del nostro redattore Carlo Mafera
Usare le e-mail per comunicare porta spesso alle incomprensioni e nella peggiore delle ipotesi ai litigi. Alcuni ricercatori americani hanno approfondito l’argomento arrivando a queste conclusioni, in quanto il messaggio scritto è privo dei contenuti emotivi che accompagnano il messaggio stesso. Spesso siamo consapevoli di tale limite, ma per abitudine sopravvalutiamo la nostra capacità comunicativa per un eccesso di egocentrismo e non vogliamo assolutamente accettare il fatto che il nostro interlocutore avrebbe tutto il diritto di interpretarlo in modo diverso. I ricercatori Epley e Kruger mettono in evidenza che cerchiamo in tutta buona fede di metterci nei panni degli altri e di supporre l’altrui punto di vista, ma utilizziamo sempre noi stessi come punto di riferimento. E così facendo non riusciamo a passare oltre il nostro grado di conoscenza soggettiva.Così, come tutti intuiscono e nessuno mette in pratica, è meglio affidarsi alle parole e al telefono o meglio ancora all’incontro personale e visivo. Gli antichi romani dicevano “verba volant, scripta manent” ma per quanto riguarda la trasmissione di contenuti emotivi, questo proverbio non vale. I ricercatori hanno scoperto che nel solo nel 56% dei casi i destinatari del messaggio avevano recepito correttamente il tono del messaggio via e-mail. E quel che è peggio, non era sufficiente che ci fosse un rapporto di amicizia o di conoscenza per rimediare alla possibilità di fraintendimento, perché i malintesi erano equamente distribuiti tra conoscenti ed estranei. Il dato essenziale è che non c’è nessuna cosa che possa sostituire, nella comunicazione scritta, il linguaggio non verbale il quale è costituito dal tono della voce e dalla gestualità che incrementano il messaggio e offrono all’ascoltatore importanti chiavi di interpretazione. Tutto ciò non esiste nella comunicazione scritta, la quale, tra l’altro, è utilizzata(a causa delle e-mail) due,tre quattro volte al giorno per comunicare con la stessa persona quando fino a qualche anno fa ci volevano giorni se non mesi per scambiare notizie con l’interlocutore. Si aveva quindi tutto il tempo per comprendere il messaggio e per rispondere con ponderatezza. Adesso, con la possibilità di rispondere in tempo reale, si è portati ad una facile reazione innescando risse. Si dovrebbe essere sicuri di aver compreso o almeno di chiedere delle spiegazioni all’interlocutore che avrebbe quindi la possibilità di spiegare il contenuto.
Così, anche in questo caso, si è potuto constatare che la tecnologia può essere un idolo sul cui altare possiamo sacrificare amicizie e amori distrutte magari da un semplice fraintendimento o da un sms. Ne vale la pena!!! Torniamo al caro e vecchio telefono o all’incontro personale guardandosi negli occhi. Ma forse, per la fretta o la paura di incontrare l’altro usiamo il freddo mezzo tecnologico. Mac Luhan affermava “il mezzo è il messaggio” e cioè se utilizziamo un dato mezzo prevalentemente per comunicare con l’altro è già significativo per comprendere il tipo di rapporto che abbiamo con l’altro.
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