venerdì, giugno 10, 2016
Sembra un discorso scontato e balale ma in un clima di estrema tensine qual'è quello vissuto oggi, l'integrazione non è un dato scontato, anzi sembra essere più un'utopia che una realtà.

di Dario Cataldo

La difficoltà di un periodo in cui le vicende umane sono legate alla guerra e alla povertà, offrono spunti di riflessione e dibattito. Ecco perrchè il vescovo Nunzio Galantino, Segretario generale della CEI torna a parlare del tema dell’immigrazione. Come suggerisce il Prelato: "stiamo vivendo tempi fragili e difficili, come dimostra la tragica vicenda di tanti nostri fratelli che, spinti dalla guerra e dalla povertà, sono mossi ad affrontare l’abbandono della loro terra e della famiglia, in cerca di condizioni più dignitose per sé e i loro cari".

L'Italia ma in generale tutto il Continente europeo, come contribuiscono ad attenuare un divario sociale tra immigrati e autoctoni? Tra flussi migratori e barriere ai confini nazionali, ci si trova dinanzi a scelte "dettate da logiche occasionali o difensive".

Ecco perché il Presule durante il suo intervento a Monza in occasione del V anniversario del riconoscimento da parte dell’Unesco del Duomo di Monza con la Regina Teodolinda, a monumento e testimone di una cultura di pace, auspica che: "l’Europa sia capace, anche grazie all’apporto del nostro Paese e di ognuno di noi, di riscoprire i valori fondamentali che hanno ispirato i suoi costituenti, oltre che i valori che nei secoli ne hanno ispirato la convivenza. Siamo posti innanzi alla sfida della multiculturalità e alla necessità dell’integrazione, che significa ridefinizione, capacità di ripensarsi insieme e insieme intravedere il futuro".

L'esortazione di Galantino è che oggi più che mai è necessaria la virtù del discernimento. Da Monza, guardando alla lezione lasciataci della regina longobarda e dall’allora Papa, San Gregorio Magno, il Segretario generale della CEI ha indicato questi due personaggi storici come esempi di costruttori di pace, "in un’epoca di popoli belligeranti".

In riferimento al periodo odierno, il Porporato esprime una consapevolezza dettata dal presupposto che "non ci sono questioni locali nel mondo globalizzato, ma la sorte delle persone più lontane riguarda anche noi. Non c’è niente di neutrale - continua Galatino - e non è possibile rimanere tali, perché l’indifferenza produce disparità e questa genera violenza, mentre l’impegno disinteressato è sempre foriero di bene".


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