“Green dam” consente di bloccare l’accesso ai siti internet pornografici, ma anche con contenuti ritenuti “sconvenienti” e suscita in molti il timore di un controllo politico capillare. Due mesi fa Pechino lo ha indicato come necessario sui computer prodotti e venduti nel Paese, suscitando una diffusa protesta.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Pechino non costringerà "assolutamente" popolazione e ditte costruttrici ad installare nei computer prodotti o venduti nel Paese il filtro “Green dam” che può inibire l’accesso a determinati siti e segnalarlo alle autorità di controllo. Lo ha detto il ministro cinese per l’Industria e la tecnologia Li Yizhong, che ha precisato che continua però l’installazione del filtro in tutti i computer di scuole, internet café e altri luoghi pubblici. A maggio il governo aveva annunciato che era obbligatorio installare il filtro in tutti i computer prodotti e venduti nel Paese a partire dal 1° luglio. Ciò ha causato ampia protesta sia della popolazione e della comunità internazionale sia delle stesse ditte produttrici, per cui il governo ha sospeso l’obbligo, spiegando che non c’era stato tempo sufficiente per adeguarsi.
Ora Li ha precisato che il filtro è sempre stato “opzionale” e non obbligatorio e che la normativa era stata prima letta in modo inesatto perché il governo “rispetta in modo pieno la libertà di scelta di ciascuno”.
Le autorità hanno sempre sostenuto che il filtro vuole solo impedire ai minori l’accesso a siti pornografici o comunque nocivi e aiutare il controllo dei genitori. Ma test indipendenti hanno dimostrato che il filtro è anche idoneo a bloccare l’accesso ai molti siti che trattano argomenti che il governo censura con regolarità, se non addirittura a raccogliere notizie sui siti visitati da ogni computer.
La Camera di commercio americana in Cina commenta con favore “il passo positivo” del governo cinese, dopo essere stata molto critica sull’installazione forzosa del filtro. C’è stata anche polemica perché il filtro appare una versione copiata di Cybersitter, un nuovo software uscito negli Stati Uniti, e la Solid Oak che ne possiede il brevetto minaccia azioni legali contro le ditte produttrici Usa che installano Green Dam.
Alcuni analisti commentano che il governo non è credibile quando sostiene che il filtro non è mai stato obbligatorio, poiché avrebbe potuto allora dirlo subito quando ci sono state accese critiche.
La Cina ha la maggior popolazione di internauti del mondo e Pechino vuole praticare una stretta censura per impedire l’accesso a informazioni non gradite dal governo. La preoccupazione è anche che tramite internet si creino collegamenti tra attivisti pro democrazia e dissidenti.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Pechino non costringerà "assolutamente" popolazione e ditte costruttrici ad installare nei computer prodotti o venduti nel Paese il filtro “Green dam” che può inibire l’accesso a determinati siti e segnalarlo alle autorità di controllo. Lo ha detto il ministro cinese per l’Industria e la tecnologia Li Yizhong, che ha precisato che continua però l’installazione del filtro in tutti i computer di scuole, internet café e altri luoghi pubblici. A maggio il governo aveva annunciato che era obbligatorio installare il filtro in tutti i computer prodotti e venduti nel Paese a partire dal 1° luglio. Ciò ha causato ampia protesta sia della popolazione e della comunità internazionale sia delle stesse ditte produttrici, per cui il governo ha sospeso l’obbligo, spiegando che non c’era stato tempo sufficiente per adeguarsi.Ora Li ha precisato che il filtro è sempre stato “opzionale” e non obbligatorio e che la normativa era stata prima letta in modo inesatto perché il governo “rispetta in modo pieno la libertà di scelta di ciascuno”.
Le autorità hanno sempre sostenuto che il filtro vuole solo impedire ai minori l’accesso a siti pornografici o comunque nocivi e aiutare il controllo dei genitori. Ma test indipendenti hanno dimostrato che il filtro è anche idoneo a bloccare l’accesso ai molti siti che trattano argomenti che il governo censura con regolarità, se non addirittura a raccogliere notizie sui siti visitati da ogni computer.
La Camera di commercio americana in Cina commenta con favore “il passo positivo” del governo cinese, dopo essere stata molto critica sull’installazione forzosa del filtro. C’è stata anche polemica perché il filtro appare una versione copiata di Cybersitter, un nuovo software uscito negli Stati Uniti, e la Solid Oak che ne possiede il brevetto minaccia azioni legali contro le ditte produttrici Usa che installano Green Dam.
Alcuni analisti commentano che il governo non è credibile quando sostiene che il filtro non è mai stato obbligatorio, poiché avrebbe potuto allora dirlo subito quando ci sono state accese critiche.
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