Banche europee nei guai, non solo quelle italiane: almeno dieci paesi hanno una percentuale di crediti deteriorati superiore al 10%.
WSI -
L’autorità bancaria europea (EBA) ha lanciato un nuovo allarme sullo stato di salute delle banche europee, lanciando un appello a fare in fretta a intraprendere le misure necessarie per ridurre le sofferenze bancarie in portafoglio.
Il problema per paesi come quelli meno virtuosi del Sud d’Europa è che se i crediti deteriorati stanno aumentando a ritmo serrato è per via dell’economia debole, che rende la vita difficile a famiglie e imprese. L’Italia, per esempio, non registra una crescita soddisfacente dell’economia da ormai una ventina d’anni.
L’Italia non è il solo paese a dover affrontare il problema, anzi non è neanche quello con la percentuale di sofferenze più alta rispetto al totale dei crediti iscritti a bilancio. Secondo Andrea Enria, presidente dell’EBA, altri dieci paesi europei hanno un livello superiore al 10% di crediti “non performanti” (non-performing loans, NPL) in portafoglio, a dimostrazione della estrema fragilità del sistema bancario europeo. I crediti sono considerati deteriorati o inesigibili, quando i pagamenti per ripianare il debito contratto sono in ritardo di almeno 90 giorni.
Ecco le percentuali di crediti deteriorati in portafoglio per i dieci paesi citati da Enria nel suo intervento (fonte: EBA’S Risk Dashboard, alle pagine 10 e 27): Greece 47,1% Cyprus 46,7% Portugal 19,8% Italy 16,4% Slovenia 16,3% Ireland 14,4% Bulgaria 13,2% * Hungary 12,8% * Romania 10,7% * Croatia 10,5% *
I paesi contrassegnati da un asterisco non fanno parte dell’Eurozona.
Grecia e Cipro meritano un discorso a parte: i loro sistemi bancari sono di fatto prossimi a fare default, dato che più della metà dei loro prestiti sono inesigibili. L’unica speranza di sopravvivere è attraverso piani di aiuti da parte di Unione Europea e Fmi.
L’Italia è nei guai se si considera che tutte le banche tranne le due big Intesa SanPaolo e UniCredit hanno un rapporto Texas Ratio del 100% : si ottiene dividendo il valore complessivo dei crediti deteriorati in pancia, per quanto costa ripagarli (patrimonio netto tangibile più le svalutazioni già effettuate sui detti prestiti). In pratica la stragrande maggioranza del settore si trova con un livello patrimoniale inadeguato.
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L’autorità bancaria europea (EBA) ha lanciato un nuovo allarme sullo stato di salute delle banche europee, lanciando un appello a fare in fretta a intraprendere le misure necessarie per ridurre le sofferenze bancarie in portafoglio.
Il problema per paesi come quelli meno virtuosi del Sud d’Europa è che se i crediti deteriorati stanno aumentando a ritmo serrato è per via dell’economia debole, che rende la vita difficile a famiglie e imprese. L’Italia, per esempio, non registra una crescita soddisfacente dell’economia da ormai una ventina d’anni.L’Italia non è il solo paese a dover affrontare il problema, anzi non è neanche quello con la percentuale di sofferenze più alta rispetto al totale dei crediti iscritti a bilancio. Secondo Andrea Enria, presidente dell’EBA, altri dieci paesi europei hanno un livello superiore al 10% di crediti “non performanti” (non-performing loans, NPL) in portafoglio, a dimostrazione della estrema fragilità del sistema bancario europeo. I crediti sono considerati deteriorati o inesigibili, quando i pagamenti per ripianare il debito contratto sono in ritardo di almeno 90 giorni.
Ecco le percentuali di crediti deteriorati in portafoglio per i dieci paesi citati da Enria nel suo intervento (fonte: EBA’S Risk Dashboard, alle pagine 10 e 27): Greece 47,1% Cyprus 46,7% Portugal 19,8% Italy 16,4% Slovenia 16,3% Ireland 14,4% Bulgaria 13,2% * Hungary 12,8% * Romania 10,7% * Croatia 10,5% *
I paesi contrassegnati da un asterisco non fanno parte dell’Eurozona.
Grecia e Cipro meritano un discorso a parte: i loro sistemi bancari sono di fatto prossimi a fare default, dato che più della metà dei loro prestiti sono inesigibili. L’unica speranza di sopravvivere è attraverso piani di aiuti da parte di Unione Europea e Fmi.
L’Italia è nei guai se si considera che tutte le banche tranne le due big Intesa SanPaolo e UniCredit hanno un rapporto Texas Ratio del 100% : si ottiene dividendo il valore complessivo dei crediti deteriorati in pancia, per quanto costa ripagarli (patrimonio netto tangibile più le svalutazioni già effettuate sui detti prestiti). In pratica la stragrande maggioranza del settore si trova con un livello patrimoniale inadeguato.
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