lunedì, giugno 01, 2009
Con stupore siamo entrati in questa celebrazione, supplicando con forza : " Veni Creator Spiritus". È la Pentecoste! Oggi celebriamo la discesa dello Spirito vivificante, oggi lo Spirito Santo è effuso su tutta la terra, su ogni uomo.

Ofm.org - In questa santa notte, come abbiamo pregato all'inizio della Veglia: " si rinnova il prodigio della Pentecoste". Eccoci allora a celebrare il mistero nella contemplazione della luce, nell'ascolto della Parola, nella silenziosa adorazione eucaristica, compiendo tutto questo insieme con Maria, la Vergine degli Angeli, la Sposa dello Spirito Santo, colei che ancora una volta accompagna i discepoli del suo Figlio e prega insieme con loro in ardente attesa del dono dello Spirito.

Abbiamo iniziato la nostra celebrazione con il simbolo della luce cantando. " Accende lumen sensibus, infonde amorem cordibus". Nella sacre Scritture lo Spirito Santo non proclama mai il proprio nome, ma sempre quello del Padre o del Figlio. Non ci insegna a dire: Ruach, che è il suo nome, ma Abbà, cioè Padre, e Maranatha. Cioè Signore Gesù! Lo Spirito si rivela rivelando altre persone. Sconosciuto, egli è colui che fa conoscere ogni cosa. Lo Spirito Santo dunque è luce; luce nel senso che illumina le cose, rimanendo essa stessa nascosta. Ma è proprio così facendo che egli si dà a conoscere per quello che è.

San Basilio Magno lo spiega in base alla profonda osservazione che ciò che è causa del vedere, è visto insieme a ciò che si vede. Mostrandoci il Figlio - che è l'immagine di Dio e lo splendore della sua gloria - il Paraclito rivela se stesso ( Basilio Magno, Sullo Spirito Santo, XVI 64 PG 32,185 ). L'illuminazione dello Spirito allora ci permette, anche questa sera di fare esperienza viva di Cristo, luce da luce, splendore della gloria del Padre ( cf. preghiera iniziale ), e di accogliere insieme al Padre e al Figlio il medesimo e vivificante Spirito. L'illuminazione dello Spirito ci permette dunque di fare esperienza viva del Dio Uno e Trino.

Ed è sotto questa luce che noi abbiamo ascoltato e accolto nel rendimento di grazie la Parola di Dio che abbiamo proclamato. Una parola che illumina ancora una volta la nostra vita e ci aiuta ad entrare nella profondità del mistero che con tutta la Chiesa celebriamo, facendoci comprendere che cosa lo Spirito Santo opera nella vita del mondo e dei credenti. Ripercorriamo brevemente i testi proclamati.
Il giorno di Babele segnò per gli uomini la sciagura della divisione per incomunicabilità Il giorno di Pentecoste restaura la gioiosa possibilità del dialogo ritrovato per la potenza redentrice del sacrificio di Gesù. Egli morì non per una nazione, ma per radunare tutti i figli di Dio dispersi. Così, come abbiamo pregato, la terra può diventare una solo famiglia e ogni lingua può proclamare che Gesù è il Signore ( cf. orazione alla prima lettura ). Accogliendo il dono dello Spirito siamo dunque chiamati a diventare strumenti e segni di unità.

Ai piedi del Sinai, Dio si sceglie un popolo. Egli fa sempre le sue scelte. Ha preferito i poveri per parlare del suo amore; ha scelto dei discepoli per farli testimoni della risurrezione. Ma, a sua volta, anche l'eletto da Dio è costretto a fare delle scelte: gli avvenimenti di cui è testimone non sono semplici fatti di cronaca: lo impegnano direttamente. Chi è stato liberato, si sente chiamato a sua volta a un'opera di liberazione. Il fuoco del Sinai è lo stesso fuoco del Cenacolo. Nasce un nuovo popolo chiamato a far conoscere la salvezza e la liberazione che Cristo ha portato. Ecco chi diventiamo accogliendo il dono dello Spirito.

Lo Spirito che noi invochiamo, perché scenda ancora abbondante su tutti noi, è lo Spirito del Signore che dona vita. La visione di Ezechiele è molto eloquente a tal proposito. Il deserto delle ossa aride e secche, vivificate dalla Parola di Dio e dallo Spirito, diventa il simbolo di Israele senza speranza, a cui Dio promette sopravvivenza e liberazione. La vita nuova che lo Spirito Santo dona continuamente alla sua Chiesa è la continua risurrezione che trasforma la nostra vita e ci rende capaci di speranza dentro le diverse situazione di morte.

A Gerusalemme il giorno di Pentecoste i discepoli annunziavano in varie lingue le grandi opere di Dio e tutti comprendevano il messaggio di salvezza. Si compiva quello che il profeta Gioele predisse: un popolo intero è capace di profetizzare. Lo Spirito ci rende testimoni e profeti.
Ecco cosa compie in noi lo Spirito Santo, portando a compimento tutta la storia della salvezza. Lo Spirito Santo, come afferma la quarta preghiera eucaristica, è infatti colui che ci aiuta a non vivere più per noi stessi e a perfezione l'opera di Dio nel mondo compiendo ogni santificazione. L'apostolo Paolo ci ha ricordato poi che lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza. È lui che prega in noi, è lui che ci fa comprendere i misteri del regno di Dio, è lui che ci fa entrare nell'intimità di Dio.

Raccogliamo il grido di Gesù che forte risuona questa sera anche per noi: " Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo seno sgorgheranno fiumi d'acqua viva". È il richiamo a dissetarci a quell'acqua zampillante che è lo Spirito Santo, dono del Cristo Risorto. È in Cristo che la nostra vita ha senso e chi fa esperienza dello Spirito, cioè di quest'acqua viva, di questa sorgente che zampilla per la vita eterna, incontra il Cristo ed è anche chiamato a far conoscre agli altri, che solo Cristo è l'amore gratuito, che sazia il cuore dell'uomo. Quando nel cuore dell'uomo alberga lo Spirito Santo, quando egli prende dimora dentro di noi, la vita cambia. Cambia la nostra mentalità, il nostro modo di pensare ed agire: non viviamo più per noi stessi, ma viviamo nel dono e nel perdono. Viviamo da Risorti. Così la Pasqua si compie nella nostra vita e non solo nel tempo liturgico.

Attuali più che mai mi sembrano le parole di papa Paolo VI che in una udienza del 29 novembre 1972 diceva: " Quale bisogno avvertiamo, primo e ultimo, per questa nostra Chiesa benedetta, quale?", E potremmo aggiungere noi frati minori qui radunati alla Porziuncola per il Capitolo generale, " Quale bisogno avvertiamo per la nostra fraternità universale?". Paolo VI rispondeva e diceva anche per noi: " Avvertiamo il bisogno dello Spirito, lo Spirito Santo, animatore e santificatore della Chiesa, suo respiro divino, il vento delle sue vele, suo principio unificatore, sua sorgente interiore di luce e di forza, suo sostegno e sua consolatore, sua sorgente di carismi e di canti, sua pace e suo gaudio….La Chiesa ha bisogno della sua perenne Pentecoste; ha bisogno di fuoco nel cuore, di parola sulle labbra, di profezia nello sguardo…..Ha bisogno la Chiesa di sentir fluire per tutte le sue umane facoltà l'onda dell'amore, di quell'amore che si chiama carità, e che appunto è diffusa nei nostri cuori proprio dallo Spirito Santo".

Forse è proprio per questo che Francesco voleva che i suoi frati si radunassero a Capitolo nel tempo di Pentecoste. Forse è proprio questo che intendeva quando affermava che il ministro generale dell'Ordine è lo Spirito Santo. Forse è proprio questo che voleva e vuole dai suoi frati e cioè che " facciano attenzione che sopra ogni cosa devono desiderare di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione" ( Rb X, 8 ).
Alla vergine Maria che Francesco invoca e saluta con i titoli di " Figlia e ancella dell'altissimo sommo Re, il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo" ( Antifona UffPass 2 ) affidiamo la nostra vita e la comprensione di quanto lo Spirito dice oggi alla sua Chiesa, a tutto il nostro Ordine e a ciascuno di noi. " Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice …" ( Ap 2,7b ) in questa sera di grazia.


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