I cristiani guardino al “grande” Giovanni Battista come ad un modello di testimonianza umile di Gesù, che annienta se stesso fino alla morte, per indicare la venuta del Figlio di Dio.
Radio Vaticana - E’ quanto ha detto Papa Francesco nella Messa a Casa Santa Marta rivolgendosi ai fedeli presenti alla celebrazione, religiosi, vescovi, sacerdoti e coppie di sposi al loro 50esimo di vita consacrata o matrimoniale. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Giovanni Battista il testimone che indica Gesù
La liturgia della Chiesa anche oggi, come negli ultimi due giorni, fa riflettere sulla figura di Giovanni il Battista, presentato nel Vangelo come il “testimone”. “Ed è questa la sua vocazione” spiega il Papa nell’omelia, ”dare testimonianza di Gesù”, “indicare Gesù”, come fa la “lampada” nei confronti della luce:
“Lampada che indica dov’è la luce, dà testimonianza della luce. Lui era la voce. Lui stesso dice di sé: 'Io sono la voce che grida nel deserto'. Lui era la voce ma che dà testimonianza della Parola, indica la Parola, il Verbo di Dio, la Parola. Lui soltanto voce. La Parola. Lui era il predicatore della penitenza che battezzava, il battista, ma lascia in chiaro, dice chiaramente: ‘Dopo di me viene un altro che è più forte di me, è più grande di me, al quale non sono degno di allacciare i calzari. E questo vi battezzerà in fuoco e Spirito Santo’ ”.
L'umilità di Giovanni, il suo annientarsi è un modello per i cristiani
Giovanni è dunque il “provvisorio che indica il definitivo” e il definitivo è Gesù. “Questa”, osserva il Papa, “è la sua grandezza”, dimostrata ogni volta che il popolo e i dottori della legge gli domandavano se fosse o meno il Messia, e lui in modo chiaro rispondeva: “Io non lo sono”
“E questa testimonianza provvisoria ma sicura, forte, quella fiaccola che non si è lasciata spegnere dal vento della vanità, quella voce che non si è lasciata diminuire dalla forza dell’orgoglio diviene sempre uno che indica l’altro e apre la porta all’altra testimonianza, quella del Padre, quella che Gesù dice oggi: ‘Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni, quella del Padre. E Giovanni il battista apre la porta a questa testimonianza’. E si sente la voce del Padre: ‘Questo è il mio Figlio’. E’ stato Giovanni ad aprire questa porta. E’ grande questo Giovanni, sempre si lascia da parte”.
E’ “umile”, “si annienta Giovanni”, sottolinea ancora il Papa, ”prendendo la stessa strada che prenderà Gesù dopo”, quella dello “svuotarsi di sé”. E sarà così fino alla fine: “nell’oscuro di una cella, in carcere, decapitato, per il capriccio di una ballerina, l’invidia di un’adultera e la debolezza di un ubriaco”. Dovendo farne un ritratto, è il pensiero di Francesco, “soltanto questo dovremmo dipingere”. Un'immagine che il Papa volge poi ai fedeli presenti, religiosi, vescovi e anche coppie che celebrano il 50esimo, esprimendo un auspicio:
Cristiani con la loro vita aprano la strada a Gesù
“E’ una bella giornata per domandarsi sulla propria vita cristiana, se la propria vita cristiana ha sempre aperto la strada a Gesù, se la propria vita è stata piena di quel gesto: indicare Gesù. Ringraziare per tante volte che l’hanno fatto, ringraziare e ricominciare, dopo il 50.esimo, con questa vecchiaia giovane o gioventù invecchiata - come il buon vino! - dare il passo in avanti per continuare a essere testimone di Gesù. Che Giovanni, il grande testimone, vi aiuti in questa nuova strada che oggi voi, dopo la celebrazione del 50esimo, di sacerdozio, di vita consacrata e di matrimonio, incominciate”.
Radio Vaticana - E’ quanto ha detto Papa Francesco nella Messa a Casa Santa Marta rivolgendosi ai fedeli presenti alla celebrazione, religiosi, vescovi, sacerdoti e coppie di sposi al loro 50esimo di vita consacrata o matrimoniale. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Giovanni Battista il testimone che indica Gesù
La liturgia della Chiesa anche oggi, come negli ultimi due giorni, fa riflettere sulla figura di Giovanni il Battista, presentato nel Vangelo come il “testimone”. “Ed è questa la sua vocazione” spiega il Papa nell’omelia, ”dare testimonianza di Gesù”, “indicare Gesù”, come fa la “lampada” nei confronti della luce:
“Lampada che indica dov’è la luce, dà testimonianza della luce. Lui era la voce. Lui stesso dice di sé: 'Io sono la voce che grida nel deserto'. Lui era la voce ma che dà testimonianza della Parola, indica la Parola, il Verbo di Dio, la Parola. Lui soltanto voce. La Parola. Lui era il predicatore della penitenza che battezzava, il battista, ma lascia in chiaro, dice chiaramente: ‘Dopo di me viene un altro che è più forte di me, è più grande di me, al quale non sono degno di allacciare i calzari. E questo vi battezzerà in fuoco e Spirito Santo’ ”.
L'umilità di Giovanni, il suo annientarsi è un modello per i cristiani
Giovanni è dunque il “provvisorio che indica il definitivo” e il definitivo è Gesù. “Questa”, osserva il Papa, “è la sua grandezza”, dimostrata ogni volta che il popolo e i dottori della legge gli domandavano se fosse o meno il Messia, e lui in modo chiaro rispondeva: “Io non lo sono”
“E questa testimonianza provvisoria ma sicura, forte, quella fiaccola che non si è lasciata spegnere dal vento della vanità, quella voce che non si è lasciata diminuire dalla forza dell’orgoglio diviene sempre uno che indica l’altro e apre la porta all’altra testimonianza, quella del Padre, quella che Gesù dice oggi: ‘Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni, quella del Padre. E Giovanni il battista apre la porta a questa testimonianza’. E si sente la voce del Padre: ‘Questo è il mio Figlio’. E’ stato Giovanni ad aprire questa porta. E’ grande questo Giovanni, sempre si lascia da parte”.
E’ “umile”, “si annienta Giovanni”, sottolinea ancora il Papa, ”prendendo la stessa strada che prenderà Gesù dopo”, quella dello “svuotarsi di sé”. E sarà così fino alla fine: “nell’oscuro di una cella, in carcere, decapitato, per il capriccio di una ballerina, l’invidia di un’adultera e la debolezza di un ubriaco”. Dovendo farne un ritratto, è il pensiero di Francesco, “soltanto questo dovremmo dipingere”. Un'immagine che il Papa volge poi ai fedeli presenti, religiosi, vescovi e anche coppie che celebrano il 50esimo, esprimendo un auspicio:
Cristiani con la loro vita aprano la strada a Gesù
“E’ una bella giornata per domandarsi sulla propria vita cristiana, se la propria vita cristiana ha sempre aperto la strada a Gesù, se la propria vita è stata piena di quel gesto: indicare Gesù. Ringraziare per tante volte che l’hanno fatto, ringraziare e ricominciare, dopo il 50.esimo, con questa vecchiaia giovane o gioventù invecchiata - come il buon vino! - dare il passo in avanti per continuare a essere testimone di Gesù. Che Giovanni, il grande testimone, vi aiuti in questa nuova strada che oggi voi, dopo la celebrazione del 50esimo, di sacerdozio, di vita consacrata e di matrimonio, incominciate”.
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