lunedì, agosto 01, 2016
Successo per il tour dell’Orchestra giovanile palestinese nel Regno Unito. La musica classica riesce a superare i confini, ma non per tutti: Israele ha negato il permesso di uscita a due membri dell’orchestra della Striscia di Gaza. Intanto alcune scuole ed associazioni insegnano musica dove più forti sono sofferenza ed oppressione. 

di Rosa Schiano 

Nena News - Si concluderà questa sera con la tappa di Londra – presso la Royal Festival Hall – il tour di sei tappe della Palestine Youth Orchestra nel Regno Unito.

Il tour era iniziato lunedì scorso presso la sala concerti di Perth ed ha toccato anche Glasgow, registrando il tutto esaurito e gli applausi di una platea gremita presso la Royal Concert Hall, per poi proseguire a Leeds, Birmingham, Cardiff .

Le qualità dei giovani musicisti – sotto la direzione dell’inglese Sian Edwards – sono emerse dalle esecuzioni di lavori di musica classica e classica contemporanea araba ed occidentale, spaziando da brani scritti per Fayrouz e Umm Kulthum – interpretate dalla giovane solista, flautista e compositrice palestinese Nai Barghouti, stella nascente nel panorama musicale arabo – a Beethoven con l’Overture Leonore n.3 dall’opera unica Fidelio, al compositore britannico Graham Fitkin con Metal ed a Mussorgsky con una meravigliosa esecuzione della celebre suite per pianoforte Quadri di un’esposizione.

Nata nel 2004 dall’idea del Conservatorio Nazionale di Musica Edward Said – che ha sedi a Ramallah, Gerusalemme, Betlemme, Nablus e Gaza – di riunire i musicisti palestinesi di tutto il mondo in un ensemble orchestrale di alta qualità, l’orchestra conta 85 musicisti di età compresa tra i 26 ed i 14 anni provenienti sia dalla Cisgiordania sotto occupazione militare sia dallo Stato di Israele.

Far parte dell’orchestra rappresenta per questi giovani musicisti una speranza, permette al mondo esterno di conoscere il loro talento musicale ed il loro impegno. Allo stesso tempo, la musica diventa il linguaggio più forte attraverso cui esprimersi, gli strumenti musicali diventano mezzi di resistenza e di lotta per la libertà ed i diritti umani; l’arte permette loro di essere rappresentanti della Palestina e di offrirne una immagine diversa da quella negativa che viene spesso fornita dai media.

Studiare musica può essere anche, per minori traumatizzati dal conflitto, una salvezza: la musica diventa terapia; nella Striscia di Gaza il conservatorio – che offre corsi di pianoforte e strumenti a corda come violini, chitarre, qanun, oud, percussioni, tromba, flauto orientale, solfeggio – ha anche una propria orchestra fondata nel 2013, composta da 40 studenti, di cui 21 femmine e 19 maschi, creata con l’obiettivo di sviluppare la capacità degli ragazzi di esibirsi in pubblico. Nell’anno accademico 2015/16 la Gaza Music School conta 204 studenti.

Gli ostacoli da superare dettati dall’occupazione
Due membri dell’orchestra, Raslan Ashour per la tromba e Sofiya Radwan per il violino, entrambi di 15 anni, tuttavia non hanno potuto partecipare al tour britannico, sebbene fosse programmata la loro esibizione: i due giovani sono di Gaza, Israele ha negato loro il permesso di uscire dalla Striscia. Le autorità di Tel Aviv non hanno fornito i motivi della decisione.

La musica si scontra spesso con il controllo israeliano sui movimenti dei palestinesi. L’orchestra giovanile era arrivata a Glasgow domenica 17 di notte, dopo un viaggio frenetico di 45 ore attraverso la Giordania. Membri dell’orchestra residenti in Cisgiordania hanno dovuto attraversare il ponte di Allenby per raggiungere l’aeroporto di Amman poiché Israele non permette loro di viaggiare attraverso Tel Aviv. Misure discriminatorie colpiscono non soltanto i palestinesi: ne è un esempio il violinista Omar Saad, giovane druso israeliano il cui talento musicale è stato spesso oscurato poiché condannato almeno sei volte per essersi rifiutato di servire nell’esercito. L’attraversamento dei checkpoint alla quale si aggiungono le frequenti umiliazioni rende pesante spostarsi da un posto all’altro. I palestinesi della Cisgiordania devono inoltre ottenere permessi lavorativi da parte del governo israeliano al fine di poter viaggiare verso altre città. Ciò rende difficile trovare un unico posto dove i musicisti dell’orchestra possano esercitarsi insieme. I musicisti dell’orchestra giovanile, infatti, hanno potuto provare insieme soltanto quando l’orchestra è andata in tour.  

Le scuole di musica
Tra le conseguenze derivanti dall’occupazione militare di cui meno si parla vi sono probabilmente le ripercussioni negative sullo sviluppo della cultura. Iniziative come l’orchestra giovanile palestinese e la nascita di associazioni e scuole di musica rappresentano una speranza anche per un rilancio della musica classica nel paese.

Fra queste figura, ad esempio, Sounds of Palestine che opera nel campo rifugiati di Aida a Betlemme. I minori del campo, di frequente teatro di violenze, crescono vivendo le incursioni notturne dei militari israeliani che arrestano giovani accusati di lanciare pietre o di essere affiliati a partiti politici ed hanno spesso testimoniato uccisioni o arresti di propri famigliari. È in questo quadro che Sounds of Palestine tenta di ridare ai minori un po’ dell’infanzia che viene loro sottratta. Composta da musicisti locali e operatori sociali, l’organizzazione insegna ai bambini tra i 5 ed i 9 anni come suonare strumenti musicali come clarinetto, violoncello e violino. L’organizzazione si ispira al modello didattico venezuelano El Sistema in cui l’educazione musicale pubblica, a cui possono accedere bambini di tutti i ceti sociali, è mezzo per raggiungere cambiamenti sociali a lungo termine per i bambini e le loro famiglie. Dal 2016, l’organizzazione lavora anche in asili nei campi di al-Azzeh e Dheisheh, e villaggi isolati di Dar Salah e al-Khas.

Tra le altre, figura anche la scuola di Al Kamandjati, creata nel 2002 dal violinista palestinese Ramzi Aburedwan, del campo rifugiati di Al Amari (Ramallah), con l’obiettivo di insegnare musica ai bambini palestinesi e renderla musica più accessibile soprattutto per quelli che vivono nei campi in Palestina e Libano. Il primo centro ha aperto nel 2005 nella città vecchia di Ramallah, successivamente altri due centri sono stati aperti in Deir Ghassana e Jenin. Attualmente lavora con 200 bambini, di età tra i 4 ai 15 anni, nelle città di Ramallah, Deir Ghassana, Jenin, Tulkarem e nei campi di Qalandia, Jalazoun ed Al Amari. Nena News


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