mercoledì, dicembre 21, 2016
Questa la sentenza del giudice che conclude il rito abbreviato. No a custodia cautelare,ma interdizione perpetua da potestà genitoriale.

Condanna a 20 anni per Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa, la donna scomparsa quasi cinque anni fa dalla sua abitazione di Gello di San Giuliano Terme (Pisa), accusato di omicidio volontario e distruzione di cadavere. Logli è stato anche interdetto in perpetuo dalla potestà genitoriale. E' la decisione del giudice Elsa Iadaresta a conclusione del rito abbreviato. Per ora c'è solo l'obbligo di dimora, Logli non va in carcere. Al momento della sentenza, l'accusato non era in aula.

L'accusa, sostenuta dal sostituto procuratore di Pisa, Aldo Mantovani, contro l'uomo accusato di omicidio volontario e distruzione di cadavere era stata di 30 anni di carcere, diventati 20 per la scelta di ricorrere al rito abbreviato. La difesa, che ha ripercorso tutta la vicenda, aveva chiesto l'assoluzione piena di Logli per "assoluta mancanza di prove".

Logli era stato prosciolto il 6 marzo del 2015 dal gup di Pisa, ma il 16 marzo di quest'anno la prima sezione penale della Cassazione aveva annullato il provvedimento ordinando che l'uomo tornasse davanti a un giudice per un nuovo processo.

La difesa invece ha sempre chiesto l'assoluzione perché l'imputato non ha commesso il fatto. Roberta Ragusa è scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012. Secondo l'accusa, Logli la notte in cui scomparve la moglie fu scoperto al telefono con la sua amante e ne nacque un litigio sfociato poi in un omicidio e nella distruzione del cadavere di lei.

Il giudice non ha accolto la richiesta del pm di misura di custodia cautelare in carcere nei confronti dell'uomo in caso di condanna. Per Logli è stato invece disposto l'obbligo di dimora nei comuni di Pisa e San Giuliano Terme (Pisa) dalle 21 alle 6. "Prima di tutti diciamo che si parla del massimo della pena, poi anche che abbiamo ottenuto la verità e cioè che Roberta Ragusa non si è allontana da sola, senza soldi e in pigiama". Questo il commento di Nicodemo Gentile, legale dell'Associazione Penelope attiva nella tutela delle persone scomparse che si è costituita parte civile nel procedimento


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