venerdì, febbraio 10, 2017
E' sempre il suo turno: la prima occasione di stamattina per l’attacco al presidente americano è il suo “dietrofront rispetto alla Cina” ovvero il suo ripensamento in favore della politica della Cina unica. Per ‘Repubblica‘ un passo indietro rispetto all’apertura precedente a Taiwan.

di Patrizio Ricci

Più che il fatto in sé, comunque una libera critica, ciò che colpisce è la delegittimazione generale che travalica il singolo fatto di cronaca.Trump sarebbe "iracondo, impulsivo, invaghito di se stesso", dice l'autore nell'articolo. Ma a parte il corollario, la prima vera critica è che il modo di far politica del “singolare personaggio che alloggia alla Casa Bianca”  non esclude ripensamenti o cambiamenti di strategia.
E' davvero singolare però che chi sostiene che Trump sia ondiivago faccia parte proprio di quel sistema che ha messo Trump alla gogna. I media si sono schierati apertamente contro il 'personaggio che odia le donne', ben prima della critica ai suoi primi provvedimenti di governo.

Tutti sappiamo che le pressioni esercitate dalle piazze 'rosa' e dai media hanno esercitato una pressione enorme perché vincesse la sua rivale. Le pressioni sono state così forti che Trump è stato costretto a ridimensionare la squadra di governo inserendo persone gradite a certi ambiti repubblicani che aveva promesso di combattere.

Questa critica in realtà nasce soprattutto perché la sua rivale in campagna elettorale non ha vinto le elezioni e la sua politica non avrà più completa continuità. E' questo il vero motivo per cui il suo insediamento sarebbe 'illegittimo'. Tanta ostilità diffusa, in gran parte costruita tramite sapienti campagne di PR,  è solo apparente: i più recenti sondaggi dimostrano che la maggior parte degli americani sostengono “il singolare personaggio che alloggia alla Casa Bianca”. 

I sondaggi hanno sbagliato, la gente ha capito l'inganno. E' per questo che gli 'europeisti' che erano schierati apertamente con Hillary Clinton, ora pensano  seriamente di reprimere la diffusione alternativa di notizie e di critiche tramite la rete.

La seconda osservazione è che l’articolista rimpiange la vecchia politica di Obama, cioè una certa “tradizione diplomatica, non sempre brillante, non sempre coronata da successo, ma almeno prevedibile”. La domanda è: che valore ha la coerenza e la prevedibilità quando non è altro che uno slogan, coerente solo con sè stesso? La prevedibilità è forse un valore? E da quando? Solo un imprevisto buono può cambiare le cose e scompaginare una situazione deteriorata per incapacità di cogliere l'essenziale per gli uomini.

Trump nel discorso di inizio mandato ha promesso battaglia all’establishement e cioè agli interessi particolari che sono contrari al bene del popolo americano. E’ questo il punto. Trump ha promesso che il nuovo inquilino della Casa Bianca non sarebbero state più le élite che hanno avvantaggiato soprattutto interessi corporativi ma il popolo americano.  E' evidente che qualcuno vuole evitare che quella promessa sia mantenuta.

Non nascondiamoci dietro ad un dito. Trump fa politiche per gli Stati Uniti, gli rispondono da oltre oceano. Tutto ciò che sta accadendo intorno a Trump è la reazione di un potere che sopravvive ai governi, che fa leggi per perpetuare se stesso, per creare una mentalità.  Chi mette in dubbio la dottrina dell'establishement  è pericoloso: per questo per sopravvivere  i poteri non eletti hanno bisogno di barare.  Non è casuale che per le troike ogni voce dissonante merita l’ etichetta di xenofoba o populista: questa è la cosa più pericolosa per una democrazia.

E’ inaccettabile come in questi giorni si rimpianga Obama che ha distrutto la Libia, la Siria ed armato i terroristi: meglio essere narcisisti, farabutti e delinquenti  e sapere però due o tre cose importanti nella vita che essere servi, convinti che siccome la vita non vale niente, l’unica cosa che salva è il servire progetti ed interessi ‘superiori’ destinati a cambiare il mondo.

Morale della favola: per l'establishement l’alternanza è legittima solo quando non sconfessa la politica generale da mantenere e non presuppone un cambiamento di mentalità, altrimenti l’alternanza sarebbe illegittima. In sostanza i governi dovrebbero cambiare solo apparentemente senza cambiare nulla, nonostante le richieste dei cittadini vadano in un senso diametralmente opposto.
Questo è il giudizio di fondo che purtroppo sta dietro ogni critica (anche fondata).

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