Il Presidente dei Vescovi italiani, durante la conferenza stampa del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa – CCEE – ha ribadito la posizione della Chiesa, in disaccordo con il Governo e il disegno di legge Cirinnà.
“La famiglia fondata sul matrimonio come la Costituzione italiana prevede è quella di un uomo e di una donna aperti alla vita, all’amore, alla generazione. Questo è il fondamento della società civile” – parole e musica del Cardinale Angelo Bagnasco. In occasione della visita romana della Presidenza CCEE, si è svolta una conferenza stampa a cui oltre all’Arcivescovo di Genova e Vice-presidente CCEE, hanno presenziato il Card. Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Presidente CCEE e Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo di Scutari-Pult e Vice-presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. In un clima politico in cui l’assetto della famiglia tradizionale è minato da pressioni sempre più insistenti, il rischio di equiparare le unioni civili al vincolo nuziale è concreto.
Bagnasco a tal proposito dichiara: “Senza il nucleo della famiglia che permette l’incontro delle generazioni e dei generi diversi, in una ricchezza di apporti, non c’è vera educazione. Ma non soltanto da un punto di vista religioso, ma da un punto di vista civile sociale e umano. La famiglia è la prima scuola di socializzazione – continua l’Arcivescovo – dove si impara ad ascoltarsi a vicenda, cercare di capirsi, avere il passo degli altri, aiutarsi vicendevolmente, avere il senso del dovere e del sacrificio. Fuori da questo, tutto il resto è diverso, un’altra cosa”.
Discorso diverso è il riconoscimento dei diritti individuali, che il sistema giuridico deve e già garantisce. Incalzato sul tema controverso della Stepchild adoption, chiosa il Prelato: “la possibilità è stata stralciata. Spero e tutti speriamo che non rientri in altri modi, perché sarebbe un’ipocrisia”. La Chiesa come comunità alla sequela del messaggio evangelico non può esprimersi in altro modo se non avvalorando il Sacramento del matrimonio come cellula per lo sviluppo dell’organismo civile.
Partendo da tale presupposto – come ribadito da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia – si possono affrontare con il discernimento e la coerenza dei casi, ciò che sono le spinose questioni fuori dal vincolo sacramentale.
Come conclude il Presidente della Cei: “Questo è il fondamento della società civile. L’esperienza universale ci dice questo. Indebolire la famiglia e metterla sullo stesso piano di altre forme, di altre unioni, è contro l’identità non soltanto di un popolo come quello italiano, ma di quello che è l’esperienza umana”.
“La famiglia fondata sul matrimonio come la Costituzione italiana prevede è quella di un uomo e di una donna aperti alla vita, all’amore, alla generazione. Questo è il fondamento della società civile” – parole e musica del Cardinale Angelo Bagnasco. In occasione della visita romana della Presidenza CCEE, si è svolta una conferenza stampa a cui oltre all’Arcivescovo di Genova e Vice-presidente CCEE, hanno presenziato il Card. Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Presidente CCEE e Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo di Scutari-Pult e Vice-presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. In un clima politico in cui l’assetto della famiglia tradizionale è minato da pressioni sempre più insistenti, il rischio di equiparare le unioni civili al vincolo nuziale è concreto.
Bagnasco a tal proposito dichiara: “Senza il nucleo della famiglia che permette l’incontro delle generazioni e dei generi diversi, in una ricchezza di apporti, non c’è vera educazione. Ma non soltanto da un punto di vista religioso, ma da un punto di vista civile sociale e umano. La famiglia è la prima scuola di socializzazione – continua l’Arcivescovo – dove si impara ad ascoltarsi a vicenda, cercare di capirsi, avere il passo degli altri, aiutarsi vicendevolmente, avere il senso del dovere e del sacrificio. Fuori da questo, tutto il resto è diverso, un’altra cosa”.
Discorso diverso è il riconoscimento dei diritti individuali, che il sistema giuridico deve e già garantisce. Incalzato sul tema controverso della Stepchild adoption, chiosa il Prelato: “la possibilità è stata stralciata. Spero e tutti speriamo che non rientri in altri modi, perché sarebbe un’ipocrisia”. La Chiesa come comunità alla sequela del messaggio evangelico non può esprimersi in altro modo se non avvalorando il Sacramento del matrimonio come cellula per lo sviluppo dell’organismo civile.
Partendo da tale presupposto – come ribadito da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia – si possono affrontare con il discernimento e la coerenza dei casi, ciò che sono le spinose questioni fuori dal vincolo sacramentale.
Come conclude il Presidente della Cei: “Questo è il fondamento della società civile. L’esperienza universale ci dice questo. Indebolire la famiglia e metterla sullo stesso piano di altre forme, di altre unioni, è contro l’identità non soltanto di un popolo come quello italiano, ma di quello che è l’esperienza umana”.
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