L'autista, salvato dalla polizia dal linciaggio, sarebbe stato incitato a forzare il blocco davanti all'azienda Seam (GLS). La vittima, 53enne di origine egiziana, lascia 5 figli.
Tragedia nella tarda serata del 14 settembre a Piacenza, in via Riva a Montale. Un operaio egiziano di 53 anni, padre di 5 figli, che lavorava presso la Seam (azienda in appalto della GLS) è stato travolto e ucciso da un tir in uscita dall'hub mentre era in corso un picchetto indetto dal sindacato Usb, davanti alla nota azienda di logistica. Il tutto sotto lo sguardo degli agenti di polizia.
L'autista del tir, un uomo di 43 anni, è stato fermato con l'accusa di omicidio stradale ed è riuscito a sfuggire per un soffio al linciaggio dei colleghi della vittima. Intanto erano arrivati i soccorsi. I sanitari hanno fatto di tutto per rianimare l'uomo ma i traumi riportati nell'impatto erano troppo gravi.
Secondo quanto riferito da Riccardo Germani, rappresentate dell'unione sindacale di base, presente alla manifestazione: "Il conducente del camion che ha travolto e ucciso il nostro lavoratore è stato incitato a forzare il picchetto da un addetto vicino all'azienda. Gli urlavano 'parti, vai!' - ha raccontato - e quello è partito investendo il nostro aderente". L'uomo è stato trattenuto per tutta la notte in questura e sottoposto ad interrogatorio dal sostituto procuratore Emilio Pisante, mentre la polizia passava al vaglio decine di testimoni e video dell'accaduto.
La situazione, decisamente tesa, ha richiesto un ingente dispiegamento di forze, l'azienda è stata chiusa e le vie di accesso bloccate. I manifestanti urlavano "Ammazzateci tutti!". L'azienda si era già resa protagonista di aggressioni contro delegati sindacali.
In una nota il sindacato Usb dice: "Abbiamo incontrato i responsabili della GLS, insieme agli agenti della Digos, per discutere della stabilizzazione di 13 contratti a tempo determinato, quando hanno rinnegato gli impegni presi abbiamo deciso per lo sciopero e per il blocco. Ci stavamo accingendo a protestare e la situazione era tranquilla, poi la tragedia. Non si può morire così, non si può perdere la vita per difendere i propri diritti". Quello di Piacenza, denuncia il gruppo sindacale, è "la testimonianza dei ricatti e dei soprusi che subiscono i lavoratori della logistica".
L'autista del tir, un uomo di 43 anni, è stato fermato con l'accusa di omicidio stradale ed è riuscito a sfuggire per un soffio al linciaggio dei colleghi della vittima. Intanto erano arrivati i soccorsi. I sanitari hanno fatto di tutto per rianimare l'uomo ma i traumi riportati nell'impatto erano troppo gravi.
Secondo quanto riferito da Riccardo Germani, rappresentate dell'unione sindacale di base, presente alla manifestazione: "Il conducente del camion che ha travolto e ucciso il nostro lavoratore è stato incitato a forzare il picchetto da un addetto vicino all'azienda. Gli urlavano 'parti, vai!' - ha raccontato - e quello è partito investendo il nostro aderente". L'uomo è stato trattenuto per tutta la notte in questura e sottoposto ad interrogatorio dal sostituto procuratore Emilio Pisante, mentre la polizia passava al vaglio decine di testimoni e video dell'accaduto.
La situazione, decisamente tesa, ha richiesto un ingente dispiegamento di forze, l'azienda è stata chiusa e le vie di accesso bloccate. I manifestanti urlavano "Ammazzateci tutti!". L'azienda si era già resa protagonista di aggressioni contro delegati sindacali.
In una nota il sindacato Usb dice: "Abbiamo incontrato i responsabili della GLS, insieme agli agenti della Digos, per discutere della stabilizzazione di 13 contratti a tempo determinato, quando hanno rinnegato gli impegni presi abbiamo deciso per lo sciopero e per il blocco. Ci stavamo accingendo a protestare e la situazione era tranquilla, poi la tragedia. Non si può morire così, non si può perdere la vita per difendere i propri diritti". Quello di Piacenza, denuncia il gruppo sindacale, è "la testimonianza dei ricatti e dei soprusi che subiscono i lavoratori della logistica".
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