martedì, giugno 28, 2016
In una nota diffusa in previsione del Consiglio Europeo in programma oggi e domani a Bruxelles, l’organizzazione caritativa lancia l’allerta per evitare speculazioni. L’auspicio è trovare soluzioni alternative. 

di Dario Cataldo

Sembra un gioco a incastro quello che coinvolge i migranti e rifugiati siriani mediante gli accordi tra la Turchia e l’Unione Europea. Analizzando il documento ci si rende conto che, gli interessati sarebbero respinti in territorio turco se sprovvisti della domanda d’asilo alle autorità greche o se la medesima è stata rigettata. In aggiunta, per ogni siriano che dalle isole greche sarà spedito ad Ankara, ci sarà un altro suo connazionale che dalla Turchia sarà consegnato all’Unione Europea.

Una sorta di domino, in cui a pagarne le conseguenze saranno solo i migranti, pedine di scambio di una dinamica del guadagno. Come si legge nella nota delle Caritas europea: “La questione delle migrazioni e la situazione dei richiedenti asilo si stanno trasformando in una minaccia ai valori europei. Al contrario, la Caritas – recita il documento – ribadisce la sua convinzione nella capacità dell’Europa di risolvere questa situazione se si agisce insieme, guardando a soluzioni a lungo termine basate sulla solidarietà e se si garantisce il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti”.

Quale impatto tale accordo sta dunque avendo sui migranti che cercano rifugio in Europa, incentivandoli a “strade alternative” raggiungere il Vecchio Continente? Secondo i valori fondanti dell’Istituzione europea, la garanzia a seri piani di soccorso è un dovere imprescindibile, umano prima che politico. Respingere i rifugiati e i migranti, “crea un pericoloso precedente per il futuro, mina l’obbligo degli Stati membri dell’Ue di garantire il diritto internazionale ai richiedenti asilo ed è l’espressione ultima dei fallimento dei governi europei nel tentare di concordare un approccio umano comune per proteggere le persone bisognose”.

A conclusione dunque, la Caritas continentale esorta che prediligere “le politiche incentrate sulla persona umana, in quanto uniche misure efficaci ed umane, in grado di affrontare in modo efficiente e sostenibile la disastrosa situazione dei migranti in Europa”. È immediata l’accusa ai leader europei che sembrano “incapaci di cogliere davvero la disperazione di centinaia di migliaia di persone che fuggono, a rischio della propria vita, dai terrificanti avvenimenti che accadono nei loro Paesi d’origine”.


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