Moriva 50 anni fa don Luigi Sturzo, il fondatore, nel 1919, del Partito popolare italiano, che segnò l’ingresso in politica dei cattolici italiani e diede il via alla nascita della Democrazia cristiana.
Radio Vaticana - Il suo pensiero oggi crea ancora dibattito e con noi lo ricorda lo storico Francesco Malgeri, uno dei primi borsisti dei corsi di Scienza Storica e Politica dell’Istituto Sturzo, fondato quando il sacerdote era ancora in vita, e di cui oggi il professor Malgeri è consigliere. L’intervista è di Francesca Sabatinelli (ascolta):
R. – Al termine di questo corso ha ricevuto i borsisti. Li accoglieva nel suo studiolo al convento delle Canossiane, sulla via Appia; ci faceva andare quattro alla volta per non affaticarsi eccessivamente. Ricordo il suo invito a studiare le cose cui eravamo più predisposti, l’interesse per chi era meridionale: questi sono alcuni aspetti che ricordo del mio rapporto – sia pure breve – con Luigi Sturzo.
D. – Si è parlato spesso del don Luigi Sturzo profetico. Qual è la profezia di oggi?
R. – Certamente il richiamo ad un’attenzione alla morale, il rapporto tra morale e politica non andava disgiunto. L’immagine del politico ancorato ad un contesto di valori che vanno rispettati, altrimenti si corre il rischio della degenerazione del sistema politico. Sturzo ha anche portato il mondo cattolico ad accettare la democrazia, ad essere espressione anche di difesa della democrazia in momenti difficili: penso a tutta la vicenda del regime fascista di fronte al quale Sturzo ha pagato di persona questa sua coerenza.
D. – Se sono stati fatti degli errori storici sulla figura di Sturzo, quali sono stati a suo giudizio?
R. - Spesso si è cercato di sottolineare un aspetto della sua vicenda trascurando il quadro generale della sua posizione. Penso, per esempio, alla sua battaglia nel secondo dopoguerra contro gli enti di Stato, contro lo statalismo e l’indebita presenza dello Stato nella vita economica del Paese; tutto, in questo contesto, si collocava in un ambito dove la libertà del mercato rappresentava un elemento fondamentale nell’organizzazione della vita di un Paese. Questa posizione è stata vista da alcuni come una posizione di retroguardia, da altri come una posizione più legata ad una visione liberista che in Sturzo non può essere colta nel senso tradizionale del liberismo, ma egli in qualche modo la correggeva, anche alla luce di quello che è l’insegnamento della scuola sociale della Chiesa, con un’attenzione alla realtà sociale che è presente nella vita economica di un Paese.
Radio Vaticana - Il suo pensiero oggi crea ancora dibattito e con noi lo ricorda lo storico Francesco Malgeri, uno dei primi borsisti dei corsi di Scienza Storica e Politica dell’Istituto Sturzo, fondato quando il sacerdote era ancora in vita, e di cui oggi il professor Malgeri è consigliere. L’intervista è di Francesca Sabatinelli (ascolta):R. – Al termine di questo corso ha ricevuto i borsisti. Li accoglieva nel suo studiolo al convento delle Canossiane, sulla via Appia; ci faceva andare quattro alla volta per non affaticarsi eccessivamente. Ricordo il suo invito a studiare le cose cui eravamo più predisposti, l’interesse per chi era meridionale: questi sono alcuni aspetti che ricordo del mio rapporto – sia pure breve – con Luigi Sturzo.
D. – Si è parlato spesso del don Luigi Sturzo profetico. Qual è la profezia di oggi?
R. – Certamente il richiamo ad un’attenzione alla morale, il rapporto tra morale e politica non andava disgiunto. L’immagine del politico ancorato ad un contesto di valori che vanno rispettati, altrimenti si corre il rischio della degenerazione del sistema politico. Sturzo ha anche portato il mondo cattolico ad accettare la democrazia, ad essere espressione anche di difesa della democrazia in momenti difficili: penso a tutta la vicenda del regime fascista di fronte al quale Sturzo ha pagato di persona questa sua coerenza.
D. – Se sono stati fatti degli errori storici sulla figura di Sturzo, quali sono stati a suo giudizio?
R. - Spesso si è cercato di sottolineare un aspetto della sua vicenda trascurando il quadro generale della sua posizione. Penso, per esempio, alla sua battaglia nel secondo dopoguerra contro gli enti di Stato, contro lo statalismo e l’indebita presenza dello Stato nella vita economica del Paese; tutto, in questo contesto, si collocava in un ambito dove la libertà del mercato rappresentava un elemento fondamentale nell’organizzazione della vita di un Paese. Questa posizione è stata vista da alcuni come una posizione di retroguardia, da altri come una posizione più legata ad una visione liberista che in Sturzo non può essere colta nel senso tradizionale del liberismo, ma egli in qualche modo la correggeva, anche alla luce di quello che è l’insegnamento della scuola sociale della Chiesa, con un’attenzione alla realtà sociale che è presente nella vita economica di un Paese.
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