sabato, luglio 25, 2009
L'Undp pubblica il rapporto 2009 sulla condizione del mondo arabo, dal quale emerge una situazione drammatica

PeaceReporter - Ci sono parole che pesano come pietre. Il 21 luglio 2009 è stato pubblicato l'Arab Human Development Report 2009, uno studio che il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (Undp) commissiona, ogni anno dal 2002, a un gruppo di cento intellettuali arabi indipendenti. ''La sicurezza umana è un prerequisito fondamentale per lo sviluppo umano. La diffusa mancanza di sicurezza nei paesi arabi li costringe in una condizione di sottosviluppo. L'insicurezza umana nella regione araba è endemica, sempre più intensa e con conseguenze che riguardano un numero crescente di persone, soffocando sempre più le possibilità di sviluppo del mondo arabo''. Un quadro soffocante, claustrofobico. Lo stesso quadro che, con parole di rara intensità, rese il giornalista libanese Samir Kassir nel suo libro L'infelicità araba. Uscito postumo, perché Samir venne ucciso in un attentato nella sua Beirut il 2 giugno 2005. A proposito di sicurezza umana.
''Il mondo arabo ha perso il tipo di fondamenta morali e materiali che sono alla base di una vita sicura, i mezzi di sussistenza per garantire alla maggioranza della popolazione un livello accettabile di esistenza'', continua il rapporto di 208 pagine, che individua nella malnutrizione, nello scarso accesso alle risorse idriche, nella corruzione delle istituzioni alcune delle cause di questo mancato sviluppo. Il tutto aggravato da una crescita demografica senza sosta: se nel 1980 l'Undp calcolava in 150 milioni gli abitanti della regione che va dal Marocco all'Iraq, nel 2015 si stima che nella stessa terra vivranno 395 milioni di persone. Una popolazione, per il 60 percento, sotto i 25 anni di vita, ma che si confronterà con un mercato del lavoro quasi inesistente. Servirebbe uno sforzo enorme a livello di programmazione economica, capace di generare 50 milioni di posti di lavoro entro il 2020.
Crisi economica e cattiva gestione. Un'economia, secondo gli studiosi che hanno lavorato al rapporto, che viene 'drogata' dai proventi del petrolio che però riguardano solo pochi paesi e, all'interno di questi ultimi, pochissime persone. Quindi ragionare in termini di reddito pro capite è fuorviante, perché le sperequazioni all'interno della regione araba sono ancora più violente che altrove. La prima raccomandazione del rapporto, dunque, è per i governi dei paesi arabi ricchi grazie all'oro nero. Devono emanciparsene, fino a quando possono. Anche perché è un bene esauribile e se le lobby al potere in stati come l'Algeria o i paesi del Golfo Persico non saranno capaci di diversificare gli investimenti dei proventi del petrolio e non sapranno usare il denaro per creare sviluppo, nei loro paesi la situazione è destinata a peggiorare. Questa è un'analisi più che condivisibile anche se, come spesso accade con i documenti ufficiali delle agenzie Onu, si denuncia la situazione lasciando perdere le cause che l'hanno generata. Uno dei passaggi chiave del libro di Kassir era proprio il j'accuse diretto a tutti quei paesi ricchi che per gli interessi economici legati a petrolio tengono in vita governi illiberali che soffocano le società civili arabe. Finendo così per spingere tra le braccia del fondamentalismo islamico una massa di giovani ai quali manca il respiro, chiusi tra povertà e dittatura, senza nessuna possibilità di emanciparsi.

Senza libertà. Un riferimento chiaro all'assenza di regole democratiche nella regione araba lo descrive anche il rapporto Undp, quando parla dei sistemi giudiziari. ''Tutti i sistemi giudiziari arabi, come quelli legislativi, soffrono di una forma di sottomissione al potere esecutivo che ne mina qualsiasi parvenza d'indipendenza. In sei paesi, poi, è vietata la costituzione di partiti politici, in altri casi la repressione di qualsiasi forma di dissenso funziona meglio del divieto esplicito - spiega il rapporto - E' necessario un sostegno alla nascita di programmi di sviluppo democratico e di programmi di rafforzamento degli stessi. Per garantire uno sviluppo sotto tutti i punti di vista, dall'assistenza sanitaria alle pari opportunità, fino ai programmi alimentari per sconfiggere la fame'', concludono gli autori del documento. ''Il problema per i nostri paesi è che il concetto di sicurezza è legato solo all'apparato militare e poliziesco'', commenta Amat al-Alim Alsowa, direttore dell'ufficio dell'Undp per gli stati arabi, ''la sicurezza di una popolazione passa attraverso, invece, la sconfitta della fame, dell'ignoranza, della discriminazione e della disoccupazione''.

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