giovedì, maggio 07, 2009
"Scrivere un romanzo è una scoperta di tutto un mondo che si concretizza da un unico pensiero che sfocia in un oceano di vite, sensazioni, emozioni". Sono le parole di Monica Cardarelli, scrittrice e redattrice di Perfetta Letizia, che attraverso una riflessione sull'arte della scrittura ci parla dei suoi libri ed in particolare di "Parentesi di Luna", opera narrativa il cui spessore è stato riconosciuto dalla critica con l'assegnazione di vari premi letterari e che presentiamo anche quì sulla nostra rivista.

di Monica Cardarelli

Per chi scrive, ogni libro ha un suo carattere, una sua storia. C’è sempre un motivo per cui nasce un libro, un progetto che si sogna prima di scriverlo. Un figlio lo si desidera e si pensa a come potrebbe essere realmente anche prima della sua nascita. Così per un’opera narrativa, ogni manoscritto nasce da un’idea, un progetto dell’autore e quando si inizia a scrivere non si sa ancora dove lui ci porterà perché non si può sapere in anticipo il suo carattere. Il processo di scrittura è un percorso. In genere, si sa da dove si parte e quali strade si vogliono intraprendere ma non si sa dove questo percorso ci porterà. Non si sa per quali scorciatoie o salite i protagonisti si avventureranno e soprattutto, non si sa cosa e chi si può trovare lungo il cammino.
Ecco allora che da un punto di partenza iniziale, poco a poco, delineando i personaggi, dandogli dei nomi e delle fisionomie, l’autore si accorge che loro, i protagonisti, gli sfuggono di mano (o meglio, gli prendono la mano) e gli presentano un loro mondo, tutto loro, a cui lui inizialmente non aveva proprio pensato.
Scrivere un romanzo è una scoperta di tutto un mondo che si concretizza da un unico pensiero che sfocia in un oceano di vite, sensazioni, emozioni.
È un percorso estremamente affascinante e accattivante per chi riesce a seguirlo perché è anche, in parte, un percorso di scoperta personale.
Ogni scrittore si mette in gioco, dà qualcosa di sé alle proprie opere, proprio come un genitore che trasmette i propri caratteri somatici e caratteriali al proprio figlio.
Da un simile percorso, ho visto realizzarsi e staccarsi da me la mia prima opera narrativa ‘Pensieri, parole scritte, lunghi silenzi’ (Ed. Sovera) un racconto epistolare e, successivamente, il romanzo ‘Parentesi di luna’ (Ed. Firenze Libri).
Ambedue sono in attesa di un terzo arrivo, previsto per settembre, e sono già in compagnia di due opere teatrali, con un carattere e un genere quindi ancora diverso, ‘Tra cielo e terra’ testo su Jacopone da Todi e ‘Te veramente felice!’ testo teatrale su Santa Chiara d’Assisi.
Diversi, come dicevo, gli stimoli che spingono ad avvicinarsi ad alcuni temi in particolare. In genere, ciò è dipeso da urgenze personali, dalla necessità di soffermarsi di volta in volta a riflettere su alcuni temi o caratteri.
L’idea primaria che ha dato origine a ‘Parentesi di luna’ era l’analisi di come nella vita di ciascuno di noi ci siano dei sentimenti, degli stati d’animo, delle emozioni che ritornano e che sono comuni a tutti gli esseri umani, in qualunque paese e in qualunque momento storico vivano.
Partendo da ciò, ho voluto raccontare la storia di due persone, Sergio e Sofia, che vivono in paesi diversi e non si incontreranno mai. Questo il punto di partenza che però mi ha poi portato più lontano, molto lontano, presentandomi anche i figli dei due protagonisti, il rapporto fra genitori e figli e molto altro, non ultimo il rapporto col tempo.
Tutto il racconto si snoda in tre momenti temporali, raccontato a ritroso: passato, presente e futuro.


Libro "Parentesi di Luna"
critica letteraria di Flavia Weisghizzi

“Ci sono storie che sono destinate a incrociarsi. Ci sono invece storie destinate a non incontrarsi mai, come binari paralleli che proseguono il proprio viaggio verso l’infinito.
Eppure, proprio come binari di un treno, corrono legate le une alle altre, strette da traversine che impediscono di avvicinarsi troppo ma anche di deragliare.
Sofia e Sergio, due persone che non hanno in apparenza nulla in comune. La storia di lei è legata alla valle di un piccolo centro montano, quella di lui al mare del Portogallo.
Non si conoscono e non si conosceranno mai, eppure…
Eppure le loro vicende scorrono complementari, entrambi partono alla ricerca del proprio passato, per far luce sulle ombre dolorose che li hanno segnati da bambini, entrambi trovano per caso l’amore, in un’estate piena di gioia, entrambi rimarranno soli come sono sempre stati.
Ma c’è un passato in questa vicenda e c’è un futuro, che è quello dei figli cui raccontano la loro storia, come a voler chiudere definitivamente l’era dei segreti e dar loro la forza di accettare il loro presente, nella consapevolezza delle loro origini.
Sofia e Sergio non si incontreranno mai, ma sarà la luna a riflettere l’uno per l’altro, i loro sorrisi.
Parentesi di luna è prima di tutto un romanzo sulla ricerca del sé attraverso la scoperta del nostro passato, un lungo e non facile percorso di autodeterminazione dei protagonisti che nel confronto con gli altri, silenziose comparse che si affacciano di tanto in tanto nelle pagine e soprattutto con i loro compagni, Giulio e Valentina, riusciranno a ricostruire una propria dimensione.
Questi personaggi vengono ritratti all’alba di una loro rinascita, e si confrontano, da stranieri in terra straniera, con la vita che per un caso del destino ha dato ad entrambi la possibilità rara di compiere una svolta, anzi La svolta.
Sono personaggi che sembrano nascere in quel momento, carichi di un futuro più che di un passato, e di una voglia di diventare artefici del proprio destino.
L’amore, la mancanza. Questi sono forse i due temi più significativi del libro. L’amore e la mancanza.
La mancanza dell’amore è il motore immobile di tutte le ricerche, dei genitori e dei figli, che come in una tragedia greca espiano i mali dei padri e in qualche modo rendono loro la salvezza, spezzando la catena della sofferenza.
Come in una tragedia greca Monica Cardarelli racconta questa vicenda attraverso le storie dei padri e dei figli: tre generazioni che si compenetrano in un romanzo circolare.
Una eterna sequenza di partenze e ritorni di ricerche che sono destinate a completarsi forse solo in uno sguardo.
Monica Cardarelli ci racconta le vicende di Sergio e Sofia premendo l’acceleratore sulle loro storie e soffermandosi a riflettere sui momenti più significativi delle loro esistenze.
Come da lettere dedicate ai figli, le voci dei due protagonisti si levano raccontando brandelli di vita.
Monica vede e fa vedere Sergio e Sofia all’inizio della loro ricerca, quando incontrano il compagno della propria vita, quando esso se ne va, portandosi dietro un pezzo importante della loro anima.
Li fa vedere mentre piangono, mentre sono felici, ma soprattutto mentre vivono.
Prendendo a prestito le tecniche teatrali, ponendo sul palco una scenografia vuota di quasi tutto, se non del mare, delle montagne, della luna e dei sorrisi, Monica Cardarelli impernia la sua narrazione sui gesti, sulle cose, sui sorrisi: piccole attenzioni, piccoli particolari che comunicano più delle parole, talvolta inutili, spesso di troppo.
Tutto è rivissuto attraverso lo sguardo dei protagonisti, in una dimensione di sospensioni interiori che si affranca così dallo scorrere del tempo.
Noi sappiamo che è passato dalle foglie che si arrossano e cadono come gocce di sangue sulle strade, ma in realtà, il tempo interiore si ferma nel momento dell’incontro con l’altro e rimane così, impercettibilmente in attesa fino alla fine del senso della vita, che non è la morte, ma la fine dell’amore.
Parentesi di luna è un libro che ha il suo punto di forza nella struttura, una struttura che racconta il parallelismo di due vite diverse e divise, eppure così vicine.
Il racconto, l’oralità, la tradizione, si fanno così protagonisti assoluti, assieme alla memoria.
In questo romanzo la memoria si fa spazio concreto di movimento, si interseca e si fonde con il tempo della narrazione, e il ricordo si moltiplica nei luoghi del passato, del presente e del futuro.
Eppure nella sua moltiplicazione ritorna a una unità di fondo, che è qualcosa che si eredita per diritto di sangue, quella memoria fisiologica scritta nel DNA che, come queste due storie, è formato da due catene unite ma divise, la doppia elica che si spiralizza densamente come le vicende di Sergio e Sofia ma che fa parte di un progetto più grande, che sfugge se lo si guarda troppo da vicino e si fa confuso se visto da lontano.
Bisogna seguirlo passo dopo passo, un pezzo alla volta e lasciarsi incantare dalla perfezione del suo progetto, un progetto che sfugge a noi che ne siamo così coinvolti, ma che ha la sua meta finale nel viaggio reale e simbolico che ha la vita come strada e il futuro come meta.
Perché forse, l’unico vero osservatore, che sa tutto e però tace, è proprio il sorriso silente della luna.”

“Parentesi di luna è, come altre opere di taglio moderno, un libro da leggere e non da raccontare. L’incisività delle sue formule, l’intensità rappresentativa di eventi, luoghi e personaggi, il tratto che assume i toni di un forte cromatismo lirico, si associano a ‘scene’ e a ‘dialoghi’ dall’efficace resa scenografica. E’ proprio quello che potremmo definire come il ‘piglio teatrale’ di gran parte degli effetti narrativi, è ciò che rende assai difficile ‘spiegarne’ i contenuti. Le emozioni, infatti, non si descrivono. Si possono ‘vivere’ e basta anche in quel modo, tutto personale e, ripetiamolo ancora una volta, giocato sull’intersecarsi di più di una vicenda, di più di un contesto storico ed esistenziale. Sia come sia, “Parentesi di luna” è un omaggio che la narrativa, l’editoria, la cultura di Roma fanno, oggi, a Firenze”. (Paolo Briganti, Caffè storico letterario Giubbe Rosse, Firenze 22 febbraio 2008)

Al libro è stato assegnato il 1° Premio per la Sezione Narrativa Edita del Premio Nazionale “Il Delfino” 2007; il Premio Menzione d’onore “Prato: un tessuto di cultura” 2009 ACSI; il Premio Segnalazione al “Viareggio Carnevale” 2009.


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