Una è privata, l'altra è pubblica: sarebbe il caos. La nuova ipotesi è di affidare la riscossione ad una partecipata al 100%.
Cambiare nome va bene, ma inglobare Equitalia nell'Agenzia delle Entrate proprio no. Troppi, infatti, i problemi di carattere costituzionale e contrattuale. La nuova soluzione, ipotizzata dal governo, è quella di trasformare la società di riscossione in una partecipata pubblica, magari al 100% proprio dall'Agenzia (ora è al 51%, l'altro 49% dell'Inps). Ovvero restare uguale a sé stessa, ma con un nome diverso.
Il dietrofront dell'esecutivo arriva dopo ore di discussione sulla stesura dell'annunciato decreto legge fiscale che dovrebbe contenerlo, assieme alla rottamazione delle cartelle e alla voluntary disclosure bis, il presunto condono fiscale su contanti e cassette di sicurezza. Una situazione sufficientemente complicata da pensare di togliere le norme Equitalia dal decreto ed infilarle nella manovra, il disegno di legge di bilancio, intanto slittato forse a lunedì. Un modo per rimettere la questione nelle mani del dibattito politico.
Dunque Equitalia, almeno nel nome, scomparirà di sicuro: troppo forte è stata la presa di posizione del premier a riguardo. Il punto cruciale è però il come. Il sistema di riscossione non può arrestarsi per ovvi motivi. Parimenti la fusione con l'Agenzia è argomento scottante e complesso. Molte sono state le ipotesi vagliate, tutte a rischio di incostituzionalità.
In gioco è infatti l'articolo 97 della Costituzione, quello che prevede l'ingresso nella pubblica amministrazione solo per concorso. Il nodo è, infatti, il personale: 7.917 dipendenti di Equitalia entrati senza concorso e contrattualizzati come bancari, soluzione propria di una società privata, a fronte di 39.612 colleghi dell'Agenzia, quasi tutti vincitori di una selezione pubblica (e con stipendi assai più bassi).
Dunque, niente fusione a freddo, almeno per ora. Una società privata non può entrare nella pubblica amministrazione, né esiste in Europa il caso di un paese che abbia un fisco privatizzato (con rischi per l'imparzialità e la gestione di funzioni come le tasse dei cittadini). La Manovra, ancora senza testo (neppure visionata dal Presidente Mattarella), ed il decreto Equitalia, senza soluzione, si aggiungono di un nuovo capitolo destinato a far discutere.
Cambiare nome va bene, ma inglobare Equitalia nell'Agenzia delle Entrate proprio no. Troppi, infatti, i problemi di carattere costituzionale e contrattuale. La nuova soluzione, ipotizzata dal governo, è quella di trasformare la società di riscossione in una partecipata pubblica, magari al 100% proprio dall'Agenzia (ora è al 51%, l'altro 49% dell'Inps). Ovvero restare uguale a sé stessa, ma con un nome diverso.Il dietrofront dell'esecutivo arriva dopo ore di discussione sulla stesura dell'annunciato decreto legge fiscale che dovrebbe contenerlo, assieme alla rottamazione delle cartelle e alla voluntary disclosure bis, il presunto condono fiscale su contanti e cassette di sicurezza. Una situazione sufficientemente complicata da pensare di togliere le norme Equitalia dal decreto ed infilarle nella manovra, il disegno di legge di bilancio, intanto slittato forse a lunedì. Un modo per rimettere la questione nelle mani del dibattito politico.
Dunque Equitalia, almeno nel nome, scomparirà di sicuro: troppo forte è stata la presa di posizione del premier a riguardo. Il punto cruciale è però il come. Il sistema di riscossione non può arrestarsi per ovvi motivi. Parimenti la fusione con l'Agenzia è argomento scottante e complesso. Molte sono state le ipotesi vagliate, tutte a rischio di incostituzionalità.
In gioco è infatti l'articolo 97 della Costituzione, quello che prevede l'ingresso nella pubblica amministrazione solo per concorso. Il nodo è, infatti, il personale: 7.917 dipendenti di Equitalia entrati senza concorso e contrattualizzati come bancari, soluzione propria di una società privata, a fronte di 39.612 colleghi dell'Agenzia, quasi tutti vincitori di una selezione pubblica (e con stipendi assai più bassi).
Dunque, niente fusione a freddo, almeno per ora. Una società privata non può entrare nella pubblica amministrazione, né esiste in Europa il caso di un paese che abbia un fisco privatizzato (con rischi per l'imparzialità e la gestione di funzioni come le tasse dei cittadini). La Manovra, ancora senza testo (neppure visionata dal Presidente Mattarella), ed il decreto Equitalia, senza soluzione, si aggiungono di un nuovo capitolo destinato a far discutere.
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