venerdì, luglio 22, 2016
Continua la purga imposta dal presidente turco Receep Tayyp Erdogan dopo il tentato golpe di venerdì scorso, che ha portato all’arresto di giudici, giornalisti e militari.

di Alessandra Caparello

Ankara (WSI) - L’esercito ora in Turchia è in ginocchio, con 113 generali su 360 che sono stati tratti in arresto, per arrivare a circa 11mila persone rinchiuse in carcere in tutto il paese, a cui si aggiungono 626 scuole chiuse, divieto di espatrio per gli accademici turchi, arresto del rettore dell’Università di Ankara, Suleyman Buyukberber.

Proprio le università, dice il governo turco, sono accusate di essere entrate in contatto con i golpisti. Il premier in queste ore ha riunito il Consiglio nazionale di sicurezza nel palazzo presidenziale, più grande del Cremlino o di Versailles, costruito proprio dal presidente che avrebbe speso 600 milioni di dollari, e per 4 ore e oltre ha parlato con i suoi ministri e alti ufficiali sulle prossime mosse da adottare. Tra queste l’annuncio dello stato di emergenza promulgato per tre mesi per affrontare la crisi.

“Non si tratta di una decisione contraria alla democrazia, al contrario serve a garantirla contro il terrorismo”.

E lo stesso Erodgan parla ad Al Jazeera su come avrebbe sventato il tentato golpe.

“Mio cognato mi ha informato subito. Ma non ho preso sul serio la notizia. Poi sono arrivate le conferme dell’intelligence”.

E il leader di Ankara punta il dito cono l’imam Fetullah Gulen, l’artefice del tentato colpo di Stato insieme ad un “gruppuscolo di terroristi” – come sottolinea Erdogan – che oggi si trova in autoesilio negli Stati Uniti e a cui il premier turco ha chiesto l’estradizione. “Le prove sono evidenti” dice Erdogan che a sorpresa in questa situazione di crisi, tende una mano al presidente russo Vladimir Putin, annunciando che ci sarà un’indagine anche sui due piloti che a novembre dell’anno scorso hanno abbattuto il cacciabombardiere russo al confine con la Siria. In particolare andrà verificato se facessero parte delle “rete gulenista”.

“I due (ndr: Putin ed Erdogan) ora hanno molti punti in comune, compresa l’economia sotto pressione con Standard & Poor’s che ha tagliato il rating turco a BB e la lira precipitata di quasi il 10% nel cambio con il dollaro”.

Fonte: La Stampa


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