Secondo Repubblica, Stefano Fermante avrebbe rimesso il mandato: "Sono troppo isolato, manca un indirizzo politico". Poi la smentita dal Campidoglio: "Non ne sappiamo niente". Oggi il voto sulle Olimpiadi, ma a preoccupare sarebbe la relazione di 20 pagine del ragioniere: città sull'orlo del default.
Si aggrava la situazione nella Capitale, anzi no. La giunta Raggi, ancora in cerca di un assessore al Bilancio, dopo lo spacchettamento in Bilancio e Partecipate in delega alla stessa sindaca, secondo quanto raccontato stamane da Repubblica avrebbe perso anche il Ragioniere generale, Stefano Fermante che avrebbe rimesso il mandato allegandovi una relazione di 20 pagine in cui si descrive una città sull'orlo del baratro.
La risposta dell'amministrazione, però, va in controtendenza e smentisce le dimissioni: "non risultano, è regolarmente a lavoro". Il capogruppo Paolo Ferrara, capogruppo M5S, dice: "Lo apprendo solo adesso a mezzo stampa, verificherò quello che è successo". Secondo il presidente della commissione capitolina bilancio, Marco Terranova: "Niente dimissioni, non mi risulta".
Con Fermante, il Campidoglio avrebbe perso l'ultima guardia delle disastrate casse comunali, lasciando con una vera e propria denuncia. Secondo Repubblica, il ragione avrebbe affermato ai collaboratori di sentirsi "completamente isolato" , in un bailamme "senza un indirizzo politico, visto che l’assessore al Bilancio si è dimesso il primo settembre e la sindaca in tutto questo tempo non ha mai voluto incontrarmi. Ma nella situazione in cui versa il Campidoglio i rischi sono troppo alti: i conti sono peggiorati, io sto in prima linea, esposto a critiche spesso feroci, senza che nessuno mi dica cosa fare. Una responsabilità enorme, che non posso sopportare da solo".
Una situazione paradossale, alla luce della difficile realtà romana. "Ereditiamo un debito di svariati miliardi", conferma la deputata Roberta Lombardi (M5S) e la perdita di Minenna il primo settembre senza un vero sostituto starebbe acuendo una condizione già di "predissesto" precedente all'ingresso della Raggi in Campidoglio. "Usa sfida seria" che nessuno, chi per un motivo chi per un altro, intende al momento affrontare. Il silenzio imposto da Grillo ed il "vietato sbagliare" neppur troppo sibillino della Lombardi costituiscono una strettoia dalla quale la sindaca dovrà uscire, e presto.
Destinata a proseguire la giostra al Bilancio, dopo De Dominicis, anche il giudice contabile, Salvatore Tutino, si è fatto ufficialmente da parte nella corsa a ricoprire la carica di nuovo responsabile dei conti. Continua, inesorabilmente, il toto-nomina. Tra i nomi circolati nei giorni scorsi ci sono: l’ex vicecomandante generale della Finanza Ugo Marchetti, l’ex ragioniere dello Stato Mario Canzio, gli economisti Nino Galloni, Antonio Lacetra, Alessandro Pantoni, Massimo Zaccardelli e Lucrezia Reichlin. Tutti nomi di grande prestigio sottoposti al rischio di venire stritolati dalla "guerra tra bande" interna al Movimento e denunciata da Titino.
Si aggrava la situazione nella Capitale, anzi no. La giunta Raggi, ancora in cerca di un assessore al Bilancio, dopo lo spacchettamento in Bilancio e Partecipate in delega alla stessa sindaca, secondo quanto raccontato stamane da Repubblica avrebbe perso anche il Ragioniere generale, Stefano Fermante che avrebbe rimesso il mandato allegandovi una relazione di 20 pagine in cui si descrive una città sull'orlo del baratro.
La risposta dell'amministrazione, però, va in controtendenza e smentisce le dimissioni: "non risultano, è regolarmente a lavoro". Il capogruppo Paolo Ferrara, capogruppo M5S, dice: "Lo apprendo solo adesso a mezzo stampa, verificherò quello che è successo". Secondo il presidente della commissione capitolina bilancio, Marco Terranova: "Niente dimissioni, non mi risulta".
Con Fermante, il Campidoglio avrebbe perso l'ultima guardia delle disastrate casse comunali, lasciando con una vera e propria denuncia. Secondo Repubblica, il ragione avrebbe affermato ai collaboratori di sentirsi "completamente isolato" , in un bailamme "senza un indirizzo politico, visto che l’assessore al Bilancio si è dimesso il primo settembre e la sindaca in tutto questo tempo non ha mai voluto incontrarmi. Ma nella situazione in cui versa il Campidoglio i rischi sono troppo alti: i conti sono peggiorati, io sto in prima linea, esposto a critiche spesso feroci, senza che nessuno mi dica cosa fare. Una responsabilità enorme, che non posso sopportare da solo".
Una situazione paradossale, alla luce della difficile realtà romana. "Ereditiamo un debito di svariati miliardi", conferma la deputata Roberta Lombardi (M5S) e la perdita di Minenna il primo settembre senza un vero sostituto starebbe acuendo una condizione già di "predissesto" precedente all'ingresso della Raggi in Campidoglio. "Usa sfida seria" che nessuno, chi per un motivo chi per un altro, intende al momento affrontare. Il silenzio imposto da Grillo ed il "vietato sbagliare" neppur troppo sibillino della Lombardi costituiscono una strettoia dalla quale la sindaca dovrà uscire, e presto.
Destinata a proseguire la giostra al Bilancio, dopo De Dominicis, anche il giudice contabile, Salvatore Tutino, si è fatto ufficialmente da parte nella corsa a ricoprire la carica di nuovo responsabile dei conti. Continua, inesorabilmente, il toto-nomina. Tra i nomi circolati nei giorni scorsi ci sono: l’ex vicecomandante generale della Finanza Ugo Marchetti, l’ex ragioniere dello Stato Mario Canzio, gli economisti Nino Galloni, Antonio Lacetra, Alessandro Pantoni, Massimo Zaccardelli e Lucrezia Reichlin. Tutti nomi di grande prestigio sottoposti al rischio di venire stritolati dalla "guerra tra bande" interna al Movimento e denunciata da Titino.
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