Aumentano i sostenitori della campagna Leave a favore dell'uscita del regno Unito dall'Ue: 55% g contro il 45% che invece vuole che rimanga.
WSI -
Si avvicina il giorno X, il 23 giugno quando gli inglesi saranno chiamati alle urne per votare la Brexit, il referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Dall’ultimo sondaggio, condotto dall’Istituto Orb per l’Independent, emerge un balzo in avanti di 10 punti percentuali da parte degli euroscettici. Arrivano così al 55% gli elettori inglesi che ritengono che il Regno Unito debba lasciare l’Ue contro il 45% che invece vuole che rimanga.
Si tratta di uno dei margini di vantaggio più ampi per la campagna Leave registrati di recente. Il sondaggio dell’Istituto Orb – realizzato su un campione di 2mila persone, senza che sia stato indicato alcun margine di errore – mette in luce le forti differenze generazionali in seno all’Unione europea: 7 persone su 10 di età compresa tra i 18 e i 24 anni si dichiarano pro Ue contro il 30% che vorrebbe lasciare l’eurozona.
A favore dell’uscita si schierano gli over 55 anni (circa il 64%). In merito all’affluenza circa il 56% di coloro che hanno età compresa tra i 18 e i 24 anni affermano che andranno sicuramente a votare mentre arrivano all’80% gli over 55 anni che si recheranno alle urne. Il supporto più alto per l’adesione all’Ue si registra in Scozia con oltre il 60% a favore della permanenza nell’Ue, ma nelle altre regioni inglesi la maggioranza si schiera per l’uscita. A Londra solo il 44% è a favore della permanenza in Europa, mentre il 56% per l’uscita e questo è dovuto principalmente alla bassa affluenza che si presume per giorno 23 giugno.
In merito all’impatto economico della Brexit, secondo il sondaggio dell’istituto Orb, otto persone su dieci pensano che l’asciare l’Ue comporti qualche rischio contro il 19% che invece crede che non si profili all’orizzonte alcun pericolo. Quattro persone su 10, circa il 40% credono che qualunque sia il risultato del referendum non vi sarà un grosso impatto sulla propria vita personale contro il 44% che si dichiara non d’accordo con questa affermazione e il 17% che non si esprime.
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Si avvicina il giorno X, il 23 giugno quando gli inglesi saranno chiamati alle urne per votare la Brexit, il referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Dall’ultimo sondaggio, condotto dall’Istituto Orb per l’Independent, emerge un balzo in avanti di 10 punti percentuali da parte degli euroscettici. Arrivano così al 55% gli elettori inglesi che ritengono che il Regno Unito debba lasciare l’Ue contro il 45% che invece vuole che rimanga.Si tratta di uno dei margini di vantaggio più ampi per la campagna Leave registrati di recente. Il sondaggio dell’Istituto Orb – realizzato su un campione di 2mila persone, senza che sia stato indicato alcun margine di errore – mette in luce le forti differenze generazionali in seno all’Unione europea: 7 persone su 10 di età compresa tra i 18 e i 24 anni si dichiarano pro Ue contro il 30% che vorrebbe lasciare l’eurozona.
A favore dell’uscita si schierano gli over 55 anni (circa il 64%). In merito all’affluenza circa il 56% di coloro che hanno età compresa tra i 18 e i 24 anni affermano che andranno sicuramente a votare mentre arrivano all’80% gli over 55 anni che si recheranno alle urne. Il supporto più alto per l’adesione all’Ue si registra in Scozia con oltre il 60% a favore della permanenza nell’Ue, ma nelle altre regioni inglesi la maggioranza si schiera per l’uscita. A Londra solo il 44% è a favore della permanenza in Europa, mentre il 56% per l’uscita e questo è dovuto principalmente alla bassa affluenza che si presume per giorno 23 giugno.
In merito all’impatto economico della Brexit, secondo il sondaggio dell’istituto Orb, otto persone su dieci pensano che l’asciare l’Ue comporti qualche rischio contro il 19% che invece crede che non si profili all’orizzonte alcun pericolo. Quattro persone su 10, circa il 40% credono che qualunque sia il risultato del referendum non vi sarà un grosso impatto sulla propria vita personale contro il 44% che si dichiara non d’accordo con questa affermazione e il 17% che non si esprime.
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