venerdì, maggio 15, 2009
Il fenomeno del lavoro forzato ha assunto ormai una “dimensione mondiale”: in Asia sono più di 6 milioni i lavoratori senza voce né diritti

Radio Vaticana - In questo tempo di crisi economica aumenta il rischio della diffusione del lavoro forzato. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato dall'agenzia delle Nazioni Unite per il lavoro (Ilo). Le “pratiche immorali, fraudolente e criminali” associate al lavoro starebbero crescendo in ogni Continente: tra le prime vittime dello sfruttamento – denuncia l’Ilo – ci sono gli immigrati irregolari. Ufficialmente, le vittime del lavoro forzato sono almeno 12,3 milioni. L’ammontare delle somme illecitamente sottratte ai lavoratori attraverso la coercizione supera i 20 miliardi di dollari l’anno. Il fenomeno ha assunto ormai una “dimensione mondiale”: in Asia sono più di 6 milioni i lavoratori senza voce né diritti. In America Latina sono circa un milione a lavorare contro la propria volontà. In Africa il numero di persone vittime del lavoro forzato è di almeno mezzo milione. La piaga – denuncia l’agenzia dell’Onu - non risparmia neanche i Paesi più industrializzati dove i casi stimati sono circa 113 mila. Ufficialmente, le legislazioni nazionali “sono state rafforzate” ma in certi casi – si sottolinea nel rapporto ripreso dal quotidiano Avvenire – il reato è definito ancora in modo troppo vago: “Le legislazioni nazionali restano così lettera morta, anche in ragione del potere locale acquisito dalle reti criminali coinvolte”. L’Organizzazione delle Nazioni Unite considera come forzato ogni lavoro eseguito sotto la minaccia di una pena e contro la volontà della persona che “causa indicibili sofferenze”. (A.L.)


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