giovedì, aprile 30, 2009
1 maggio: appello di Amnesty International per i lavoratori discriminati in Corea del Sud

Amnesty International - Molti lavoratori migranti in Corea del Sud vengono discriminati, sfruttati e costretti a operare in pessime condizioni. Nel novembre 2008, una missione di ricerca di Amnesty International ha visitato il paese e ha intervistato i lavoratori migranti, che in Corea del Sud sono almeno 700 mila. La maggior parte sono impiegati nel settore manifatturiero, agricolo e nella pesca. Circa un terzo di loro è irregolare e non ha quindi il permesso ufficiale per lavorare nel paese.

La Corea del Sud è stato uno dei primi paesi asiatici a riconoscere legalmente i diritti dei lavoratori migranti. Tuttavia, i lavoratori, sia regolari che irregolari, continuano a subire discriminazioni. Coloro che provengono dalla Cina, dal Vietnam, dal Bangladesh e da altri paesi della regione sono costretti a lavorare per molte ore senza che vengano loro pagati gli straordinari. Hanno a che fare con macchinari pesanti o con prodotti chimici pericolosi, hanno una formazione scarsa o nulla e non sono dotati di attrezzature di protezione. Quando avvengono incidenti sul posto di lavoro, molti lavoratori migranti non ricevono le adeguate cure mediche né alcun tipo di risarcimento. Molti di coloro che sono stati intervistati hanno subito gravi incidenti legati alle attività industriali, tra cui fratture, amputazioni degli arti e ustioni di terzo grado.

Le donne, in particolar modo, sono sottoposte a sfruttamento e ad abusi di tipo sessuale da parte di manager coreani e lavoratori migranti uomini. La loro vulnerabilità è accentuata dal fatto che spesso sono le uniche lavoratrici donne della fabbrica. Gli alloggi dei lavoratori migranti sono essenziali, si va da abitazioni in stile dormitorio a container per il trasporto trasformati in abitazioni con bagni e cucine all'esterno. Le donne condividono lo spazio con gli uomini; una donna intervistata ha raccontato che non aveva altra scelta che utilizzare lo stesso bagno.

Prima che un lavoratore migrante possa cambiare impiego, il datore deve firmare una sorta di documento di rilascio, ciò li rende ancora più soggetti a sfruttamento. Qualora non riescano a trovare una nuova occupazione entro due mesi vengono espulsi. Quando i datori di lavoro si rifiutano di concedere loro le dimissioni, questi si ritrovano in condizioni talmente insopportabili che non hanno altra scelta se non licenziarsi, diventando così lavoratori irregolari.

Irruzioni ed espulsioni
Nel settembre 2008, il governo ha annunciato la sua intenzione di espellere, entro il 2012, la metà dei circa 220 mila lavoratori irregolari stimati nel paese. Il 12 novembre, agenti dell'immigrazione e della polizia hanno fatto irruzione nelle fabbriche di Maseok, nella provincia di Gyeonggi, a nord di Seoul, arrestando 110 lavoratori migranti irregolari. Durante l'irruzione, a una migrante filippina è stato negato il permesso di andare in bagno ed è stata costretta a urinare in pubblico. Un migrante del Bangladesh si è rotto una gamba mentre tentava di fuggire, poi è stato ammanettato e ha dovuto aspettare cinque ore prime di essere trasportato in ospedale. "Ho urlato dal dolore e gli ho detto che la gamba mi faceva molto male", ha dichiarato. "Non potevo camminare e ho dovuto essere trasportato da cinque agenti dell'immigrazione in una sala d'attesa. Mi hanno preso in giro e detto di smettere di piangere e di esagerare.".

Almeno altri quattro migranti hanno dovuto essere ricoverati per ferite gravi, riportate nel tentativo di fuga. Il giro di vite continua e di conseguenza il numero dei casi di maltrattamento dei lavoratori migranti durante queste operazioni di repressione aumenta. Diversi lavoratori migranti detenuti sono stati espulsi senza che le autorità sud coreane li aiutassero a recuperare i loro salari non pagati. Il ministero della Giustizia ha stabilito che le azioni repressive di novembre "erano necessarie per dare un segnale forte contro il comportamento disordinato dei migranti illegali", che trasformano posti come Maseok in "tuguri" e "in focolai di criminalità".

Obiettivo sindacato
Anche il diritto dei lavoratori migranti di essere liberi di formare o di unirsi a sindacati è in pericolo. Le autorità hanno preso di mira i dirigenti del Sindacato dei migranti (Mtu) che sono stati arrestati ed espulsi tra novembre e dicembre 2007 e nel maggio 2008. Il ministero del Lavoro ha inoltre negato lo status legale di sindacato all'Mtu sulla base del fatto che i lavoratori migranti irregolari non hanno dal punto di vista legale gli stessi diritti, tra cui quello alla libertà di associazione, garantiti invece agli altri lavoratori regolari in Corea del Sud. Nei periodi di crisi finanziaria e di taglio dei costi, i migranti devono provvedere personalmente ai costi per il vitto e l'alloggio. Sono inoltre preoccupanti gli atti di xenofobia in aumento. Mentre il governo sudcoreano continua le azioni repressive, cresce la paura che i lavoratori migranti possano essere ulteriormente emarginati.

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