martedì, maggio 23, 2017
Il 23 maggio 1992 una carica di 572 chili di esplosivo venne fatta saltare sotto un condotto dell’autostrada in direzione di Palermo, vicino allo svincolo di Capaci.

L'attentato costò la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta.
La strage fece parte di una strategia da parte di Cosa Nostra che nel 1992 decise di attaccare frontalmente lo Stato, senza però prevedere che l'uccisione del Giudice Falcone e poco dopo quella del del giudice Paolo Borsellino, avrebbe provocato una reazione fortissima da parte dei siciliani e dell'Italia intera. Totò Riina vedeva nel giudice Falcone il più grosso ostacolo che impediva di continuare le connivenze tra politici e mafiosi per il libero ed illecito controllo del territorio.

Riina spinse per realizzare l'attentato in quanto promise ai boss dell'epoca e al suo seguito di riuscire a ribaltare la sentenza di colpevolezza di molti imputati mafiosi durante il maxi processo. Riina fallì nel suo intento e ciò rovinò la sua credibilità agli occhi dei vecchi mafiosi componenti della Cupola. Dunque l'attentato-attacco contro lo Stato fu per lui indispensabile per fiaffermare ed aumentare il suo potere. Gli attentati a Falcone e Borsellino furono possibili grazie all'appoggio di politici corrotti. I processi relativi alle "stragi mafiose di Stato" sono ancora oggi in corso.

L’esplosione fu devastante, persino i sismografi siciliani registrarono l'onda durto che si propagò nel raggio di alcuni Km. Il tratto di autostrada su letteralmente distrutto, e l'esplosione prese in pieno la prima delle tre auto blindate che formano il corteo su cui viaggiavano Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato.
Su quell'auto viaggiavano i poliziotti Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani mentre in quella che segue ci sono i coniugi Falcone e Morvillo con l’autista giudiziario Giuseppe Costanza che siede nel sedile posteriore. Il magistrato aveva preferito mettersi alla guida con accanto la moglie.


Questa mattina a Palermo è arrivata "Nave della Legalità"
 E' arrivata al porto di Palermo la "Nave della Legalità. "Una traversata bellissima, è sempre una emozione che si rinnova".
 Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso, sbarcando dalla nave con un migliaio di studenti che parteciperanno alle celebrazioni per il venticinquesimo anniversario della strage di Capaci dove morì Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

La sorella di Giovanni Falcone: "Mafia non è vinta" "I nostri magistrati, appoggiati dalla società civile, hanno dato grandi colpi alla mafia, ma non abbiamo detto che abbiamo vinto. E questi colpi di coda come quello di ieri ci dimostra che ancora continua ad esserci una forza della mafia".
 Così Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, a margine delle commemorazioni nell'aula bunker a Palermo per il 25esimo anniversario della strage di Capaci, parlando dell'omicidio del boss Giuseppe Dainotti assassinato per strada ieri a Palermo.


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