martedì, settembre 15, 2015
La testimonianza inedita che si riporta nelle righe seguenti attesta gli sforzi compiuti dal laicato cattolico a metà degli anni ’50 nel dare attuazione al progetto della Base missionaria, ideata e voluta da Luigi Gedda in risposta all’appello rivolto da Pio XII ai fedeli romani nel radiomessaggio del 10 febbraio 1952 (per una presentazione e un rapido inquadramento storico dell’esperienza della Base missionaria clicca qui ). 

di Bartolo Salone

Il documento, ritrovato nei locali della chiesa “Santa Caterina di Alessandria V. M.” di Paceco, in provincia di Trapani, consta di quattro fogli manoscritti contenenti il resoconto, ad opera di una anonima socia dell’Unione Donne di Paceco, di una “tre-giorni” di formazione, svoltasi a Bagheria in Villa San Cataldo presso i P.P. Gesuiti tra la sera dell’11 e il pomeriggio del 15 gennaio 1955, nel corso della quale un ruolo preponderante ebbe l’illustrazione del nuovo progetto di apostolato. Si avvisa il lettore che per motivi di spazio si è preferito tagliare alcuni piccoli passi dal carattere ripetitivo e tutto sommato secondario, mentre non si è intervenuti sui piccoli errori di ortografia e grammatica talora riscontrati.

“Non vi aspettate da me una grande conferenza, voglio dirvi soltanto due paroline.

Sono stata prescelta, forse contro i miei meriti, a partecipare a un corso d’attivista su “base missionaria” nella città di Palermo. Hanno partecipato altre personalità dell’A.C. le quali ci hanno intrattenute con conferenze di alta elevatura e vi assicuro che ci siamo sentite più forti per affrontare la dura lotta perché sempre, nei secoli, la Chiesa trionfi. E’ vero che la Chiesa sarà sempre lottata e mai vinta, ma è necessario che anche noi lottiamo, con fervore, con amore, contro i senza-Dio.

Lontani dalla Chiesa non si ha amore verso Dio, verso i propri simili, verso gli afflitti, verso i diseredati. Occorre essere vicino a Dio e l’uomo avvicinato da questa grande forza sublime, tranquillo nella sua coscienza, camminerà sempre nella via che il Signore ha tracciato.

Molti sono lontani dalla Chiesa e per questo motivo vivono nella disperazione, privi di ogni tranquillità, privi di ogni conforto e bestemmiano contro Dio e contro la Chiesa. Eppure tra costoro vi sono dei buoni i quali imbevuti da ideologie false e materialiste stanno anch’essi lontani dalla Chiesa e non hanno cura della loro anima. Forse un po’ di colpa è nostra. Sì!

Abbiamo degli uomini peccatori che non spegnono la coscienza e coll’aiuto di Dio si possono rialzare. E’ un’ottima cosa quando questi si rialzano facendo il Santo Precetto Pasquale. Vi sono pure dei lontani per indifferenza e per freddezza; costoro di fronte alle cose che farebbero tremare i giusti rispondono con dei perché e con dei che male c’è. Abbiamo pure un’altra categoria di lontani che sono lontani da Dio e dalla Chiesa per volontà. (Bisogna pregare per questi lontani, affinché si formi un solo ovile, sotto un solo pastore)

In Italia abbiamo un popolo che non conosce Iddio. S. Santità Pio XII in un suo radiomessaggio del 10-2-1952 diceva che c’è un mondo da rifare dalle fondamenta. La gravità di queste poche parole non può sfuggire a nessuno. Quasi una visione apocalittica si apre dinanzi agli occhi di tutti. Una visione di città sconvolte e diroccate come quelle che abbiamo fissate alla memoria durante la guerra: mura sbrecciate, archi cadenti, tetti sfondati, voragini ovunque… . Come si può costruire su queste rovine? Bisogna accettare il compito, per quanto grave ed ingrato possa apparire, di rifare tutto daccapo. Con intelligenza, con forza, con tutte le nostre capacità, invocando la grazia di Dio.

Di fronte a queste invocazioni ed a questa necessità di ricostruire su nuove basi la vita sociale, quali sono le condizioni della Chiesa di Cristo? Il presente è pessimo, ma la Chiesa possiede il segreto di tutte le riprese e di tutte le vittorie. Nessuno al mondo ha la ricchezza della Chiesa la quale consiste nel sangue sparso dal Cristo che mette a disposizione dell’uomo l’onnipotenza di Dio. L’incertezza può riguardare singoli cristiani, singole situazioni e singoli tempi, ma non riguarda l’istituzione, divina e incorruttibile. Il destino di vittoria che accompagna la Chiesa chiede solo, per realizzarsi, di trovare dei cristiani degni di questo destino e pronti a servirlo. Perciò il Pontefice, con la fede di un santo e con la sicurezza di un condottiero, invoca e chiama all’appello il popolo dei fedeli.

Come voi ben sapete, a Palermo sono stata ad assistere ad un triduo di lezioni su “Base Missionaria”. Che cosa è questa base Missionaria? A queste domande possiamo dare tre risposte: dal punto di vista organizzativo, dal punto di vista disciplinare e dal punto di vista programmatico.

Dal punto di vista organizzativo, la Base Missionaria rappresenta la formula che realizza l’unità d’azione dei membri dell’A.C. in quanto appartengono ad un determinato ambiente domiciliare, ricreativo, lavorativo, culturale, ecc., ecc.

Dal punto di vista disciplinare, la Base Missionaria è una forma di apostolato d’ambiente sottoposta alla Autorità Parrocchiale ed alimentata dallo spirito missionario dell’A.C.

Dal punto di vista programmatico, la Base Missionaria si propone di realizzare tutte le iniziative più opportune per acquistare ed accostare, quanto più vastamente, le anime e permeare di spirito evangelico tutti gli ambienti dove si svolge la vita dell’uomo moderno, onde condurre a Cristo gli individui e la società.

La base della Base Missionaria è quella di cercare e amare. Gesù cerca dove le creature stanno, cioè nel passaggio obbligato della vita. Gesù incontra Zaccheo, e va anche a casa.

Cercare la salvezza altrui, significa dare la mano a chi ci è vicino. Dobbiamo andare dove le creature vanno: nelle fabbriche, nelle aziende, dovunque, persino dove stanno le ragazze perdute… Questa è la base della Base Missionaria: cercare le anime dove queste ordinariamente stanno; ciò porta dei rischi, è un’avventura e noi preghiamo perché il Signore in questo apostolato ci aiuti, altrimenti l’avventura diventa disgrazia. Abbiamo l’esempio dei preti operai. […] Quindi la Base Missionaria è un gruppo di laici attivo e compatto che porta il lievito e la parola dove manca. E’ un organismo che cresce, si moltiplica, si diffonde per il bene delle anime.

Il Signore non ha mai presentato un cristianesimo comodo e tranquillo. Dobbiamo impegnarci tutti a diffondere la parola di Cristo, l’impegno non è indifferente, non occorre troppo tempo, non una profonda cultura; occorre un cristianesimo vissuto sul serio. Quello che incontriamo noi cattolici d’oggi è la tendenza alle comodità e considerare l’apostolato come l’ultimo dovere, perché si fa quando c’è tempo. Come il missionario va verso un popolo pagano, così anche noi andiamo verso un popolo pagano, poiché attorno a noi c’è un popolo che sconosce il linguaggio cristiano. Dobbiamo amare questo popolo perché Iddio l’ha amato, quindi dobbiamo andare tutti alla conquista per le anime.

In primo punto dobbiamo metterci a servizio di chi ha bisogno. Ciascuno di noi secondo la sua professione. Dobbiamo essere come nostro Signore, che è venuto per servire e non per essere servito. Se si fosse compreso e praticato questo insegnamento, oggi non ci sarebbe il comunismo.

Secondo punto: non dobbiamo parlare di politica, ma dobbiamo operare in modo da far stimare le nostre idee. E’ giusto; e credo saremo tutti d’accordo che in primo luogo dobbiamo far bene il nostro dovere, essere eccellenti nel nostro genere di lavoro e nei rapporti col prossimo. Se abbiamo dipendenti, li tratteremo con rispetto e benevolenza, li pagheremo secondo giustizia, non faremo pesare la nostra superiorità. Se abbiamo negozi daremo il giusto peso. Se abbiamo capitali, cercheremo di impiegarli in imprese che occupino mano d’opera. […]

Terzo punto: dobbiamo dedicarci ai piccoli per arrivare agli adulti.

Quarto punto: dobbiamo istituire una rete di persone che mettano in circolazione notizie vere; per neutralizzare quelle false propagandate dai comunisti. Da ogni notizia vera dobbiamo saper cavare un insegnamento cristiano, senza usare tono da predica. Bisogna che qualcuno si prenda l’impegno di leggere ogni giorno i giornali: il nostro e il loro; ne stralci le notizie più significative, i fatti che colpiscono di più e li comunichi con poche parole di commento a quali elementi incaricati di farli entrare nei discorsi correnti. Se tutto questo ben lavoro sarà ben curato, in breve la opinione pubblica cambierà orientamento.

Ed allora usciamo dal nostro immobilismo, siamo veramente le fiaccole della Chiesa, percorriamo le vie del nostro paese, entriamo in tutte le case; dal palazzo del ricco al tugurio del povero e al povero principalmente la nostra parola di conforto, il nostro aiuto morale e materiale; non preoccupiamoci dei sorrisi sarcastici degli avversari, non preoccupiamoci delle umiliazioni che dovremo subire nel corso della nostra missione. La nostra opera sarà più accetta al Signore! ed Egli ci guiderà colla sua potenza, ci illuminerà colla sua luce divina, riscalderà i nostri cuori e siamo certe che tante anime smarrite troveranno il loro posto là nella Chiesa, accanto al Tabernacolo e quello sarà certo il giorno più bello della nostra vita! Inginocchiate anche noi, accanto a queste nostre sorelle, riceveremo nei nostri cuori il nostro Signore e lo ringrazieremo per l’aiuto che Egli ci ha dato nello svolgimento della nostra Missione. Ed allora saremo più numerose nella lotta, che per noi dovrà avere fine quando il Signore ha fatto cessare la nostra vita terrena.

Viva Gesù! ..

Viva la Chiesa! … Evviva il Papa! .. ”


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