Fallito ieri il tentativo di mediazione per arrivare a un'intesa. Il trattato doveva essere approvato da tutti gli attori europei e, per la legge belga, la Vallonia lo è.
Niente Ceta, siamo valloni. Con il rifiuto di una regione del Belgio, la Vallonia, a firmare il Ceta, l'accordo di commercio euro-canadese, il Vecchio Continente rifila un altro 2 di picche ai trattati intercontinentali. E' passato, infatti, il principio che il trattato debba essere approvato da tutti gli attori politici europei, ciò che, in base alla costituzione belga, significa il voto di sette diverse entità e regioni. Non è bastato, dunque, l'accordo di tutti i paesi, una regione ha puntato i piedi e tutto è saltato.
Sarà un bene? Sarà un male? Come sempre dipende dai punti di vista. Per chi ha avversato questa "stagione" di accordi commerciali che vanno a toccare più i regolamenti e le norme che le tariffe, ben venga l'opposizione di Mons, Liegi e Namur. Si tratterebbe, in questo caso, della chiusura definitiva all'ancora più scomodo TTIP, con gli Stati Uniti, che in caso di approvazione del Ceta sarebbe rientrato dalla finestra.
D'altra parte in gioco c'è anche la capacità dell'Ue di fare politica. Immaginiamoci per un secondo il momento in cui ci siederemo al tavolo per discutere concretamente la Brexit. Un incubo. E che dire della politica energetica e delle sanzioni alla Russia (dio ce ne scampi)? Rifiutare i trattati è legittimo, ma il carotaggio dell'Unione alla ricerca dell'unanimità rischia di portare all'impotenza o, peggio, all'irrilevanza (lo vediamo sul tema dell'immigrazione).
"E' un'opportunità mancata", ha dichiarato la ministra Christya Freeland, dicendosi "molto delusa". "Nel corso degli ultimi mesi, abbiamo lavorato molto con la Commissione e gli stati membri, ma sembra evidente che l'Ue non è in grado ora di avere un accordo internazionale, nemmeno con un Paese che ha dei valori così europei come il Canada, nemmeno con un Paese così gentile, così paziente", ha detto sull'orlo delle lacrime. "Il Canada è deluso, io sono personalmente molto delusa, ho lavorato molto molto duramente" ma ora "abbiamo deciso di ritornare a casa, sono davvero molto molto triste, e domattina sarò a casa mia con i miei tre figli", ha aggiunto.
Ma la "colpa" è davvero della piccola e ridente Vallonia? Oppure, guardando oltre il naso, di quelli che hanno reso possibile lo svuotamento dei poteri della Commissione? Il cammino che ha portato al fallimento del Ceta e del TTIP e con essi forse della credibilità dell'Europa, parte da lontano.
Niente Ceta, siamo valloni. Con il rifiuto di una regione del Belgio, la Vallonia, a firmare il Ceta, l'accordo di commercio euro-canadese, il Vecchio Continente rifila un altro 2 di picche ai trattati intercontinentali. E' passato, infatti, il principio che il trattato debba essere approvato da tutti gli attori politici europei, ciò che, in base alla costituzione belga, significa il voto di sette diverse entità e regioni. Non è bastato, dunque, l'accordo di tutti i paesi, una regione ha puntato i piedi e tutto è saltato.
Sarà un bene? Sarà un male? Come sempre dipende dai punti di vista. Per chi ha avversato questa "stagione" di accordi commerciali che vanno a toccare più i regolamenti e le norme che le tariffe, ben venga l'opposizione di Mons, Liegi e Namur. Si tratterebbe, in questo caso, della chiusura definitiva all'ancora più scomodo TTIP, con gli Stati Uniti, che in caso di approvazione del Ceta sarebbe rientrato dalla finestra.
D'altra parte in gioco c'è anche la capacità dell'Ue di fare politica. Immaginiamoci per un secondo il momento in cui ci siederemo al tavolo per discutere concretamente la Brexit. Un incubo. E che dire della politica energetica e delle sanzioni alla Russia (dio ce ne scampi)? Rifiutare i trattati è legittimo, ma il carotaggio dell'Unione alla ricerca dell'unanimità rischia di portare all'impotenza o, peggio, all'irrilevanza (lo vediamo sul tema dell'immigrazione).
"E' un'opportunità mancata", ha dichiarato la ministra Christya Freeland, dicendosi "molto delusa". "Nel corso degli ultimi mesi, abbiamo lavorato molto con la Commissione e gli stati membri, ma sembra evidente che l'Ue non è in grado ora di avere un accordo internazionale, nemmeno con un Paese che ha dei valori così europei come il Canada, nemmeno con un Paese così gentile, così paziente", ha detto sull'orlo delle lacrime. "Il Canada è deluso, io sono personalmente molto delusa, ho lavorato molto molto duramente" ma ora "abbiamo deciso di ritornare a casa, sono davvero molto molto triste, e domattina sarò a casa mia con i miei tre figli", ha aggiunto.
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