Una solenne liturgia per una gremita Basilica di San Pietro, dalla quale il Santo Padre esorta a non abbandonare la preghiera, strumento di conforto e di sostegno durante le asperità della vita, così come nei momenti di gioia.
di Dario Cataldo
Festività dei Santi Pietro e Paolo in Vaticano. Durante l’Omelia per la Santa Messa presieduta in Basilica dal Sommo Pontefice, un filo conduttore ha tenuto le fila del discorso: la preghiera come via d’uscita; la preghiera come ancora di salvezza nei periodi di scoramento. La stessa che recitata con fede ha permesso a Pietro di evadere dalla prigione in cui era stato relegato da Erode; la stessa che ha permesso a Paolo di “combattere la battaglia, terminare la corsa e conservare la fede”.
Alla celebrazione, come da tradizione, ha partecipato anche una delegazione inviata dal Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I. Per l’occasione sono inoltre stati benedetti i “sacri palli”, le fasce di lana tessute a mano che saranno imposte ai 25 Arcivescovi metropoliti freschi di nomina.
Da una Basilica colma di fedeli, l’attenzione si focalizza al simbolo delle “chiavi” che metaforicamente Cristo affida a Pietro, affinché, come sottolinea il Santo Padre: “possa aprire l’ingresso al Regno dei Cieli, e non certo chiuderlo davanti alla gente, come facevano alcuni scribi e farisei ipocriti”.
Dalla Liturgia del giorno, il Vicario di Cristo estrapola il valore che ha avuto la “preghiera” intesa come dialogo costante e inscindibile con Dio. Non sono parole vuote, perché hanno una conseguenza, causano un effetto. Come dice Papa Bergoglio: “La preghiera permette alla grazia di aprire una via di uscita: dalla chiusura all’apertura, dalla paura al coraggio, dalla tristezza alla gioia”.
La missione di Pietro – che trova nel mandato affidato ai suoi successori una continuità con la tradizione, ma anche l’imput per affrontare le sfide dei tempi – è apostrofata dalla fede, dalla preghiera e dalla speranza. Come conclude il Papa: “La vita di Simone, pescatore galileo – come la vita di ognuno di noi – si apre, sboccia pienamente quando accoglie da Dio Padre la grazia della fede. Allora Simone si mette sulla strada – una strada lunga e dura – che lo porterà a uscire da sé stesso, dalle sue sicurezze umane, soprattutto dal suo orgoglio mischiato con il coraggio e con il generoso altruismo”.
di Dario Cataldo
Festività dei Santi Pietro e Paolo in Vaticano. Durante l’Omelia per la Santa Messa presieduta in Basilica dal Sommo Pontefice, un filo conduttore ha tenuto le fila del discorso: la preghiera come via d’uscita; la preghiera come ancora di salvezza nei periodi di scoramento. La stessa che recitata con fede ha permesso a Pietro di evadere dalla prigione in cui era stato relegato da Erode; la stessa che ha permesso a Paolo di “combattere la battaglia, terminare la corsa e conservare la fede”.
Alla celebrazione, come da tradizione, ha partecipato anche una delegazione inviata dal Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I. Per l’occasione sono inoltre stati benedetti i “sacri palli”, le fasce di lana tessute a mano che saranno imposte ai 25 Arcivescovi metropoliti freschi di nomina.
Da una Basilica colma di fedeli, l’attenzione si focalizza al simbolo delle “chiavi” che metaforicamente Cristo affida a Pietro, affinché, come sottolinea il Santo Padre: “possa aprire l’ingresso al Regno dei Cieli, e non certo chiuderlo davanti alla gente, come facevano alcuni scribi e farisei ipocriti”.
Dalla Liturgia del giorno, il Vicario di Cristo estrapola il valore che ha avuto la “preghiera” intesa come dialogo costante e inscindibile con Dio. Non sono parole vuote, perché hanno una conseguenza, causano un effetto. Come dice Papa Bergoglio: “La preghiera permette alla grazia di aprire una via di uscita: dalla chiusura all’apertura, dalla paura al coraggio, dalla tristezza alla gioia”.
La missione di Pietro – che trova nel mandato affidato ai suoi successori una continuità con la tradizione, ma anche l’imput per affrontare le sfide dei tempi – è apostrofata dalla fede, dalla preghiera e dalla speranza. Come conclude il Papa: “La vita di Simone, pescatore galileo – come la vita di ognuno di noi – si apre, sboccia pienamente quando accoglie da Dio Padre la grazia della fede. Allora Simone si mette sulla strada – una strada lunga e dura – che lo porterà a uscire da sé stesso, dalle sue sicurezze umane, soprattutto dal suo orgoglio mischiato con il coraggio e con il generoso altruismo”.
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