Oggi “è indispensabile” ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana, i due luoghi in cui si realizza la “comunione d’amore”, una “alleanza cruciale contro i ‘centri di potere’ ideologici, finanziari e politici”. Una alleanza “accogliente”, perché “una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei!”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il legame “naturale” tra la famiglia e la Chiesa, “perché la Chiesa è una famiglia spirituale e la famiglia è una piccola Chiesa”, è stato l’argomento del quale il Papa ha parlato alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale, tra le quali, come di consueto, è lungamente passato con la jeep bianca, salutando, benedicendo e baciando bambini.
"Il Figlio di Dio – ha detto Francesco - imparò la storia umana per questa via, e la percorse fino in fondo. E’ bello ritornare a contemplare Gesù e i segni di questo legame! Egli nacque in una famiglia e lì ‘imparò il mondo’: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica. Poi, quando lasciò Nazaret e incominciò la vita pubblica, Gesù formò intorno a sé una comunità, una ‘assemblea’, cioè una con-vocazione di persone. Questo è il significato della parola ‘chiesa’”.
"Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia e di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva, chiusa: vi troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. E’ una lezione forte per la Chiesa! I discepoli stessi sono scelti per prendersi cura di questa assemblea, di questa famiglia degli ospiti di Dio. Perché sia viva nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana. Potremmo dire che la famiglia e la parrocchia sono i due luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso. Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei!”.
"E oggi, ques
ta è un’alleanza cruciale. Contro i ‘centri di potere’ ideologici, finanziari e politici, riponiamo le nostre speranze in questi centri di potere? No! Centri dell’amore! La nostra speranza è in questi centri dell’amore, centri evangelizzatori, ricchi di calore umano, basati sulla solidarietà e la partecipazione. Anche sul perdono fra noi”.
“Rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente. Certo, c’è bisogno di una fede generosa per ritrovare l’intelligenza e il coraggio per rinnovare questa alleanza. Le famiglie a volte si tirano indietro, dicendo di non essere all’altezza: ‘Padre, siamo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata’, ‘Non ne siamo capaci’, ‘Abbiamo già tanti problemi in casa’, ‘Non abbiamo le forze’. Questo è vero. Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le forze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato! E il Signore non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo. Ricordiamoci di quello che fece alle nozze di Cana! Sì, il Signore, se ci mettiamo nelle sue mani, ci fa compiere miracoli - ma quei miracoli di tutti i giorni! - quando c’è il Signore, lì, in quella famiglia”.
"Naturalmente, anche la comunità cristiana deve fare la sua parte. Ad esempio, cercare di superare atteggiamenti troppo direttivi e troppo funzionali, favorire il dialogo interpersonale e la conoscenza e la stima reciproca. Le famiglie prendano l’iniziativa e sentano la responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità. Tutti dobbiamo essere consapevoli che la fede cristiana si gioca sul campo aperto della vita condivisa con tutti, la famiglia e la parrocchia debbono compiere il miracolo di una vita più comunitaria per l’intera società”.
"A Cana - la conclusione del Papa - c’era la Madre di Gesù, la ‘madre del buon consiglio’. Ascoltiamo noi le sue parole: ‘Fate quello che vi dirà’. Care famiglie, care comunità parrocchiali, lasciamoci ispirare da questa Madre, facciamo tutto quello che Gesù ci dirà e ci troveremo di fronte al miracolo, al miracolo di ogni giorno!”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il legame “naturale” tra la famiglia e la Chiesa, “perché la Chiesa è una famiglia spirituale e la famiglia è una piccola Chiesa”, è stato l’argomento del quale il Papa ha parlato alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale, tra le quali, come di consueto, è lungamente passato con la jeep bianca, salutando, benedicendo e baciando bambini.
"Il Figlio di Dio – ha detto Francesco - imparò la storia umana per questa via, e la percorse fino in fondo. E’ bello ritornare a contemplare Gesù e i segni di questo legame! Egli nacque in una famiglia e lì ‘imparò il mondo’: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica. Poi, quando lasciò Nazaret e incominciò la vita pubblica, Gesù formò intorno a sé una comunità, una ‘assemblea’, cioè una con-vocazione di persone. Questo è il significato della parola ‘chiesa’”.
"Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia e di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva, chiusa: vi troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. E’ una lezione forte per la Chiesa! I discepoli stessi sono scelti per prendersi cura di questa assemblea, di questa famiglia degli ospiti di Dio. Perché sia viva nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana. Potremmo dire che la famiglia e la parrocchia sono i due luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso. Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei!”.
"E oggi, ques
ta è un’alleanza cruciale. Contro i ‘centri di potere’ ideologici, finanziari e politici, riponiamo le nostre speranze in questi centri di potere? No! Centri dell’amore! La nostra speranza è in questi centri dell’amore, centri evangelizzatori, ricchi di calore umano, basati sulla solidarietà e la partecipazione. Anche sul perdono fra noi”.
“Rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente. Certo, c’è bisogno di una fede generosa per ritrovare l’intelligenza e il coraggio per rinnovare questa alleanza. Le famiglie a volte si tirano indietro, dicendo di non essere all’altezza: ‘Padre, siamo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata’, ‘Non ne siamo capaci’, ‘Abbiamo già tanti problemi in casa’, ‘Non abbiamo le forze’. Questo è vero. Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le forze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato! E il Signore non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo. Ricordiamoci di quello che fece alle nozze di Cana! Sì, il Signore, se ci mettiamo nelle sue mani, ci fa compiere miracoli - ma quei miracoli di tutti i giorni! - quando c’è il Signore, lì, in quella famiglia”.
"Naturalmente, anche la comunità cristiana deve fare la sua parte. Ad esempio, cercare di superare atteggiamenti troppo direttivi e troppo funzionali, favorire il dialogo interpersonale e la conoscenza e la stima reciproca. Le famiglie prendano l’iniziativa e sentano la responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità. Tutti dobbiamo essere consapevoli che la fede cristiana si gioca sul campo aperto della vita condivisa con tutti, la famiglia e la parrocchia debbono compiere il miracolo di una vita più comunitaria per l’intera società”.
"A Cana - la conclusione del Papa - c’era la Madre di Gesù, la ‘madre del buon consiglio’. Ascoltiamo noi le sue parole: ‘Fate quello che vi dirà’. Care famiglie, care comunità parrocchiali, lasciamoci ispirare da questa Madre, facciamo tutto quello che Gesù ci dirà e ci troveremo di fronte al miracolo, al miracolo di ogni giorno!”.
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