martedì, luglio 21, 2015
Dopo il ricovero per un malore, l'ex nunzio apostolico è tornato agli arresti domiciliari. Il processo per pedofilia e detenzione di materiale pedo-pornografico rinviato a non prima della fine dell’estate. 

Iacopo Scaramuzzi  

Vatican Insider -L’ex nunzio apostolico Jozef Wesolowski è stato dimesso dall'ospedale in cui era stato ricoverato, a Roma, alla vigilia della prima udienza del processo (sabato 11 luglio) che lo vede imputato per pedofilia e detenzione di materiale pedo-pornografico, ed è rientrato «sotto cura medica» nella sua residenza in Vaticano venerdì scorso. Lo ha confermato oggi la sala stampa della Santa Sede.
Il processo è stato aperto e aggiornato «a data da destinarsi», sabato scorso, a causa dell’assenza dell’imputato, ricoverato all’improvviso, il pomeriggio prima, per un malore («un grave calo pressorio, dovuto al caldo, alla tensione e all'età», ha precisato la sala stampa della Santa Sede) che lo ha condotto dapprima al pronto soccorso vaticano e poi in una «struttura ospedaliera pubblica», dove è stato inizialmente ricoverato «in terapia intensiva». Wesolowski è ora rientrato nella residenza dove si trova già da mesi agli arresti domiciliari, il collegio dei Penitenzieri che si trova nello stesso palazzo del tribunale. Il processo Wesolowski riprenderà, prevedibilmente, non prima della fine dell’estate.

Wesolowski, già ridotto allo stato laicale con sentenza canonica in primo grado emessa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato rinviato penalmente a giudizio, con decreto del tribunale del Vaticano del sei giugno scorso, reso noto il successivo 15 giugno, «per il reato di detenzione di materiale pedopornografico e atti di pedofilia». In apertura di processo, sabato della scorsa settimana, durato dalle 9,32 alle 9,38, il promotore di giustizia (procuratore generale), Gian Piero Milano, ha comunicato che l’imputato non era presente in aula in quanto ricoverato in ospedale. L’avvocato d’ufficio dell’ex-arcivescovo, Antonello Blasi, ha riferito di aver appreso la mattina stessa dell’assenza del suo assistito. Il pm, sottoponendo la documentazione sanitaria che certificava il ricovero al presidente del tribunale, Giuseppe Dalla Torre, in applicazione dell’articolo 471 del codice di procedura penale vigente in Vaticano (tratto da quello italiano del 1913), ha chiesto la sospensione del procedimento per contumacia dell’imputato.

Richiesta fatta propria dalla difesa, che ha peraltro espresso il proprio «rammarico» dato che l’ex-arcivescovo polacco «era disponibile» a comparire alla prima udienza (pubblica e celebrata alla presenza di un pool di giornalisti), e accettata dal presidente del tribunale, che ha rinviato «a data da destinarsi» il processo.

Nel corso della prima udienza sono stati elencati dal promotore di giustizia i cinque capi di imputazione: aver «corrotto, mediante atti di libidine, adolescenti di età presumibilmente compresa tra i 13 e i 16 anni al fine di compiere su di essi e alla presenza di essi atti sessuali» nel periodo in cui era rappresentante diplomatico del Papa in Repubblica Domenicana «fino all’agosto 2013», quando venne richiamato a Roma da Papa Francesco; aver «ricevuto, nascosto o comunque detenuto su due computer di cui aveva l’uso, materiale pedopornografico e, dunque, cose provenienti da un delitto»; aver cagionato «lesioni gravi, costituite da perturbamenti della mente, agli adolescenti vittime degli abusi sessuali»; «aver serbato una condotta che offende i principi della religione o della morale cristiana»; e – fattispecie introdotta nel luglio 2013 da una normativa di Papa Francesco che prevede, tra l’altro, la possibilità che il Vaticano proceda penalmente, oltre che canonicamente, contro un dipendente della Santa Sede – «aver ripetutamente eseguito accessi a siti pornografici», «nella Repubblica Dominicana fino all'agosto 2013, in Roma, nella Città del Vaticano e altrove fino al 22 settembre 2014».

Nel frattempo Yeni Berenice, «fiscal titular» dell’ufficio della Procura dominicana, via Twitter, ha chiesto spiegazioni sul malore dell’ex nunzio apostolico ed ha chiesto che i bambini vittima di abusi siano risarciti moralmente ed economicamente. Wesolowski rischia una pena tra i sei e i sette anni di carcere più eventuali aggravanti.

Notizie di stampa riferivano che Wesolowski, ricoverato venerdì 10 luglio, era stato dimesso il successivo mercoledì 15 luglio. Notizie smentita dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che, intervistato da Tv2000, ha successivamente ribadito l’attendibilità della notizia, aggiungendo che «di gente che si è inventata dietrologie e complotti c’è sempre stata e continuerà ad esserci». Oggi la notizia del rientro in Vaticano di Wesolowski.

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