Bisogna combattere le mutilazioni genitali femminili (Mgf) attraverso l’istruzione: a ribadirlo è stata la Commissione episcopale per il sociale e lo sviluppo della Chiesa cattolica etiope, durante un seminario svoltosi ad Addis Abeba e indirizzato, in particolare, ai direttori scolastici ed agli insegnanti.
Radio Vaticana - Mutilazioni frutto di paure e stereotipi sociali
Durante i lavori – riferisce l’agenzia cattolica africana Canaa – è stato evidenziato come le Mgf siano frutto di “pressioni sociali”: infatti, sono soprattutto “il timore della stigmatizzazione e la paura di risultare inadatte al matrimonio” a spingere le donne ad accettare simili mutilazioni, “nonostante la consapevolezza della loro pericolosità”. Di qui, il richiamo della Commissione episcopale ad affrontare la problematica in maniera globale, partendo dall’educazione dei giovani, i quali possono portare nella società “un cambiamento di atteggiamento nei confronti degli stereotipi tradizionali”.
Integrare la lotta a tali pratiche nei programmi scolastici
In quest’ottica, il seminario ha esortato le scuole cattoliche a prendere in considerazione la proposta di integrare la lotta alle Mgf all’interno dei programmi didatt
ici, coinvolgendo direttamente sia gli studenti che i loro genitori. L’obiettivo sarà quello di accrescere “la consapevolezza sociale del problema”. Da ricordare che in Etiopia le Mgf sono illegali e quindi punibili per legge. Tuttavia, esse vengono ancora praticate, soprattutto nell’Eparchia di Emdeber, che conta il tasso percentuale più elevato di casi.
Condanna della Chiesa: mutilazioni non hanno base religiosa
Ma quello dei giorni scorsi non è stato il primo appello della Chiesa cattolica etiope contro le mutilazioni genitali femminili: già a febbraio 2013, infatti, i vescovi si erano schierati, categoricamente, contro tali pratiche, ribadendo come esse non avessero “alcuna base religiosa” ed esortando ad aiutare le vittime in modo adeguato.(I.P.)
Radio Vaticana - Mutilazioni frutto di paure e stereotipi sociali
Durante i lavori – riferisce l’agenzia cattolica africana Canaa – è stato evidenziato come le Mgf siano frutto di “pressioni sociali”: infatti, sono soprattutto “il timore della stigmatizzazione e la paura di risultare inadatte al matrimonio” a spingere le donne ad accettare simili mutilazioni, “nonostante la consapevolezza della loro pericolosità”. Di qui, il richiamo della Commissione episcopale ad affrontare la problematica in maniera globale, partendo dall’educazione dei giovani, i quali possono portare nella società “un cambiamento di atteggiamento nei confronti degli stereotipi tradizionali”.
Integrare la lotta a tali pratiche nei programmi scolastici
In quest’ottica, il seminario ha esortato le scuole cattoliche a prendere in considerazione la proposta di integrare la lotta alle Mgf all’interno dei programmi didatt
ici, coinvolgendo direttamente sia gli studenti che i loro genitori. L’obiettivo sarà quello di accrescere “la consapevolezza sociale del problema”. Da ricordare che in Etiopia le Mgf sono illegali e quindi punibili per legge. Tuttavia, esse vengono ancora praticate, soprattutto nell’Eparchia di Emdeber, che conta il tasso percentuale più elevato di casi.
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Ma quello dei giorni scorsi non è stato il primo appello della Chiesa cattolica etiope contro le mutilazioni genitali femminili: già a febbraio 2013, infatti, i vescovi si erano schierati, categoricamente, contro tali pratiche, ribadendo come esse non avessero “alcuna base religiosa” ed esortando ad aiutare le vittime in modo adeguato.(I.P.)
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