La telenovela è finita. Forse…
Eco51.it - Ecco un nuovo aggiornamento, probabilmente quello finale, sulla querelle tra l’Italia e la Commissione Europea sul Pacchetto Clima finalmente approvato nel corso dell’ultimo incontro. Qui su Eco51 ne abbiamo parlato spesso: l’ambiente non è un aspetto secondario e necessita di investimenti seri e consistenti, sebbene i margini di guadagno e business siano molto ampi anche senza aspettare l’uscita dalla crisi finanziaria che ci sta attanagliando tutti. Purtroppo alcuni governi europei, tra cui quello italiano, hanno ritenuto di dover esprimere le proprie perplessità circa l’attuazione del piano ispirato al Protocollo di Kyoto, adducendo proprio la motivazione delle incertezze economiche di questi (e dei prossimi) mesi.
In ogni caso il Pacchetto Clima è stato approvato, ci raccontano i comunicati, in un clima (è il caso di dirlo) di piena concordia e armonia tra stati solo poche settimane fa su posizioni assolutamente divergenti. Per farlo si è dovuto ricorrere ad una strategia di suddivisione del Pacchetto in più emendamenti che sono stati votati singolarmente: una procedura del tutto eccezionale ma resasi necessaria proprio per la difficile situazione che si era venuta a creare. L’accordo 20-20-20 è dunque realtà: entro il 2020, quindi, i paesi membri si impegnano ad investire in energie da fonti rinnovabili così da coprire almeno il 20% del fabbisogno complessivo e a ridurre, sempre del 20%, le emissioni di CO2.
Sembrerebbe tutto perfetto, ma sono in molti a muovere delle critiche. Anzitutto è stato rilevato come i rappresentanti italiani abbiano fatto delle uscite particolarmente infelici, dando così dell’Italia un’immagine negativa su un argomento così importante come l’ambiente: un atteggiamento tanto più incomprensibile se si considera la recente ratifica dell’accordo. Ma c’è anche chi muove obiezioni non di tipo politico (che, come tutti sappiamo, lasciano il tempo che trovano!): Legambiente, ad esempio, ha messo in luce le concessioni all’Italia del Pacchetto Clima ed anche le possibili sanzioni cui potremo andare incontro.
Ecco la concessione più generosa evidenziata: il 20% in meno di emissioni nocive è calcolato non più sul dato del 1990 come per gli altri ma su quello del 2005. In pratica ciò si traduce in una modifica al ribasso sia alla riduzione di CO2 che ai tempi: se secondo il Protocollo di Kyoto l’Italia avrebbe dovuto ridurre entro il 2012 le sue emissioni del 6,5% adesso dovrà ridurle del 5,1% ma nel 2020! In Europa, conclude Legambiente, hanno finito con l’arrendersi alla nostra impossibilità (o mancanza di volontà) di rispettare il Protocollo. Quest’ultimo, però, rimane in vigore, contrariamente a quanto si è portati a pensare in base alle notizie che circolano nei mass media tradizionali: ciò significa che saranno previste delle sanzioni per quanti non ne rispetteranno i limiti.
E, indovinate un po’, l’Italia è fortemente a rischio in tal senso: pur rispettando gli impegni con l’Europa, quindi, potrebbe non rispettare quelli con Kyoto e incappare in multe anche piuttosto “salate”! Il commento è inevitabile: non sarebbe meglio investire di più in energia pulita e non buttare i soldi per pagare le sanzioni? Inoltre, acquistando in grandi quantità energia da stati esteri, stiamo finanziando lo sviluppo di altri paesi, sottraendo così ulteriori risorse per il nostro adeguamento.
La risposta sembra ovvia, ma di ovvio ormai pare non esserci più nulla dalle nostre parti. Staremo a vedere e, come al solito, vi terremo aggiornati.
Eco51.it - Ecco un nuovo aggiornamento, probabilmente quello finale, sulla querelle tra l’Italia e la Commissione Europea sul Pacchetto Clima finalmente approvato nel corso dell’ultimo incontro. Qui su Eco51 ne abbiamo parlato spesso: l’ambiente non è un aspetto secondario e necessita di investimenti seri e consistenti, sebbene i margini di guadagno e business siano molto ampi anche senza aspettare l’uscita dalla crisi finanziaria che ci sta attanagliando tutti. Purtroppo alcuni governi europei, tra cui quello italiano, hanno ritenuto di dover esprimere le proprie perplessità circa l’attuazione del piano ispirato al Protocollo di Kyoto, adducendo proprio la motivazione delle incertezze economiche di questi (e dei prossimi) mesi.In ogni caso il Pacchetto Clima è stato approvato, ci raccontano i comunicati, in un clima (è il caso di dirlo) di piena concordia e armonia tra stati solo poche settimane fa su posizioni assolutamente divergenti. Per farlo si è dovuto ricorrere ad una strategia di suddivisione del Pacchetto in più emendamenti che sono stati votati singolarmente: una procedura del tutto eccezionale ma resasi necessaria proprio per la difficile situazione che si era venuta a creare. L’accordo 20-20-20 è dunque realtà: entro il 2020, quindi, i paesi membri si impegnano ad investire in energie da fonti rinnovabili così da coprire almeno il 20% del fabbisogno complessivo e a ridurre, sempre del 20%, le emissioni di CO2.
Sembrerebbe tutto perfetto, ma sono in molti a muovere delle critiche. Anzitutto è stato rilevato come i rappresentanti italiani abbiano fatto delle uscite particolarmente infelici, dando così dell’Italia un’immagine negativa su un argomento così importante come l’ambiente: un atteggiamento tanto più incomprensibile se si considera la recente ratifica dell’accordo. Ma c’è anche chi muove obiezioni non di tipo politico (che, come tutti sappiamo, lasciano il tempo che trovano!): Legambiente, ad esempio, ha messo in luce le concessioni all’Italia del Pacchetto Clima ed anche le possibili sanzioni cui potremo andare incontro.
Ecco la concessione più generosa evidenziata: il 20% in meno di emissioni nocive è calcolato non più sul dato del 1990 come per gli altri ma su quello del 2005. In pratica ciò si traduce in una modifica al ribasso sia alla riduzione di CO2 che ai tempi: se secondo il Protocollo di Kyoto l’Italia avrebbe dovuto ridurre entro il 2012 le sue emissioni del 6,5% adesso dovrà ridurle del 5,1% ma nel 2020! In Europa, conclude Legambiente, hanno finito con l’arrendersi alla nostra impossibilità (o mancanza di volontà) di rispettare il Protocollo. Quest’ultimo, però, rimane in vigore, contrariamente a quanto si è portati a pensare in base alle notizie che circolano nei mass media tradizionali: ciò significa che saranno previste delle sanzioni per quanti non ne rispetteranno i limiti.
E, indovinate un po’, l’Italia è fortemente a rischio in tal senso: pur rispettando gli impegni con l’Europa, quindi, potrebbe non rispettare quelli con Kyoto e incappare in multe anche piuttosto “salate”! Il commento è inevitabile: non sarebbe meglio investire di più in energia pulita e non buttare i soldi per pagare le sanzioni? Inoltre, acquistando in grandi quantità energia da stati esteri, stiamo finanziando lo sviluppo di altri paesi, sottraendo così ulteriori risorse per il nostro adeguamento.
La risposta sembra ovvia, ma di ovvio ormai pare non esserci più nulla dalle nostre parti. Staremo a vedere e, come al solito, vi terremo aggiornati.
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