Un comandante dell’esercito ucciso per aver sottratto 1,8 milioni di dollari a un uomo d’affari cinese, vicino alla famiglia di Kim Jong-il. L’esecuzione è avvenuta davanti a 170mila persone. Due funzionari ministeriali uccisi per aver eseguito un comando – sbagliato – del “Caro leader”.
Pyongyang (AsiaNews/Agenzie) – Pyongyang ha giustiziato tre uomini, colpevoli di errata gestione dei fondi e cattiva amministrazione. Lo riporta una organizzazione per i diritti umani in Corea del Nord (NKnet) nel magazine NK In&Out, che riferisce di due diversi casi avvenuti a febbraio e marzo di quest’anno. Oh Kum Chol, capo di un reparto speciale dell’esercito nord-coreano nella guarnigione di Haeju, è stato ucciso nel marzo scorso davanti a circa 170mila persone. L’uomo, responsabile del Comando per la sicurezza interna, è stato condannato a morte ufficialmente per “adulterio”. Fonti locali riferiscono però che il vero capo di accusa a carico di Oh è appropriazione indebita. Egli avrebbe sottratto circa 1,8 milioni di dollari appartenenti a uno dei figli di Chang Wool Hwa, uomo d’affari cinese che ha aiutato Kim Il-sung – padre di Kim Jong-il e Padre della patria – nella guerra contro la Corea del sud. Chang è ricordato come “un simbolo della cooperazione sino-nordcoreana” e i figli sono figure di primo piano nei rapporti commerciali fra i due Paesi.
Il secondo episodio è avvenuto a febbraio: due funzionari del Ministero dell’industria elettrica sono stati giustiziati per aver “interrotto le forniture di energia” all’acciaieria Sunjin a Kimchaek, nella provincia di North Hamkyung. La fabbrica è uno dei punti di forza nel commercio fra Cina e Corea del Nord. Le fonti locali riferiscono che è stato Kim Jong-il in persona a deviare il rifornimento di elettricità dall’acciaieria alla capitale, a corto di energia. La mancata fornitura energetica ha però causato un danno enorme alla fabbrica, costretta a interrompere la produzione. La condanna è stata eseguita il 20 febbraio.
Dopo un bando di oltre sette anni a causa delle pressioni internazionali, nel 2007 la Corea del Nord ha ripreso le esecuzione pubbliche; fra i primi giustiziati il direttore di una fabbrica, ammazzato perché “ha telefonato all’estero”. In Corea del Nord la pena di morte è sancita dalla dittatura comunista al potere ed è applicata per diversi reati. Pyongyang afferma di “non aver mai violato i diritti umani”, ma nelle carceri del Paese vivono in condizioni disumane circa 150mila detenuti.
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Dopo un bando di oltre sette anni a causa delle pressioni internazionali, nel 2007 la Corea del Nord ha ripreso le esecuzione pubbliche; fra i primi giustiziati il direttore di una fabbrica, ammazzato perché “ha telefonato all’estero”. In Corea del Nord la pena di morte è sancita dalla dittatura comunista al potere ed è applicata per diversi reati. Pyongyang afferma di “non aver mai violato i diritti umani”, ma nelle carceri del Paese vivono in condizioni disumane circa 150mila detenuti.
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