giovedì, luglio 09, 2009
Il cardinale Tauran dopo l’incontro interreligioso in Kazakhstan

RadioVaticana - Individuare i valori per un’etica universale al servizio della famiglia umana: è uno degli auspici espressi dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, alla terza edizione del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, svoltosi nei giorni scorsi ad Astana, in Kazakhstan. Intervistato da Hélène Destombes, il cardinale Tauran si sofferma sul significato di questo incontro:

R. – E’ l’occasione per fare il punto, ogni due-tre anni, sullo stato della libertà religiosa non solo in Kazakhstan – dove la situazione è relativamente soddisfacente – ma nel mondo in generale e in particolare nel continente asiatico. Si è trattato di un incontro tra amici, direi, perché le persone si conoscevano, l’atmosfera era di grande spontaneità… Quello che colpisce, in Kazakhstan, è l’apertura spirituale. C’è una chiesa locale piccola che dà però grande testimonianza della sua vitalità, con mezzi limitati ma con grande dignità… Abbiamo potuto redigere una dichiarazione comune nella quale si parla, ovviamente, della libertà di religione, in particolare del diritto di praticare la propria fede in pubblico e in privato; abbiamo anche sottolineato il fatto che le religioni sono fattori di pace e non di separazione. Abbiamo ribadito poi la necessità di evitare di manipolare la religione per fini politici … nell’insieme, vorrei dire che si è trattato di un incontro positivo.

D. – Gli ortodossi sono una buona presenza, in Kazakhstan. Quali sono i rapporti con i cattolici, per quanto riguarda il dialogo ecumenico?
R. – I rapporti sono buoni, anche se personalmente mi è dispiaciuto – e l’ho detto agli organizzatori della conferenza, perché questo incontro è stato organizzato dallo Stato – che non siano sufficientemente coinvolti gli ortodossi. Credo che questo sia un aspetto importante. Ma spesso ho constatato che questi piccoli problemi che noi avvertiamo non sono dovute alla malafede o ad una sorta di prevenzione nei riguardi dei cristiani, ma soprattutto ad una carente conoscenza. Nel comitato preparatorio è presente sempre un cristiano, ed è opportuno chiedere loro un consiglio perché per gli organizzatori è difficile comprendere – per esempio – in quale misura debba essere rappresentata la Chiesa ortodossa, quella luterana, quella calvinista: è tutto un po’ complicato, quando non si è cristiani…

D. – Qual è oggi, a 20 anni dall’indipendenza del Paese, l’aiuto che le religioni possono apportare alla società kazaka, ancora in fase di costruzione?
R. – Penso innanzitutto all’aiuto che possono dare, in modo molto semplice, valori come il lavoro, l’onestà, la solidarietà, la religione, la pietà personale…

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