Si è svolto a Bordeaux un primo importante incontro
Bordeaux (PapaBoys) - Per 2 giorni delegati delle Conferenze episcopali per i rapporti con i musulmani di Portogallo, Spagna, Francia, Inghilterra, Belgio, Germania, Svizzera, Bosnia ed Erzegovina, Slovenia, Polonia, Italia, Malta, Scandinavia, Austria e Turchia, insieme al Cardinale Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, si sono incontrati a Bordeaux per condividere quanto ciascun paese sta facendo nel campo del dialogo con i musulmani. La riunione è stata ulteriormente arricchita dalla presenza di don Andrea Pacini, esperto rinomato del dialogo con il mondo musulmano e che nel 2005 ha pubblicato un volume sulla realtà dei giovani musulmani in Europa, da Martino Diez, presidente della Fondazione Oasis di Venezia, da P. Hans Vöcking dei padri missionari africani e da contributi pervenuti dalle Conferenze episcopali dei Paesi Bassi, dell'Albania e della Conferenza Episcopale SS. Cirillo e Metodio.L'incontro è iniziato con una presentazione del Card. Tauran sullo status quaestionis del dialogo con i musulmani. Momento importante del dialogo interreligioso è stato la pubblicazione della "Lettera dei 138". Da ciò è nata l’idea del primo incontro del Forum cattolico-musulmano che si è riunito nel mese di novembre 2008 a Roma. In questi mesi il dicastero presieduto dal cardinale Tauran ha lavorato su degli Orientamenti pastorali la cui pubblicazione è prevista dopo la pausa estiva. Altri punti significativi della presentazione del cardinale è stata l'importanza ma anche la complessità che la questione del dialogo con i musulmani riveste per la Chiesa, anche se a differenza di altri tempi, oggi la presenza musulmana è sostanzialmente pacifica. Questo dialogo ci offre l'opportunità di approfondire la nostra fede, così da testimoniarla e darne ragioni, solo e vero modo di avere un dialogo sincero, senza cadere nel relativismo.
La riunione è proseguita con la presentazione di rapporti che i delegati hanno preparato circa la situazione del dialogo nei loro paesi. In sostanza, quanto emerge è la domanda, sempre attuale, di come rapportarci ai musulmani oggi in Europa. Si nota chiaramente come, nonostante la grande diversità di approcci, la connessione della presenza musulmana in Europa non può più solo essere collegata e affrontata alla stregua della questione del fenomeno migratorio. Se ci sono ancora alcuni paesi in cui questo è vero, nella maggior parte dei paesi europei, i musulmani appartengono alla seconda, terza, quarta e addirittura quinta generazione, quindi persone nate ed educate in Europa, che sono e si riconoscono pienamente cittadini europei. Tra le sfide che il dialogo interreligioso mostra vi sono questioni legate al tema dei matrimoni misti, dell'istruzione e dell'integrazione nelle scuole e nei movimenti giovanili cattolici dei giovani musulmani, la questione di tensioni in alcune città europee circa la costruzione di moschee e minareti. Dall’altra parte si riscontra una certa sintonia su alcuni temi che indicano come questo dialogo può aiutare a elaborare posizioni in comune circa le questioni legate al tema della bioetica o della presenza della religione nello spazio pubblico.
La presentazione di don Andrea Pacini sui giovani musulmani europei ha permesso di evidenziare come, per capire l'identità dei musulmani, si dovrebbe vedere l'intersezione di tre fattori: il rapporto con l'Islam “etnico” delle prime generazioni di immigrati, il rapporto con la società europea e, infine, l'influenza dei flussi transnazionali dei musulmani in Europa. Inoltre si assiste sempre più ad una differenziazione tra un tipo più tradizionale di esperienze legate all’islam dei paesi di provenienza da altre forme più personalizzate segnate dalla cultura europea, di tendenza a volte più liberale e in altri casi di corrente "neo-ortodossa". Si tratta d’altra parte di un nuovo tipo di organizzazione, di tipo associativo, con obbiettivi non esclusivamente religiosi, in dialogo con la cultura europea. In ogni caso è chiaro che il musulmano si riconosce a livello personale e comunitario come appartenente all'Islam a prescindere della grande varietà di tradizioni.
Dal canto suo Martino Diez ha presentato il progetto Oasis promosso nel 2004 dal cardinale Angelo Scola di Venezia per sostenere il dialogo con i musulmani e con i cristiani che vivono in Paesi a maggioranza musulmana. Oasis è una Fondazione Internazionale che pubblica una rivista mensile in varie lingue, compreso l'arabo. Produce anche una newsletter inviata gratuitamente per e-mail e ha due collane di libri. La sua presentazione è stata incentrata sulla questione della identità dell’interlocutore. Si è visto come questa sia una questione molto delicata e come sia facile cadere in forme stereotipate non corrispondente alla realtà. Un punto importante da lui riferito è stato il tema del métissage (incontro fra culture diverse). Alle volte sembra un problema ma non deve essere visto come una tragedia, ma come un'opportunità per aumentare le possibilità di convivenza di persone con culture diverse. In una società in cui tutti siano sempre più in grado di riconoscere l’altro e di essere riconosciuti, senza questo riconoscimento reciproco, un vero dialogo sarà impossibile.
Il padre bianco Hans Vöcking, esperto di Islam per il CCEE, ha raccontato la già lunga storia del lavoro che il CCEE insieme alle altre chiese cristiane membri della KEK (Conferenza delle Chiese europee) hanno svolto nell’ambito del dialogo con l’Islam. Per lui anche la chiesa è chiamata a ripensare il suo approccio. “Solo fino a 30 anni fa, la presenza dei musulmani in Europa rientrava per le Chiese nella categoria degli aiuti agli immigrati. Oggi c’è la constatazione che i musulmani fanno parte integrante delle società europee e questa presenza necessita di una riflessione diversa che è al tempo stesso pastorale, sociale, caritativa e religiosa”.
Alla fine della riunione è stato espresso da molti partecipanti il desiderio di continuare questi incontri, perché possano essere occasioni per affrontare una serie di temi comuni e far conoscere ciò che i vari paesi stanno facendo per affrontare le diverse situazioni che, nonostante le caratteristiche specifiche di ciascun paese, sono simili.
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