lunedì, giugno 18, 2018
«Sicuramente il Sud Italia è particolarmente vulnerabile ma ormai anche il Centro è coinvolto»

GreenReport - Lo slogan che le Nazioni Unite hanno lanciato in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione, celebrata ieri in tutto il mondo, è “La terra ha un valore reale, investi su di lei”. Si tratta dell’occasione giusta per riflettere se in Italia lo stiamo facendo davvero, in primis per il nostro bene: lottare contro la desertificazione significa lottare per l’approvvigionamento di cibo e acqua, per la tutela della biodiversità e per la sicurezza delle popolazioni minacciate dal progressivo inaridimento e degrado del suolo.

Un tema che – com’è evidente – travalica i confini del problema “ambientale”, tanto che al momento è all’esame della Corte dei conti europea: come già spiegato su queste pagine, gli auditor della Corte stanno al momento appurando se il rischio di desertificazione nell’Ue sia affrontato in maniera efficace ed efficiente, e la pubblicazione della relazione è prevista per la fine del 2018.

Ad oggi però già sappiamo che sono tredici gli Stati membri dell’Unione europea che hanno dichiarato all’Unccd (la United Nations convention to combat desertification) di essere colpiti da desertificazione, e gli auditor della Corte ne hanno visitati cinque: Romania, Cipro, Spagna, Portogallo e Italia.

Non a caso è lo stesso ministero dell’Ambiente, in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione, a ricordare che i «cambiamenti climatici e la desertificazione sono interconnessi e ci riguardano molto da vicino. Un quinto del nostro Paese è a rischio desertificazione: sicuramente il Sud Italia è particolarmente vulnerabile ma ormai anche il Centro è coinvolto. Siamo in piena emergenza», sottolineano dal ministero. Già oggi, non in un prossimo futuro. Per questo «serve una riflessione sistemica sulle azioni da intraprendere», incrociando i dati disponibili per tracciare un quadro coerente della realtà: «Secondo il Centro euromediterraneo per i cambiamenti climatici – argomentano al proposito dal ministero – entro fine secolo in Italia la temperatura potrà aumentare tra 3 e i 6 °C: si prevede un’estremizzazione del nostro clima, con fortissime precipitazioni e periodi di aridità». Fenomeni anche in questo caso già in atto, come mostra ormai sempre più spesso anche la semplice cronaca dei fatti.

«In Italia dobbiamo agire sull’eccessivo sfruttamento della risorsa acqua – riflette il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, partito alla volta di Berlino per confrontarsi insieme a rappresentanti di circa 35 Paesi in vista della Conferenza Onu di dicembre sul clima – Stiamo utilizzando il 30% delle risorse d’acqua rinnovabili disponibili, mentre l’obiettivo europeo indica la soglia del 20%, e la superficie dei ghiacciai continua a ridimensionarsi. Senza contare la conseguente perdita di biodiversità e i pericoli per la sicurezza alimentare. Uno degli impegni sarà portare avanti il disegno di legge sullo stop al consumo di suolo e quello per la gestione pubblica dell’acqua. Sono le nostre priorità, per un’azione di governo nel segno della sostenibilità ambientale e della tutela delle nostre risorse», conclude il ministro.



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