La conferma dell'arrivo nell'orbita prevista attorno al gigante gassoso del nostro sistema solare, da parte della sonda spaziale Juno, è arrivato al centro controllo missione questa mattina alle 5.53 ora italiana. A bordo anche materiale italiano.
Si trattava di impartire da Terra il comando "’ji4040". Era stato fatto cinque giorni fa ed ha permesso l’attivazione di una sorta di pilota automatico. Juno è arrivata nell'orbita di Giove
Ci sono voluti almeno 48 minuti perché il segnale coprisse gli 860 milioni di chilometri che separano il Deep Space Network, in California, dalla sonda.
Un viaggio lungo 5 anni da quando un razzo vettore Atlas V l'aveva lanciata nello spazio, partendo dalla base del Kennedy Space Center, in Florida.
"Tutto perfetto, ci siamo! Inizia una nuova era dell’esplorazione di Giove" ha esultato Ed Hirst, Mission Manager.
Grande festa al Centro Nasa Jet Propulsion Laboratory, di Pasadena, che segue da terra e gestisce tutte le operazioni della missione. L'entusiasmo ha però superato i confini degli Stati Uniti, perché Juno reca a bordo apparati scientifici (11 in tutto) realizzati da altre nazioni, alcuni dei quali realizzati da centri di ricerca e aziende italiane.
La sonda Juno, 20 metri di ampiezza per 4 e mezzo di altezza, è il primo veicolo alimentato a energia solare ad operare così lontano dal Sole.
Al momento dell'ingresso in orbita, per evitare che le radiazioni potessero danneggiare in modo irreparabile la strumentazione di bordo, era stato attivato il motore Leros 1b della sonda: 35 minuti e 2 secondi di accensione, che hanno permesso di rallentare la velocità di Juno di 541,7 metri al secondo, abbastanza per essere catturata dalla forte gravità di Giove e piazzarsi nell'orbita prevista.
E ora che cosa farà? La sonda è attesa da 20 mesi di attività e raccolta dati da compiere in 37 orbite servendosi di una suite composta da 9 strumenti principali e due secondari.
Muovendosi su un’orbita polare, Juno ne studierà i campi gravitazionali e magnetici, esplorerà le sue nubi e l'atmosfera, una delle caratteristiche di Giove. Misurerà l’abbondanza di acqua e cercherà di determinare la struttura interna del pianeta, cercando prova della presenza di un nucleo solido.
C'è molta Italia a bordo della sonda. Il cuore di Juno è, infatti, Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper) uno spettrometro che svolgerà indagini negli strati superiori dell’atmosfera gioviana, finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana.
L’altro componente italiano è KaT (Ka-Band Translator) uno strumento di radioscienza realizzato dall’Università La Sapienza di Roma, e realizzato da Thales Alenia Space Italia.
Italiano è, infine, anche il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker, realizzato da Leonardo-Finmeccanica, che dopo averla guidata verso Giove, permetterà a Juno di mantenere la corretta traiettoria nell’orbita del pianeta gigante.
Si trattava di impartire da Terra il comando "’ji4040". Era stato fatto cinque giorni fa ed ha permesso l’attivazione di una sorta di pilota automatico. Juno è arrivata nell'orbita di GioveCi sono voluti almeno 48 minuti perché il segnale coprisse gli 860 milioni di chilometri che separano il Deep Space Network, in California, dalla sonda.
Un viaggio lungo 5 anni da quando un razzo vettore Atlas V l'aveva lanciata nello spazio, partendo dalla base del Kennedy Space Center, in Florida.
"Tutto perfetto, ci siamo! Inizia una nuova era dell’esplorazione di Giove" ha esultato Ed Hirst, Mission Manager.
Grande festa al Centro Nasa Jet Propulsion Laboratory, di Pasadena, che segue da terra e gestisce tutte le operazioni della missione. L'entusiasmo ha però superato i confini degli Stati Uniti, perché Juno reca a bordo apparati scientifici (11 in tutto) realizzati da altre nazioni, alcuni dei quali realizzati da centri di ricerca e aziende italiane.
La sonda Juno, 20 metri di ampiezza per 4 e mezzo di altezza, è il primo veicolo alimentato a energia solare ad operare così lontano dal Sole.
Al momento dell'ingresso in orbita, per evitare che le radiazioni potessero danneggiare in modo irreparabile la strumentazione di bordo, era stato attivato il motore Leros 1b della sonda: 35 minuti e 2 secondi di accensione, che hanno permesso di rallentare la velocità di Juno di 541,7 metri al secondo, abbastanza per essere catturata dalla forte gravità di Giove e piazzarsi nell'orbita prevista.
E ora che cosa farà? La sonda è attesa da 20 mesi di attività e raccolta dati da compiere in 37 orbite servendosi di una suite composta da 9 strumenti principali e due secondari.Muovendosi su un’orbita polare, Juno ne studierà i campi gravitazionali e magnetici, esplorerà le sue nubi e l'atmosfera, una delle caratteristiche di Giove. Misurerà l’abbondanza di acqua e cercherà di determinare la struttura interna del pianeta, cercando prova della presenza di un nucleo solido.
C'è molta Italia a bordo della sonda. Il cuore di Juno è, infatti, Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper) uno spettrometro che svolgerà indagini negli strati superiori dell’atmosfera gioviana, finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana.
L’altro componente italiano è KaT (Ka-Band Translator) uno strumento di radioscienza realizzato dall’Università La Sapienza di Roma, e realizzato da Thales Alenia Space Italia.
Italiano è, infine, anche il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker, realizzato da Leonardo-Finmeccanica, che dopo averla guidata verso Giove, permetterà a Juno di mantenere la corretta traiettoria nell’orbita del pianeta gigante.
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