Il
Consiglio Ue ha deciso di rinnovare per un altro anno le sanzioni
decretate contro la Siria. La decisione, dicono a Bruxelles recepisce
le conclusioni adottate dallo stesso organismo comunitario a dicembre
2014 e successivamente.
di Patrizio Ricci
I grandi del G.7 in Giappone, nel documento finale redatto a chiusura dell'incontro, avevano riservato una dichiarazione sulla Siria: "Condanniamo le violazioni del cessate il fuoco soprattutto nella zona di Aleppo da parte del regime siriano e chiediamo di fermare gli attacchi indiscriminati contro i civili". Questo il giudizio inappellabile dei principali leader mondiali. Però dall'inizio del mese in Aleppo ed in Siria le cronache ci raccontano un'altra verità: le violazioni della tregua effettuate dai ribelli sono state ben più numerose di quelle governative. Inoltre, sono stati registrati una recrudescenza di attentati, tutti compiuti dai miliziani antigovernativi contro obiettivi civili.
Le sanzioni attualmente in vigore comprendono l'embargo del petrolio, divieto di fare investimenti, congelamento degli asset della banca centrale siriana custoditi nella Ue, restrizioni alle esportazioni di tecnologie che possono essere usate per repressione interna e di tecnologie per il controllo di internet e comunicazioni telefoniche. Inoltre 200 persone e 70 compagnie sono soggetti colpiti da divieto di viaggio nell'Ue e congelamento di beni.
Tuttavia, questa semplice elencazione non fornisce l' esatta dimensione degli effetti delle sanzioni. I settori della vita comune che colpiscono sono ben al di là degli ambiti oggetto delle 'attenzioni'. Se per esempio prendiamo in considerazione gli oggetti denominati 'dual-use', ci accorgiamo che neanche i fertilizzanti o i lacci per le scarpe possono essere acquistati all'estero; essi potrebbero essere usati per reprimere. Inoltre, è ovvio che se sono bloccati gli asset bancari e la principale fonte di reddito rappresentata dal petrolio non può essere commerciata, l'economia è completamente bloccata e così non si avranno soldi per importare neanche pannolini e latte in polvere.
In definitiva, la società siriana è condannata ad una agonia senza fine a meno che non scelga di fuggire in Europa o affronti una vita grama ed incerta nei campi profughi nei paesi limitrofi (ormai stracolmi)... Ma tant'è: mentre la gente muore c'è chi controlla i suoi appunti e di fronte al grido del popolo siriano che chiede pace ed autoterminazione, risponde: "non è possibile, è scritto qui, lo abbiamo gà deciso anni prima, è la realtà che non dice il vero".
di Patrizio RicciI grandi del G.7 in Giappone, nel documento finale redatto a chiusura dell'incontro, avevano riservato una dichiarazione sulla Siria: "Condanniamo le violazioni del cessate il fuoco soprattutto nella zona di Aleppo da parte del regime siriano e chiediamo di fermare gli attacchi indiscriminati contro i civili". Questo il giudizio inappellabile dei principali leader mondiali. Però dall'inizio del mese in Aleppo ed in Siria le cronache ci raccontano un'altra verità: le violazioni della tregua effettuate dai ribelli sono state ben più numerose di quelle governative. Inoltre, sono stati registrati una recrudescenza di attentati, tutti compiuti dai miliziani antigovernativi contro obiettivi civili.
Le sanzioni attualmente in vigore comprendono l'embargo del petrolio, divieto di fare investimenti, congelamento degli asset della banca centrale siriana custoditi nella Ue, restrizioni alle esportazioni di tecnologie che possono essere usate per repressione interna e di tecnologie per il controllo di internet e comunicazioni telefoniche. Inoltre 200 persone e 70 compagnie sono soggetti colpiti da divieto di viaggio nell'Ue e congelamento di beni.
Tuttavia, questa semplice elencazione non fornisce l' esatta dimensione degli effetti delle sanzioni. I settori della vita comune che colpiscono sono ben al di là degli ambiti oggetto delle 'attenzioni'. Se per esempio prendiamo in considerazione gli oggetti denominati 'dual-use', ci accorgiamo che neanche i fertilizzanti o i lacci per le scarpe possono essere acquistati all'estero; essi potrebbero essere usati per reprimere. Inoltre, è ovvio che se sono bloccati gli asset bancari e la principale fonte di reddito rappresentata dal petrolio non può essere commerciata, l'economia è completamente bloccata e così non si avranno soldi per importare neanche pannolini e latte in polvere.
In definitiva, la società siriana è condannata ad una agonia senza fine a meno che non scelga di fuggire in Europa o affronti una vita grama ed incerta nei campi profughi nei paesi limitrofi (ormai stracolmi)... Ma tant'è: mentre la gente muore c'è chi controlla i suoi appunti e di fronte al grido del popolo siriano che chiede pace ed autoterminazione, risponde: "non è possibile, è scritto qui, lo abbiamo gà deciso anni prima, è la realtà che non dice il vero".
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C'è da vergognarsi di essere europei.
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