquila continua a dare un esempio di speranza e di fierezza”. Così, ai nostri microfoni, il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, durante la visita, oggi, al capoluogo abruzzese e alle zone devastate dal sisma del 6 aprile scorso.
RadioVaticana - Il porporato oltre ad aver ringraziato tutti coloro che stanno contribuendo alla ricostruzione ha sottolineato che il “patrimonio spirituale e religioso è il cemento delle comunità per evitare che si disperdano”. Massimiliano Menichetti lo ha raggiunto telefonicamente all’Aquila.
R. – All’Aquila ho trovato un punto di vista così generale e strutturale, con evidenti segni di ripresa e di determinazione. Quindi dei segni positivi. Da un punto di vista più profondo – quindi spirituale, morale, a contatto con la gente e soprattutto sentendo il vescovo ed i sacerdoti – lo spirito, il morale è molto alto nonostante i disagi di questi mesi. Questa volontà di procedere e di continuare è molto chiara e determinata.
D. – Che cosa ha portato lei a questa terra così segnata dal dolore?
R. - Ho rinnovato la vicinanza, la solidarietà e l’affetto dei vescovi italiani che si sono fatti presenti, sia nel contributo che abbiamo stanziato subito – un contributo di cinque milioni di euro – e poi anche nella raccolta della domenica dopo Pasqua che, com’è noto, ha raccolto altri 25 milioni. Quindi l’affetto e la vicinanza molto concreta – oltre che spirituale – è rinnovata e riconfermata attraverso anche questa visita.
D. – Quanto è importante, oltre all’aspetto di ricostruzione materiale, una vicinanza spirituale?
R. – Questa gente sente moltissimo, desidera ed è grata per questa vicinanza sia concreta – attraverso queste opere di ricostruzione – ma ancora di più attraverso questa vicinanza d’affetto spirituale, di preghiera e di presenza. Sanno benissimo, come tutti ricordiamo, che una città, un popolo, un paese ha sì bisogno delle strutture per viverci dentro ma al contempo anche di un patrimonio ideale, spirituale, religioso che è veramente il cemento per una comunità, altrimenti si disperde.
D. – La città è impegnata nelle ricostruzione, nel restauro delle chiese, ma c’è anche un segno immediato: la Chiesa provvisoria che entro Natale dovrebbe vedere la luce. Anche questo è un segno di una città viva…
R. – Sì, ci tengono moltissimo. Ancora adesso sono stato ad Ocre e sia il sindaco che la gente mi chiedevano, per Natale, se era possibile celebrare nelle chiese. Questo per dire come ci tengano al luogo del culto. Per Natale il progetto che si sta portando avanti con la Caritas nazionale e le Caritas regionali e diocesane, è quello di fare in modo che ogni comunità possa celebrare il Natale in una chiesa, sia la propria chiesa restaurata, resa agibile – la chiesa del paese – o anche un struttura costruita in modo abbastanza definitivo e polivalente ed in modo che possa essere celebrata anche la divina Eucarestia.
D. – Qual è il messaggio, il saluto per gli aquilani e gli abruzzesi in generale?
R. – Una parola di gratitudine a queste persone che continuano a darci il buon esempio di grande fierezza in mezzo alle difficoltà che stanno affrontando con determinazione e fiducia. Dall’altra parte anche i 2.500 volontari che qui, in questi mesi, hanno svolto e continuano a svolgere l’opera di presenza delle comunità cristiane. Sono tutti sostenuti – come ho potuto vedere – da una grande amicizia e da una grande dedizione, uno spirito religioso e umano per stare accanto a queste popolazioni.
RadioVaticana - Il porporato oltre ad aver ringraziato tutti coloro che stanno contribuendo alla ricostruzione ha sottolineato che il “patrimonio spirituale e religioso è il cemento delle comunità per evitare che si disperdano”. Massimiliano Menichetti lo ha raggiunto telefonicamente all’Aquila.R. – All’Aquila ho trovato un punto di vista così generale e strutturale, con evidenti segni di ripresa e di determinazione. Quindi dei segni positivi. Da un punto di vista più profondo – quindi spirituale, morale, a contatto con la gente e soprattutto sentendo il vescovo ed i sacerdoti – lo spirito, il morale è molto alto nonostante i disagi di questi mesi. Questa volontà di procedere e di continuare è molto chiara e determinata.
D. – Che cosa ha portato lei a questa terra così segnata dal dolore?
R. - Ho rinnovato la vicinanza, la solidarietà e l’affetto dei vescovi italiani che si sono fatti presenti, sia nel contributo che abbiamo stanziato subito – un contributo di cinque milioni di euro – e poi anche nella raccolta della domenica dopo Pasqua che, com’è noto, ha raccolto altri 25 milioni. Quindi l’affetto e la vicinanza molto concreta – oltre che spirituale – è rinnovata e riconfermata attraverso anche questa visita.
D. – Quanto è importante, oltre all’aspetto di ricostruzione materiale, una vicinanza spirituale?
R. – Questa gente sente moltissimo, desidera ed è grata per questa vicinanza sia concreta – attraverso queste opere di ricostruzione – ma ancora di più attraverso questa vicinanza d’affetto spirituale, di preghiera e di presenza. Sanno benissimo, come tutti ricordiamo, che una città, un popolo, un paese ha sì bisogno delle strutture per viverci dentro ma al contempo anche di un patrimonio ideale, spirituale, religioso che è veramente il cemento per una comunità, altrimenti si disperde.
D. – La città è impegnata nelle ricostruzione, nel restauro delle chiese, ma c’è anche un segno immediato: la Chiesa provvisoria che entro Natale dovrebbe vedere la luce. Anche questo è un segno di una città viva…
R. – Sì, ci tengono moltissimo. Ancora adesso sono stato ad Ocre e sia il sindaco che la gente mi chiedevano, per Natale, se era possibile celebrare nelle chiese. Questo per dire come ci tengano al luogo del culto. Per Natale il progetto che si sta portando avanti con la Caritas nazionale e le Caritas regionali e diocesane, è quello di fare in modo che ogni comunità possa celebrare il Natale in una chiesa, sia la propria chiesa restaurata, resa agibile – la chiesa del paese – o anche un struttura costruita in modo abbastanza definitivo e polivalente ed in modo che possa essere celebrata anche la divina Eucarestia.
D. – Qual è il messaggio, il saluto per gli aquilani e gli abruzzesi in generale?
R. – Una parola di gratitudine a queste persone che continuano a darci il buon esempio di grande fierezza in mezzo alle difficoltà che stanno affrontando con determinazione e fiducia. Dall’altra parte anche i 2.500 volontari che qui, in questi mesi, hanno svolto e continuano a svolgere l’opera di presenza delle comunità cristiane. Sono tutti sostenuti – come ho potuto vedere – da una grande amicizia e da una grande dedizione, uno spirito religioso e umano per stare accanto a queste popolazioni.
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