giovedì, maggio 05, 2016
Il Guardasigilli Orlando ha chiesto chiarimenti su quanto detto dal consigliere del Csm, al Foglio, intervista tuttavia smentita dallo stesso Morosini. Per il vice presidente Csm Legnini sono "inaccettabili" gli attacchi a esponenti del governo e i giudizi su Cantone e Gratteri.

di Lorenzo Carchini

In un clima politico già rovente sul fronte della giustizia, a complicare le cose arriva anche il "caso Morosini", scoppiato a seguito all'intervista che il consigliere del Csm smentisce di aver rilasciato al Foglio nei termini riportati dal giornale ma sulla quale si concentra l'attenzione del ministro della Giustizia Andrea Orlando e del vice presidente del Csm Giovanni Legnini.

In un colloquio pubblicato oggi sul quotidiano fondato da Giuliano Ferrara, il consigliere del Csm Piergiorgio Morosini ha spiegato ad Annalisa Chirico da dove nasce lo scontro in atto tra il premier Renzi e le procure, definendo "autoritaria" la riforma costituzionale voluta dal governo.

L'intervista. Queste le parole incriminate: "Se passa la riforma costituzionale abbinata all’Italicum il partito di maggioranza potrà decidere da solo i membri della Consulta e del Csm di nomina parlamentare. Renzi farà come Ronald Reagan, una bella infornata autoritaria di giudici della Suprema Corte allineati  [...] uno scenario preoccupante".

Ma non solo. L'articolo riporta parole al vetriolo del consigliere anche per alcuni esponenti importanti del Pd e del governo, definendo Luca Lotti e Maria Elena Boschi "mestieranti buoni a gestire il potere", ma anche per alcuni colleghi di grande fama, come il presidente ANAC Raffaele Cantone ed il magistrato Nicola Gratteri: "Quando firmi libri Mondadori, l’azienda ha interesse a trasformarti in un personaggio per vendere più copie. Ti invitano in tv, diventi un volto noto e poi la politica ti chiama".

La smentita. Nelle prime ore della mattinata, immediata la smentita dello stesso Morosini, affidata a Twitter:"Non ho MAI rilasciato intervista a Il Foglio. Solo colloquio informale riportato in maniera scorretta. MAI detto: 'Renzi va fermato'".

Le reazioni. La smentita non è stata però sufficiente a disinnescare la polemica. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha chiesto al vice presidente del Csm Giovanni Legnini "un incontro formale per un chiarimento" sulla vicenda. "Se alcune di quelle parole risultassero in qualche modo confermate - ha detto il Guardasigilli - sarebbero in aperto contrasto con lo spirito di leale collaborazione che fino a qui ha ispirato i rapporti tra Governo e Csm".

Legnini ha definito "inaccettabili gli attacchi a esponenti di governo e parlamento. Noi pretendiamo rispetto per le nostre funzioni, ma per farlo dobbiamo prima di tutto assicurare rispetto ai rappresentanti dei poteri dello Stato".

Della stessa opinione il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, che ha espresso “totale dissenso” per le parole di Morosini. Delegittimare gli altri poteri dello stato, continua, "indebolisce il tessuto della nostra democrazia, pregiudica la credibilità delle istituzioni repubblicane, lede l’immagine di indipendenza e autonomia della magistratura e del Csm".

Una smentita che non smentisce. Già durante il plenum del Csm, Morosini si è difeso: "Mi sento ferito. Le mie parole sono state travisate". Ribadendo di non aver mai accennato alla volontà di "fermare Renzi", espressione che infatti nell'articolo non compare.

Sul sito del quotidiano diretto da Claudio Cerasa è infine apparsa la precisazione: "Nessun giallo, nessun mistero: come da lui stesso confermato nella 'smentita' che circola su agenzie e social network, il colloquio con la nostra giornalista c'è stato, e ha toccato proprio quei temi. Morosini smentisce soltanto il titolo".

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