domenica, settembre 11, 2016
Seguito il metodo Gerson: senza chemioterapia. Quando si è decisa a rivolgersi ai medici era ormai troppo tardi. Dopo il caso di Eleonora Bottaro, morta di leucemia seguendo il metodo Hamer, un'altra vittima delle cosiddette medicine alternative, un fenomeno in proliferazione.

Frullati di frutta fresca, integratori e clisteri di caffè. Con questa ricetta Giuditta Di Matteo, insegnante elementare di Cagliari, pensava di poter sconfiggere il cancro. Purtroppo non è bastato, mentre la paziente godeva di sollievi temporanei, il cancro continuava ad espandersi divorandola fino ad ucciderla. Rivoltasi ai medici, ormai in condizioni disperate, non c'è stato più nulla da fare. Giuditta se n'è andata giovedì, ad appena 49 anni.

Si chiama metodo di Gerson, dal nome di un medico tedesco vissuto tra il 1881 e il 1959, che sconsigliava l'uso di chemioterapia nella lotta ai tumori preferendo una cura di clisteri di caffè per purificare il fegato, frullati ed integratori, la cura che la donna aveva deciso di intraprendere dopo biopsie e terapie varie che solo in un primo momento sembravano aver sconfitto quella malattia che l'aveva colpita alle vie linfatiche già nel 2002. Proprio il ritorno, più aggressivo, e la paura per i cicli di chemio, hanno spinto Giuditta verso i metodi alternativi.

Si tratta, però, solo dell'ultimo caso di una drammatica escalation che sempre più avvicina i pazienti a metodi non convenzionali. Solo pochi giorni fa, a Padova, c'era stato il caso di Eleonora Bottaro, morta, a 18 anni, a causa di una leucemia dopo che i genitori, con il suo assenso, avevano scelto nei mesi scorsi di rifiutare la chemioterapia proposta dei medici, affidandosi a cure alternative, a base di cortisone e vitamina C.

I genitori, cui il tribunale aveva pure tolto la patria potestà, erano seguaci dell'ex medico tedesco Ryke Geerd Hamer, considerato un "guru" della medicina alternativa, secondo il quale le malattie non sarebbero altro che una risposta dell'organismo a traumi psicologici irrisolti

Affidatisi ad un avvocato i genitori avevano ottenuto la dimissione della figlia, trasferita all'ospedale di Bellinzona dove sarebbe stata sottoposta ad una terapia a base di cortisone e, nelle ultime settimane, di massicce dosi di vitamina C.

Terapie spesso neppure riconosciute dalla medicina ufficiale, ma che trovano brodo di coltura su internet e sui social network, che hanno abbattuto ogni distanza concedendo terreno fertile a ondate di "millantatori" (tra i primi il fu Alberto Mondini, ex groupier al casino di Venezia che consigliava bicarbonato contro i tumori). Oggi tutto è alla portata, con gruppi chiusi di decine di migliaia di veri e propri "adepti", spesso con alle spalle complesse storie personali. Neppure la giustizia o le campagne di sensibilizzazione ne diminuiscono il seguito, con siti presi d'assalto, riunioni "bunker" sovraffollate e tour in giro per il paese; ma, forse ancor più preoccupante, è la riemersione di rimedi risalenti ad inizio XX secolo, a lungo considerati pseudo-scientifici, eppure tornati drammaticamente in voga.


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