“Agire con urgenza e determinazione per porre fine alla disparità tra il riconoscimento formale dei diritti dei popoli indigeni e la reale situazione di fondo”.
Radio Vaticana - È l’appello lanciato ai governi dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel suo messaggio - ripreso dalla Misna - per la Giornata internazionale dei popoli indigeni che si celebra domani. L’esortazione del segretario delle Nazioni Unite parte proprio dalla costatazione che in molti Paesi i nativi “restano tra le popolazioni più emarginate, che sopportano in modo sproporzionato la povertà e un accesso inadeguato all’istruzione”. “Molti affrontano la discriminazione e il razzismo su base quotidiana”, ha spiegato Ban Ki-moon. “Troppo spesso - ha aggiunto - le loro lingue subiscono censure o sono minacciate dall’estinzione, mentre i loro territori vengono sacrificati per lo sfruttamento minerario e la deforestazione”. A tal proposito Ban Ki-moon ha poi ricordato l’adozione della Dichiarazione dell’Onu sui diritti dei popoli indigeni da parte dell’Assemblea Generale nel 2007. La Giornata internazionale cade inoltre in concomitanza con il 20.mo anniversario della Convezione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo/Oil), l’unica legislazione internazionale che riconosce e protegge i diritti territoriali delle comunità native e tribali (siglata da appena 20 Paesi). Il tema di quest’anno riporterà l’attenzione sulla diffusione dell'Aids: “E’ fondamentale – ha sottolineato Ban Ki-moon - che i popoli indigeni abbiano accesso alle informazioni e alle infrastrutture necessarie per la ricerca, la cura e la protezione”. Non meno importante infine è il risvolto culturale legato alla difesa dei diritti dei nativi. Come spiega Ban Ki-moon nel suo messaggio “i popoli indigeni del mondo – 370 milioni in 70 Paesi – sono i custodi di alcune delle zone biologicamente più diverse sulla terra; parlano la maggior parte delle lingue del mondo e il loro sapere tradizionale, la diversità culturale e i modi di vivere sostenibile ne fanno un contributo inestimabile per il patrimonio comune del mondo”. (M.G.)
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