La notizia sulla strage di Farah si è diffusa rapidamente in tutto il paese proprio mentre il presidente Hamid Karzai si trovava a Washington
Agenzia Misna - Una folla di dimostranti si è radunata questa mattina nella città di Farah (ovest) scandendo slogan anti-americani e lanciando sassi contro uffici governativi in segno di protesta per la morte di decine di civili - secondo alcune fonti circa 120 - uccisi tra lunedì e martedì durante incursioni aeree statunitensi; alcune fonti riferiscono anche di incidenti tra manifestanti e polizia. Sebbene manchi un bilancio definitivo, la presenza di decine di corpi senza vita è stata confermata dalla Croce Rossa che ha inviato sul posto una sua delegazione.
La portavoce della Croce Rossa Dimitra Krimitsas, contattata a Ginevra, ha detto alla MISNA che l’organizzazione umanitaria non è in grado di riferire il numero esatto delle vittime; la responsabile ha aggiunto che operare sul posto resta rischioso. La notizia sulla strage di Farah si è diffusa rapidamente in tutto il paese proprio mentre il presidente Hamid Karzai si trovava a Washington per colloqui con il presidente americano Barack Obama e quello pachistano Asif Ali Zardari. I tre hanno discusso di questioni di sicurezza regionale relative alla zona di confine tra i due paesi asiatici e in vista dell’invio di altri 21.000 soldati americani. Inevitabile anche un confronto sui frequenti casi di vittime civili che hanno reso più difficili le relazioni di Washington con Islamabad e Kabul. Secondo diverse fonti di stampa internazionali, gli scontri erano cominciati nella mattina di lunedì quando nella provincia di Farah erano arrivati combattenti talebani (sembrerebbe anche di origine pakistana e iraniana) che avevano ingaggiato combattimenti con soldati delle forze speciali della marina americana; questi avrebbero chiesto l’intervento dell’aviazione, che ha bombardato alcune strutture nei pressi del villaggio di Gerani, distante tre chilometri dal luogo degli scontri, villaggio dove in precedenza si erano rifugiati i civili per sfuggire ai combattimenti. La coalizione internazionale sotto comando Nato che opera in Afghanistan (Isaf) ha reso noto di aver aperto un’inchiesta.
Agenzia Misna - Una folla di dimostranti si è radunata questa mattina nella città di Farah (ovest) scandendo slogan anti-americani e lanciando sassi contro uffici governativi in segno di protesta per la morte di decine di civili - secondo alcune fonti circa 120 - uccisi tra lunedì e martedì durante incursioni aeree statunitensi; alcune fonti riferiscono anche di incidenti tra manifestanti e polizia. Sebbene manchi un bilancio definitivo, la presenza di decine di corpi senza vita è stata confermata dalla Croce Rossa che ha inviato sul posto una sua delegazione.La portavoce della Croce Rossa Dimitra Krimitsas, contattata a Ginevra, ha detto alla MISNA che l’organizzazione umanitaria non è in grado di riferire il numero esatto delle vittime; la responsabile ha aggiunto che operare sul posto resta rischioso. La notizia sulla strage di Farah si è diffusa rapidamente in tutto il paese proprio mentre il presidente Hamid Karzai si trovava a Washington per colloqui con il presidente americano Barack Obama e quello pachistano Asif Ali Zardari. I tre hanno discusso di questioni di sicurezza regionale relative alla zona di confine tra i due paesi asiatici e in vista dell’invio di altri 21.000 soldati americani. Inevitabile anche un confronto sui frequenti casi di vittime civili che hanno reso più difficili le relazioni di Washington con Islamabad e Kabul. Secondo diverse fonti di stampa internazionali, gli scontri erano cominciati nella mattina di lunedì quando nella provincia di Farah erano arrivati combattenti talebani (sembrerebbe anche di origine pakistana e iraniana) che avevano ingaggiato combattimenti con soldati delle forze speciali della marina americana; questi avrebbero chiesto l’intervento dell’aviazione, che ha bombardato alcune strutture nei pressi del villaggio di Gerani, distante tre chilometri dal luogo degli scontri, villaggio dove in precedenza si erano rifugiati i civili per sfuggire ai combattimenti. La coalizione internazionale sotto comando Nato che opera in Afghanistan (Isaf) ha reso noto di aver aperto un’inchiesta.
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