giovedì, aprile 30, 2009
Lezione–conferenza dell’arcivescovo Justo Mullor presso l’Università della Santa Croce


del nostro collaboratore Carlo Mafera - prima parte

“Sono inserito nella diplomazia pontificia da oltre mezzo secolo. Peccato che questo tipo d'incontri universitari non esistano da allora! Sarebbe stato positivo per tutti: per la Chiesa, per i giornalisti e per quanti, nei cinque continenti, credenti e non-credenti, s'interessano al "fenomeno religioso". Così ha esordito l’arcivescovo Justo Mullor alla lezione-conferenza sulla presenza della Santa Sede negli scenari internazionali presso l’Università della Santa Croce, venerdì 24 aprile. “Nel mondo globalizzato in cui viviamo - ha continuato l’arcivescovo - siamo costretti a scegliere tra il dialogo vero, fatto di reciproco e rispettoso interesse e mutua conoscenza, e il confronto sterile e sospettoso. Dopo la scoperta della pubblicità anche al servizio della politica, delle ideologie e di tutto ciò che potremmo chiamare "grandi interessi", l'informazione religiosa è diventata ulteriormente complessa. Esiste l'informazione religiosa ed anche le interpretazioni interessate della medesima.”

“Entriamo pienamente nel tema e facciamoci una domanda fondamentale: perché la Chiesa cattolica ha una diplomazia, chiamata pontificia, e non ce l'hanno altre chiese cristiane o altra confessioni religiose? È una domanda legittima, che molti di voi si saranno fatti prima di venire a Roma e che forse si fanno ancora. La risposta ha un doppio versante: l'uno teologico e l'altro storico.
Teologicamente - ha messo in evidenza l’arcivescovo Mullor - iI Vangelo di Matteo tramanda alla posterità queste parole di Gesù prima di concludere i due anni e mezzo della sua vita pubblica: A me è stato dato ogni potere in ciclo e in terra. Perciò andate, e fate diventare miei discepoli tutti gli uomini del mondo (...) Insegnate loro a ubbidire a tutto ciò che vi ho comandato. E sappiate che io sarò con voi, tutti i giorni,sino alla fine del mondo (Mat.28, 18-20).
In un mondo, dove molti considerano impossibile la trascendenza e la presenza di Dio tra gli uomini, ad alcuni possono sembrare enigmatiche queste parole. Non è sembrato così ai primi suoi discepoli né ai suoi attuali seguaci - ha proseguito Mullor - Cercare di realizzare tali parole ha implicato tutta una storia. Essa è ancora registrata dai vostri giornali: una storia di continua presenza e di frequente martirio, non solo ai tempi dell'impero romano, ma anche ora. Bastino questi nomi a provarlo: Hitler, Stalin, ieri; lo Stato di Orissa, nell'India di oggi. Per averne conferma, basta entrare - via internet - in un motore di ricerca e "cliccare": martiri cristiani oggi. Sono numerose le pagine dedicate al tema.

Con le parole di Gesù appena citate, prese sul serio - come tutte le altre restanti del Vangelo - la Chiesa ha cercato sin dai primi momenti di dialogare e di parlare con tutti: con poveri e ricchi, vicini e lontani, comprese le autorità e i responsabili sociali. In Cristo, Dio si è fatto storia particolarmente visibile: Dio è diventato uomo. Perciò i suoi discepoli mai hanno cercato di rifugiarsi in sette per iniziati, come gli gnostici. Il cristianesimo è stato progettato verso l'universalità e la storia: Pietro e Paolo sono partiti verso Roma, allora il centro del mondo, dove hanno trovato il martirio ma anche molteplici loro amici, sia al Trastevere di allora che alla stessa sua corte imperiale - così ha affermato il presidente emerito della Pontificia Accademia.

Sul questo intrinseco "dialogo con il mondo", quello di allora e quello dei secoli seguenti, tutti voi conoscete certamente la Gaudium et Spes, del Vaticano II. Alcuni di voi avranno forse già letto l'interessante libro “Indagine su Gesù” di un vostro collega italiano,Antonio Soccì, che dal Novembre scorso ha avuto già sette edizioni. La sua tesi è che, in quel breve periodo della sua vita pubblica, cioè in meno di tre anni vissuti in una delle provincie sperdute dell'Impero romano, Gesù ha capovolto la storia del mondo e esercita un fascino su tutti, anche su molti dei suoi dichiarati nemici. In quella postrema norma di parlare di Lui con tutti si trova anche la radice della diplomazia pontificia: oltre che con gli individui, la Chiesa ha sempre inteso parlare con le comunità formate dagli individui.

Storicamente: La Santa Sede ha una diplomazia pontificia anche perché è parte creativa della diplomazia in genere. Essa non ha origine in privilegi esterni o artificiali, ma nella storia da lei stessa creata, insieme ad alcune entità nazionali e internazionali, come, per esempio, il Sacro Romano Impero, l'Impero d'Oriente con sede a Costantinopoli, la Spagna e il Portogallo, la Francia e la Gran Bretagna, Venezia e Firenze del Cinquecento.

Nell'ancor recente discussione sulle "radici cristiane dell'Europa", coloro che hanno voluto ignorarle hanno ignorato pure la storia della gestazione della diplomazia, il cui più recente ed ampio capitolo è la creazione delle Nazioni Unite (1945) e l'ascesso alla sovranità nazionale delle "colonie" negli anni ‘60 de secolo scorso. Nell’epoca carolingia ebbe inizio il potere temporale dei Romani Pontifici. Questi, alla loro potestà religiosa, cominciarono ad unire una potestà politica. L'occasione storica fu fornita da Peppino il Breve e da suo figlio Carlo Magno, i quali offrirono crescenti e generose donazioni al Successore di Pietro. Questi, alla loro potestà religiosa, cominciarono ad unire una potestà politica. L'occasione storica fu fornita da Pipino il Breve e dal suo figlio Carlo Magno, il quali offrirono crescenti e generose donazioni al Successore di Pietro. Sin dall'epoca carolingia, la diplomazia pontificia diventa sempre più attiva ed ascoltata. Non va infatti dimenticato che la cristianità si estendeva allora dal Portogallo agli Urali. Lo Scisma di Oriente avvenne soltanto nel 1054. In tale contesto di costante incremento delle attività diplomatiche, alla fine del XV secolo avvenne la creazione delle ambasciate permanenti dei paesi cristiani a Roma e della Santa Sede nelle capitali dei medesimi.

Tra i primi Ambasciatori a Roma vanno citati quelli di Castiglia e di Aragona (1482), Venezia (1488), Francia (1500). Tra i Nunzi Apostolici (chiamati anche Collectores) quelli in Spagna (1492), Venezia (1500), Francia (1500), Impero Germanico (1513), Napoli (1514), Polonia (1555), Toscana e Savoia (1560), Portogallo (1513), Belgio (1577).
La diplomazia pontifica dal 1500 ad oggi La creazione delle Ambasciate e delle Nunziature permanenti è avvenuta praticamente intorno a due avvenimenti di grande portata storica: la Scoperta dell'America e la Riforma luterana. Nell'attualità: “Ho stimato doveroso fare i brevi cenni storici che precedono. Esse costituiscono quelle che possiamo chiamare le radici storiche e geografiche della diplomazia pontificia, ma anche della diplomazia universale. La diplomazia attuale ha le sue radici in quella di ieri. Ne sono prova le due grandi Conferenze di Vienna, quella del 1815 - sorta dopo le vicende napoleoniche - e quella del 1961, promossa e celebrata dalle Nazioni Unite, cioè nel contesto sorto dopo la II Guerra Mondiale. In sintesi: tra il 1500 e il 1900 il numero di paesi o delle "entità politiche" con cui la Santa Sede ha avuto rapporti diplomatici si è aggirato intorno ad una ventina. All'inizio del secolo scorso le Nunziature erano appena 15. Il mondo era infatti abbastanza ristretto. Era l'epoca dei poteri assoluti e dei nazionalismi incipienti. Con l'Apertura della Breccia di Porta Pia, il 20 Settembre del 1870, la Santa Sede non cessò le proprie attività diplomatiche. Tra quella data e l'II Febbraio 1929, in cui furono firmati i Patti Lateranensi, il numero delle Rappresentanze Pontificie e delle Ambasciate presso il Vaticano non cessò di aumentare. Quando le truppe di Garibaldi entrarono a Roma, le Ambasciate presso la Santa Sede erano 16, al momento della firma dei Patti Lateranensi erano 29.

Pur considerandosi "prigionieri" in Vaticano, i successivi Papi esercitarono sempre lo lus Legationis, risultante dall'indiscutibile sovranità della Santa Sede. Il Vaticano aveva perso l'ultima delle "sue anacroniche guerre", fatto che oggi appare positivo. Ma non aveva perso i suoi diritti diplomatici, forgiati lungo una ben nota storia. La sua personalità internazionale non sarebbe stata più misurata in migliaia di chilometri quadrati. I 44 ettari riconosciuti dai Patti Lateranensi per disfarsi dal peso materiale che una lunga storia aveva aggiunto alla sua missione religiosa e pastorale fondamentale. Infatti, Pio XI non accettò la proposta del Governo italiano di allora (quello fascista presieduto Benito Mussolini) di aggiungere a tali 44 ettari l'ampio parco di Doria Pamphili. Cosciente della novità dei tempi, nonché del peso che lo stato temporale della Santa Sede aveva comportato per i suoi Predecessori e per la Chiesa, Papa Ratti volle esprimere in modo totalmente chiaro che, per l'esercizio della missione pastorale e diplomatica del Successore di San Pietro e per assicurare l'indipendenza totale della Santa Sede, erano sufficienti pochi ettari.”

Quale è, attualmente, la geografia e la storia della medesima, sulle cui attività voi informate ora i vostri lettori o i vostri ascoltatori?
Come abbiamo appena suggerito, all'inizio del XX Secolo le Rappresentanze Pontificie erano appena 15 e 29 nel 1929. Oggi - 80 anni dopo i Patti Lateranensi - sono intorno a 200: 179 Nunziature Apostoliche e una ventina di Missioni Permanenti presso le Organizzazioni Internazionali. Si tenga presente che, nel 2009, i paesi membri delle Nazioni Unite sono 192. Il Secolo XX è stato il secolo dell'espansione mondiale della diplomazia pontificia.

Una nota curiosa al riguardo: qualche anno fa si è avuto un appoggio importante delle Nazioni Unite alla diplomazia pontificia. Un elevato numero di ONG (Organizzazioni Non Governative) ha preteso che la Santa Sede fosse costretta ad avere lo stesso loro "statuto consultivo", rinunciando a quello di "Osservatore Permanente". Pretendevano di mettere la Santa Sede davanti alla disgiuntiva di diventare Membro di pieno diritto delle Nazioni Unite - con tutti gli oneri risultanti - o di andarsene... La manovra è stata considerata talmente illogica - ed antistorica! - che l'Assemblea Generale, il 1° Luglio del 2004, rifiutò all'unanimità (compresi alcuni dei pochi paesi privi di relazioni diplomatiche col Vaticano) la domanda delle ONG e mantenne, ampliandone i diritti, lo Statuto attuale della Santa Sede.

Davanti a questo panorama, appare logico domandarsi quanti sono i membri della Diplomazia pontificia. Essi si aggirano intorno a 350: 111 Capi Missione e 250 Segretari e Consiglieri di Nunziatura. Il numero relativamente ridotto del personale diplomatico della Santa Sede si spiega col fatto che, pur trattandosi fondamentalmente di una diplomazia religiosa e antropologica, il suo interesse si concentra su questioni di ordine generale: libertà religiosa, ecumenismo, etica familiare e sociale, educazione, pace e quanto può comprometterla. I temi di ordine politico, commerciale, culturale, finanziario e militare - sui quali versa la diplomazia civile - interessano la Santa Sede soltanto nella misura in cui possono affettare la vita umana, religiosa o pastorale. Il lavoro specifico dette Nunziature Apostoliche viene elencato nei canoni 364 e 265 del Codice di Diritto Canonico, promulgato nel 1983 da Giovanni Paolo II.

Qualche breve cenno ai grandi temi cui s'interessa direttamente o indirettamente la diplomazia pontificia.
(1) La libertà religiosa e l'ecumenismo. Difendendo questi due valori fondamentali, la Chiesa difende tutte le libertà. Basti l'esempio dell'azione del Cardinale Casaroli nel contesto della Conferenza di Helsinki. La Ostpolitik della Santa Sede da lui condotta a diversi livelli appare tra le riuscite più clamorose dell'azione della Santa Sede - e in concreto di Giovanni Paolo II - nel XX Secolo.
(2) L'ecumenismo è uno dei grandi disegni del Vaticano II. Esso comporta che le confessioni religiose cristiane - cattolicesimo, ortodossia e protestantesimo - si purifichino da aderenze temporali o vengano adoperate da terzi - come purtroppo è accaduto in passato - a scopi poco consoni alla religione.
(3) Dialogo interreligioso, nel quale va valutato in particolare quello con l'Islam e gli insegnamenti di alcuni estremisti circa la "guerra santa".
(4) La persona umana e i suoi diritti fondamentali, continuamente minacciati anche in seno ad alcune democrazie. L'attuale crisi globale è un'evidente prova.
(5) La Bioetica, i suoi valori positivi e quelli potenzialmente negativi, come certi aspetti dell’ingegneria genetica" .
(6) La famiglia, direttamente vincolata al sacramento del matrimonio.
(7) L'educazione, la cultura e la scienza.
(8) La questione sociale, la pace e il disarmo.
(9) Le mediazioni tra Stati per evitare gravi tensione tra di loro. L'ultima si concluse il 2 Maggio 1985 con il Trattato di Pace e di Amicizia tra l'Argentina e il Cile durante il Pontificato di Giovanni Paolo II.

Sono cosciente di aver condotto una carrellata troppo rapida su una realtà assai vasta e che rappresenta una lunga storia di rapporti complessi, ma in ultima analisi postivi, tra la Chiesa cattolica e un numero sempre crescente di Stati antichi e moderni. Attraverso i suoi Rappresentanti, il Successore di Pietro è presente in tutte le Chiese particolari e ha rapporti diplomatici con quasi centottanta paesi tra i poco più di duecento presenti nelle Nazioni Unite. La morte di Giovanni Paolo II e l'elezione di Benedetto XVI tre settimane dopo hanno costituito due manifestazioni di questa presenza universale della Santa Sede nel concerto delle Nazioni. Anche paesi come la Cina, che ancora non hanno relazioni diplomatiche con la Santa Sede, furono presenti in tali momenti. Ciò dimostra l'attenzione che il mondo globalizzato presta all'istituzione bimillenaria che è la Chiesa cattolica. Come Cristo stesso, Essa cerca di dialogare con tutti, eventuali avversari compresi.

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