sabato, giugno 21, 2008

Radio Vaticana - “Un collaboratore esperto, fidato generoso” Così il Papa in un messaggio indirizzato al Cardinale Vicario Camillo Ruini, che oggi ha presieduto la Santa Messa, nella Basilica Lateranense nella ricorrenza del suo 25.mo di ordinazione episcopale. Grande la commozione e la gioia per questo importante traguardo, il Cardinale Ruini nell’Omelia ha espresso la sua personale e totale gratitudine nei confronti del Successore di Pietro esortando i Vescovi alla testimonianza viva della fede in Cristo. “Terminato il mio servizio – ha detto il Cardinale Vicario - confido di gustarlo e assaporarlo ancora meglio, ritornandovi negli anni che mi rimangono con la memoria e con la preghiera”. Massimiliano Menichetti: (ascolta)

E’ ripercorrendo le tappe di una vita tutta orientata a Cristo che Benedetto XVI nel suo messaggio ha tracciato il servizio alla Chiesa offerto instancabilmente dal Cardinale Vicario Camillo Ruini. Da quando venne nominato Ausiliare di Reggio Emilia-Guastalla, nel 1983, dal Vescovo diocesano mons. Baroni. Il Papa ha ripercorso le sfide affrontate dal porporato come il Convegno nazionale della Chiesa italiana a Loreto; l’impegno profuso per Conferenza Episcopale Italiana, che lo ha visto prima Segretario Generale e dal 1991, per sedici anni, Presidente, ruolo ricoperto insieme a quello di Vicario Generale per la Diocesi di Roma. Benedetto XVI ha sottolineato il “coraggio e la tenacia” che il cardinale ha avuto nel trasmettere “le indicazioni magisteriali e pastorali del Successore di Pietro”.
Citando e unendosi a Giovanni Paolo II che definì il cardinale Ruini un Vescovo “fedele e saggio” al quale affidare Roma, città ricca di “incomparabili tesori di spiritualità cristiana e di tradizione cattolica”, nel messaggio letto in apertura del Rito dall’Arcivescovo Vicegerente, Mons. Luigi Moretti ha rimarcato:
Nella Chiesa di Roma tutti hanno potuto constatare la Sua grande capacità di lavoro, la Sua fede semplice e schietta, la Sua intelligente creatività pastorale, la Sua fedeltà all’identità viva dell’Istituzione attraverso l’unione con il Papa anche in mezzo alle difficoltà, il Suo fiducioso e sorridente ottimismo. Un fervido ringraziamento giunga dunque a Lei, venerato Fratello, per quanto ha operato fino ad oggi in questa amata Diocesi. Innanzitutto per aver portato a termine, nel 1993, il Sinodo diocesano.

Quindi l’apprezzamento delle iniziative come la “Missione cittadina” in preparazione al Grande Giubileo del 2000; l’azione pastorale articolata nei molti ambiti della “famiglia, dei giovani, della responsabilità sociale, dell’economia, della politica, della cultura”. E l’impegno profuso per la XX Giornata Mondiale della Gioventù:
Ma una speciale parola di apprezzamento si deve al Suo ordinario ministero episcopale. Nel corso degli anni, Ella ha accompagnato all’Ordinazione 484 presbiteri diocesani e ha favorito con varie iniziative la realizzazione di ben 57 nuove chiese parrocchiali, di due luoghi sussidiari di culto e della chiesa del Collegio dei Santi Martiri Coreani. A Lei, Signor Cardinale, è dovuta pure la possibilità che numerose comunità cattoliche provenienti da altre nazioni del mondo hanno avuto di poter disporre in Roma di una chiesa per le loro celebrazioni e per mantenere vivi i rapporti con i connazionali e le terre di origine. Desidero ancora ringraziarLa per quanto ha fatto per i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, i seminaristi, le aggregazioni laicali e tutto il popolo di Dio della Diocesi di Roma: in questi anni essa è cresciuta nella comunione e nella consapevolezza dell’urgenza della missione

Poi il “grazie” del Papa “per aver sostenuto l’invito ad un serio impegno per l’educazione” e aver “convocato più volte in Piazza San Pietro tanti fedeli per ascoltare, sostenere, e incoraggiare il ministero del Romano Pontefice:

In tutte queste circostanze, Ella è stata esemplarmente fedele al Suo motto episcopale: “Veritas liberabit nos”. In nome di questa Verità, che è Cristo stesso, Lei si è continuamente speso per il popolo di Dio che è in Roma. Anche per molti altri servizi resi alla Chiesa e alla società in questi venticinque anni di episcopato occorrerebbe ringraziarLa, venerato Fratello

A rispondere in un abbraccio fraterno in Cristo l’Omelia del Cardinale Ruini che ha subito evidenziato:

“Terminato il mio servizio di Cardinale Vicario confido di gustarlo e assaporarlo ancora meglio, ritornandovi negli anni che mi rimangono con la memoria e con la preghiera”.

Il Cardinale Ruini ha ringraziato per quanto ricevuto in questi anni da Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, da tutti i suoi collaboratori, dalle tante persone che in tante forme, in diversa maniera e da più parti lo hanno sostenuto. E parlando della fortezza ha precisato:
“Ogni Vescovo tuttavia, nel suo tempo e nelle sue situazioni di vita e di ministero, ha bisogno di almeno un poco di fortezza e anch’io ne ho avuto bisogno, a Reggio Emilia e poi qui a Roma. Mi permetto di soffermarmi su questo aspetto, del quale di solito si parla poco. Quando poi se ne parla si pensa subito alla fortezza o al coraggio rivolto per così dire “verso l’esterno”, soprattutto verso la pressione esercitata dalla “opinione pubblica”, così come questa è interpretata, e non di rado “costruita”, dai mezzi di comunicazione. E’ indispensabile, per un Vescovo, sottrarsi alla sudditanza nei confronti di questo genere di pressione e a tal fine è importante ricordare che la verità che ci è stata donata e affidata, quella verità che in ultima analisi è Cristo stesso, conta e “pesa” molto di più di qualsiasi opinione”.

Quindi in quello che ha definito il “piccolo testamento alla Diocesi di Roma” ha esortato a camminare in Cristo vincendo nella speranza salvifica di Cristo le sfide del tempo presente, dunque ha concluso:
Nel mio piccolo, se il Signore lo permetterà, vorrei continuare a lavorare, in una forma diversa, perché i romani e gli italiani di oggi sappiano guardare al mondo e alla vita con l’occhio della fede.


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